giovedì 29 maggio 2014

Quale eredità lascerà l’altra Europa (con Tsipras)?

POLITICA - Iniziando a scorrere i risultati alle elezioni Europee, dopo aver costatato la “bulgara” percentuale presa dal Partito Democratico, mi sono, e non poco, stupito del buon risultato che ha ottenuto l’Altra Europa. Con il PD oltra il 40% pensavo ad una pesante emorragia di voti per la lista più a sinistra, pensavo ad un travaso di massa da Tsipras al PD (non certo perché quest’ultimo potesse rappresentare un partito di sinistra, più in quanto come voto anti-grillino). Così naturalmente non è stati, anzi, come ha spiegato Nando Pagnoncelli nell’ultima puntata di Ballarò, il PD ha letteralmente mangiato i voti di Scelta Civica, ha conquistato alcuni elettori del movimento 5 Stelle e, anche se proporzionalmente meno, rubato voti a Berlusconi; nella sua analisi Pagnoncelli non cita voti in uscita dalla sinistra alternativa (che sicuramente ci saranno stati ma marginalmente). La lista della sinistra italiana, nonostante la scarsità della presenza in tv e i pochi soldi per la campagna elettorale, ha sicuramente fatto un buon risultato. Certo, stiamo parlando di appena il 4% ed è il caso di sottolineare come poche centinaia di voti hanno fatto la differenza tra andare in Europa o no, soprattutto pensando che la maggior parte dei sondaggi attribuiva alla lista pochissime speranza di superare lo sbarramento, ma avere rappresentanti in Europa della sinistra italiana (nella legislatura uscente non c’erano) è un buon risultato.

Ma quale conseguenze avrà questo risultato, forse marginale ma non scontato, sugli assetti presenti della politica italiana?

Sel, sicuramente il partito maggioritario tra quelli che hanno appoggiato la candidatura di tsipras e l’unico ad essere rappresentato in Parlamento, ha di fatto iniziato un contro-congresso (dopo quello ufficiale di pochi mesi fa dove vinse proprio la mozione che voleva l’appoggio al leader di sinistra greco contro quella più scettica). Il primo a parlare è stato Gennaro Migliore, presidente dei deputati di Sel a Montecitorio, che rilascia un’interessante intervista a Repubblica. Migliore spiega che per lui “la sfida è costruire in Italia un soggetto unitario di sinistra - regolato dalla democrazia interna - che possa far vivere le aspettative di cambiamento. Senza restare ciascuno - Pd e Sel - nel proprio contenitore.” Per Migliore la strada è semplice e va verso il Partito Democratico, iniziando non solo dalle future alleanza ma anche “da quello che si decide in Parlamento. Sulle riforme, ad esempio, è bene stare dentro. Perché non avviamo subito un processo di collaborazione?”.

Di diverso avviso è Nicola Fratoianni, neo coordinatore di Sel e molto vicino a Nichi Vendola (di cui è stato assessore in Puglia). Fratoianni commenta l’intervista a Migliore sul suo profilo facebook “Non condivido l'intervista di Gennaro Migliore apparsa oggi su Repubblica.” Attacca e spiega come considera “sbagliato immaginare di entrare nell'area di governo e proporre un partito unico col PD. Penso invece che dopo il risultato delle elezioni europee sia necessario avanzare una proposta politica a tutti quelli che hanno guardato alla proposta di Tsipras come ad una occasione importante per dare corpo ad una sinistra forte e innovativa, non settaria e non minoritaria. Fra l'altro considero questa opzione più utile anche alla possibilità di ricostruire in Italia quello che oggi non c'è, ovvero una alleanza per riaffermare una alternativa di governo.“

Due idee abbastanza diverse che nei prossimi giorni si scontreranno nella direzione di Sel. Il rischio di una scissione c’è (e questa farebbe perdere entrambe le ipotesi in campo). La sinistra italiana deve trovare una terza via tra quella di Migliore e quella di Fratoianni, cercando di mantenere la coerenza di una forza di opposizione di sinistra senza mai diventare però il partito del no, anche perché le riforme si faranno (su questo Renzi si gioca la credibilità) e non sedere a quel tavolo è controproducente.

