giovedì 23 gennaio 2014

Lancia: dal blu al blues

ATTUALITA' - In un recente articolo avevamo commentato la notizia dell'acquisizione di Chrysler da parte di FIAT, ed avevamo presentato anche delle idee sulla futura strategia del gruppo. Le nostre ipotesi sono state in gran parte confermate da John Elkann e Sergio Marchionne nella conferenza stampa che hanno tenuto a Detroit, ormai da padroni di casa, all'apertura del salone dell'Auto. Adesso, finalmente, tocca all'Italia, ai suoi marchi ed ai suoi stabilimenti produttivi. Ma, un momento... Lancia?
Il marchio “blu”, che ha fatto la storia dell'automobile, sembra interessare poco a Sergio Marchionne. Per il manager, Lancia è solo “una marca che non vende”, o peggio “una marca che non può vendere”. Approccio superficiale secondo i “lancisti”. Alcuni sono anziani, e sono stati clienti soddisfatti in passato. Molti altri sono giovani, erano bambini o adolescenti quando la Lancia vinceva i rally, anzi li dominava. Sono più di quanto non si pensi: una intera generazione è cresciuta con quel sogno e non riesce ad accettare che il marchio muoia senza far nulla. Il web si è riempito di blog e di pagine anti-Marchionne sui social network. Spesso la vittima dell'ironia e delle critiche è la Ypsilon, piccola di casa Lancia, che viene criticata anche per l'immagine prevalentemente “femminile” e non sportiva.
I freddi numeri sembrano dar ragione al manager: Lancia vende ben poco, quasi solo in Italia e quasi solo Ypsilon. Quello che i numeri non dicono è però che l'ultima gamma Lancia è composta in gran parte da auto americane, grosse e in parte obsolete, che si pensava di poter vendere in Europa usando una “etichetta” italiana. Sarà vero che i mezzi a disposizione non erano molti, ma non si può considerare un perdente chi non viene messo in condizioni di competere. Sgradevole paradosso, si è messo il marchio Lancia alla vecchia Chrysler 200 e le si è dato anche un nome nobile, Flavia. Un nome usato quando le Lancia erano concorrenti di Jaguar e Mercedes, auto senza compromessi, originali nella tecnica e riferimento per lo stile. Quasi un oltraggio, abbinare una vettura tanto ordinaria ad un nome tanto glorioso. A questo salone di Detroit viene presentato il nuovo modello di Chrysler 200, ben fatto e decisamente più adeguato allo scopo, si precisa che questa vettura non sarà importata in Italia. Se la gestione Marchionne ha un lato fantozziano, non c'è dubbio che sia questo. Ma il “direttore galattico” ha deciso: la Ypsilon sarà l'unica auto a portare il glorioso marchio blu. E anche l'ultima, perché dopo lascerà il campo a un ennesimo modello della già articolata “famiglia 500” della FIAT.
Nel frattempo, gli appassionati piangono già la fine di Lancia, e non resta che commemorare ciò che resta di un passato mitico. La Flaminia presidenziale, esempio di eleganza che nessuna auto moderna sembra in grado di eguagliare. La Beta Montecarlo e la Stratos, sportivissime degli anni '70. La Delta, la “deltona” a trazione integrale con la sua più famosa livrea “Martini Racing”. Forse fu fatale, nel destino di Lancia, l'acquisto di Alfa Romeo da parte di FIAT. Alfa e Lancia facevano auto dello stesso tipo, ed i manager FIAT trascorsero tutti gli anni '90 a riflettere su come differenziare le due marche. L'idea di base era che la Alfa dovessero essere sportive e le Lancia eleganti. Ma se le Alfa erano mal rifinite per non rubare clienti a Lancia e le Lancia erano fiacche per non rubare clienti ad Alfa, alla fine questa politica si rivelò suicida e altre marche rubarono i clienti a tutte e due producendo auto che erano semplicemente di qualità, quindi con gli interni e le motorizzazioni migliori possibili. L'unica differenza tra Alfa Romeo e Lancia è che la prima è riuscita comunque a produrre dei modelli di successo, come la 156 e la 147, e questo la fa percepire come una marca ancora viva, seppure in crisi. Lancia, invece, è percepita come definitivamente caduta, in particolare dopo l'insuccesso della Thesis, la grande berlina che doveva segnare il ritorno nel mercato delle auto di fascia alta. Da allora solo auto piccole e medie, versioni “eleganti” dei corrispondenti modelli FIAT. Fino al grossolano tentativo di importare auto USA ed alla decisione odierna di chiudere.
Eppure gli appassionati hanno le idee chiare. Loro vogliono auto sportive. Vogliono la nuova Fulvia, presentata ormai dieci anni fa come semplice showcar. Vogliono la nuova Stratos, che l'ex pilota Michael Stoschek produce e vende da se (usando motore e componentistica Ferrari!) Vogliono, magari, la nuova Delta proposta dal giovane designer indipendente Angelo Granata. Ma a Torino, dove hanno in portafoglio già Ferrari, Maserati e Alfa, di un altro marchio di auto sportive non vogliono proprio sentir parlare. E allora quelli dei fan sono solo sogni forse, sogni tristi, blue, blues. Lancia era blu, e sarà solo blues...

Alessio Mammarella

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