Il PD poi da solo avrebbe anche la forza di vincere le elezioni (soprattutto con l’Italicum) e ha in mano la possibilità di andare sulla propria strada senza più ascoltare i ricatti del Nuovo Centro Destra (visti i risultati nessuna forza di governo, a parte il PD, vuole le elezioni con il rischio di scomparire o di diventare totalmente marginale). Da qui la sinistra italiana dovrebbe crescere passando all’essere poco più che testimonianza (per colpa delle tante divisioni e lacerazioni che l’hanno contraddistinta negli ultimi anni post PCI) all’essere forza che punta a governare.

mercoledì 28 maggio 2014

Ronzino, ovverò perchè non ho votato i 5 Stelle

POLITICA - Come sapete, si sono svolte le elezioni europee. Gavino Palaha già su queste pagine proposto un commento al voto, in particolare relativoalla incapacità del Movimento 5 Stelle, a mio parere il principale sconfitto diquesta tornata elettorale, di fare autocritica.

Forse l’argomento sta stufando, forse se ne sta parlando troppo, io per primo (tanto chi mi legge sa che non ho simpatie grilline, anzi…) penso sia il caso di guardare avanti e giudicare l’operato del Governo, poi però, come molti di voi ieri, mi sono trovato a guardare Ballarò e ad assistere alla penosa a dir poco performance di Alfredo Ronzino, Candidato (per fortuna non eletto) per il M5S alle elezioni europee.
Per chi se lo fosse perso, qui un video con la sua brillante performance.

Ora, il buon Ronzino è riuscito a condensare in una serata tutte le motivazioni per cui personalmente reputo il Movimento 5 Stelle una forza politica pericolosa, un mix di arroganza ed ignoranza, un agglomerato politico totalmente incapace di passare dalla protesta alla proposta e per nulla sfiorato dalla idea di compiere una sana autocritica.
Il 21% in teoria è anche un buon risultato. Ma per chi per mesi dice, vinciamonoi, o noi o loro, abbiamo già vinto, anche il 21% diventa una sconfitta.

Entriamo nel merito. Arroganza ed ignoranza. Più volte nel corso della trasmissione Ronzino accusa sia La Stampa sia La Repubblica, rappresentati in studio da Calabresi e Giannini, di percepire finanziamenti pubblici per l’editoria. Calabresi, direttore de La Stampa, fa giustamente notare che si tratta di una balla, visto che alcuni giornali (per sintesi, quelli politici, tipo la Padania, l’Unità etc….) ne hanno diritto, altri come Stampa e Repubblica no. Bene, la replica di Ronzino è “ah, no lo sapevo, onore a La Stampa, credevo che a non prendere i fondi fosse solo il Fatto Quotidiano).
E’ un esempio, ma è una tipica strategia del M5S: lanciare accuse nel mucchio, spesso vaghe, costruire una campagna contro su notizie spesso del tutto false oppure inventate.

Si parla di legge elettorale. Per come la vedo io, Renzi ha cercato di coinvolgere sia Forza Italia sia M5S. Berlusconi (che comunque rappresenta milioni di elettori) ha accettato il confronto, Grillo no. Legittimo. Poi però Ronzino ci dice che bisogna ascoltare il popolo per la legge elettorale. Abete, ospite in studio, fa notare a Ronzino che il popolo è anche il 40% che vota Pd, l’80% che non vota M5S, e non solo i 30.000 che votano sul Sacro Blog di Grillo.
Rispetto alla comunicazione. Ronzino se la prende con la stampa, colpevole a suo parere di aver trasformato Grillo in un mostro. Perfino Gomez, del Fatto Quotidiano, giornale a mio parere molto vicino al Movimento, fa notare a Ronzino che parlare di Hitler, in qualsiasi contesto, è sbagliato. Gomez cerca di spiegare a Ronzino che, dando per buono la stampa non veda di buon occhio il Movimento, tanto più è folle parlare di Hitler, della Peste Rossa.

Potrei continuare. Abbiamo visto un candidato impreparato, incapace di compiere autocritica, incapace di formulare una proposta o una frase completa che non sia “Il Pd ha sbagliato, il Pd perderà”, incapace di un qualsiasi dialogo con gli altri ospiti in studio.
Concludo. Mi dispiace per loro, ma da cittadino italiano sono contento. Se il movimento continua su questa linea, porterà il Pd al 50% oppure, se e quando il centrodestra sarà capace di strutturare una proposta seria (ad oggi inesistente), torneremo ad avere una competizione tra centrodestra e centrosinistra con una forza, M5S, sempre più legata all’insulto ed alla disperazione, forza magari anche al 20% ma incapace di fare qualcosa di utile per il bene del paese. Una forza ai margini, estranea al dibattito politico, utile per controllare se sui tetti di Montecitorio ci sono perdite di acqua.

Aggiungo solo che, pur in estrema sintesi dicendo che sono abbastanza soddisfatto dell’operato di Renzi, personalmente ho votato il Pd e Renzi proprio per contrastare la pochezza culturale del Movimento, e come me in tanti hanno fatto questo ragionamento. Se non lo capiscono, peggio per loro.
Mario Scelzo

martedì 27 maggio 2014

Le elezioni europee e la difficoltà di fare autocritica

POLITICA - Quanto sarebbe bello sentire da un politico, una volta assodata una cocente sconfitta elettorale, la semplice frase “Abbiamo perso ed è colpa mia, del nostro programma, dei toni che abbiamo usato.” Invece in Italia i leader politici non si prendono mai la responsabilità della sconfitta. La colpa è sempre degli elettori. Ultimo della lista dei leader politici che preferisce incolpare gli elettori piuttosto che assumersi le proprie responsabilità è Grillo. Il leader del Movimento 5 Stelle, infatti, preferisce incolpare gli italiani, popolo di pensionati che non vuole il cambiamento (e Grillo ha un chiodo fisso sugli anziani, visto che qualche anno fa proponeva di togliere di fatto il diritto al voto) piuttosto che ammettere i propri errori.

Il Movimento 5 Stelle rimane il secondo partito in Italia, non sfonda, perde 3 milioni di voti e 5 punti percentuali rispetto alle politiche di un anno fa, ma bisogna ammettere anche che ha superato di nuovo la soglia del 20% e convinto milioni di elettori a proseguire quel progetto. La sconfitta sarebbe stata meno amara se lo stesso Grillo non avesse trasformato queste elezioni in un referendum su di lui. Nella lunga campagna elettorale, tra un insulto e l’altro, ha sempre sostenuto che in queste elezioni o si era con loro o contro, “o noi o loro”, e gli elettori, nel segreto dell’urna, hanno scelto “loro”. Grillo ha di fatto regalato una vittoria al PD che nei numeri è andata oltre ogni previsione.
Se dovessi leggere i risultati pensando unicamente al peso europeo, dovremmo sicuramente ammettere che i 5 Stelle hanno perso perché si sono presentati alle elezioni con un programma inconsistente (i famosi 7 punti proposti da Grillo non sono di competenza dell’Europarlamento) e perché non hanno chiarito la loro collocazione nel futuro europarlamento e le possibili alleanze (non appartenere a  nessun gruppo parlamentare in Europa equivale a non avere nessun peso).

Ma è indubbio che dobbiamo leggere queste elezioni anche pensando alle conseguenze nella nostra politica interna. I 5 stelle pagano i tanti errori commessi nell’ultimo anno. L’aver congelato i voti rifiutando ogni tipo di dialogo con le forze presenti in Parlamento, l’aver utilizzato il Parlamento per ridicoli show con cartelli e manette (quando non si decideva di occupare le aule o i tetti di Montecitorio). Pagano per una campagna elettorale violenta, piena di insulti. Pagano per la peste rossa, per l’oltre Hitler, per i tribunali sul web, per il giornalista del giorno. Pagano per non aver mai accettato una critica, per le espulsioni e le bufale dette. La protesta ha portato il Moviemento a percentuali importanti, ma dopo un anno, con l’assenza di una reale proposta, hanno perso 3 milioni di elettori.
Il Movimento ore è davanti ad un bivio, se continua con questo atteggiamento (e leggendo i primi commenti dei parlamentari ai risultati elettorali con la totale mancanza di autocritica) potrebbero non migliorare la situazione (soprattutto se la legislatura sarà portata avanti fino alla fine naturale), oppure potranno usare una grande forza parlamentare per contribuire a quelle riforme necessarie messe in campo dal governo decidendo di sedersi al tavolo delle trattative.

Una sola parola invece per la grande vittoria di Renzi. È in dubbio che doppiare il secondo partito è un dato storico. Il PD vince, a mio avviso, per tre fattori distinti. Ad una consistente percentuale di elettori affezionati al PD che lo voterebbero in qualsiasi caso si aggiunge sicuramente una percentuale di votanti portati in dote da Renzi. Ma c’è sicuramente un terzo elemento, molti elettori hanno visto nel PD l’unico partito in grado di fermare l’avanzata di Grillo e hanno deciso di votarlo magari turandosi il naso (basta vedere alcuni dati: in Piemonte il PD è stato votato dal 40.75% alle europee e dal 36.17% alle regionali; nel comune di Firenze il PD ha preso 57% per le europee e il 47% alle comunali, a Reggio Emilia 55.30% per le europee e 49.86%  per le comunali, per fare solo alcuni esempi). Se il PD da per conquistati il 40% degli elettori fa un errore enorme, dovrà conquistarsi sul campo molti di quelli che lo hanno votato magari per la prima volta (e quindi sono disposti a farlo) ma che, per veri motivi, non si sentono pienamente rappresentati da lui.

giovedì 22 maggio 2014

Grillo non è l'erede di Berlinguer

Verso le europee - Si sta per chiudere l’ennesima campagna elettorale. Domenica saremo chiamati a rinnovare i nostri rappresentati nel Palamento Europeo.

Come spesso è accaduto anche in questa campagna elettorale per le europee si è parlato molto poco di Europa. Non si sono affrontati i problemi legati all’Europarlamento (i 7 punti di Grillo non sono di competenza dell’Europarlamento. Per la prima volta da quando c’è l’Europarlamento i partiti europei hanno poi già deciso su quale candidato puntare per la guida del presidente della Commissione Europea (come in passato la nomina sarà decisa dal Consiglio d’Europa che deve tenere conto dell’esito delle votazioni). Sappiamo già che il partito Socialista Europeo (in Italia rappresentato dal PD) appoggerà la candidatura di Martin Schulz (attuale Presidente dell’Europarlamento), mentre il Partito Popolare (in Italia rappresentato dal Nuovo Centro Destra ed in teoria da Forza Italia anche se su questo punto lo stesso Berlusconi, intervistato da Mentana, sembrava un po’ confuso sul da farsi) punterà ad eleggere Jean-Claude Juncker, mentre la sinistra alternativa porta avanti la candidatura del greco Alexis Tsipras. Ad oggi, poi, non sappiamo come si comporterà il MoVimento 5 Stelle ne a quale Eurogruppo deciderà di iscriversi (e se lo farà) ne verso quale presidente vorrà appoggiare.
Questa è stata una campagna elettorale dove i toni si sono alzati più che in passato e, a mio avviso, per colpa del leader del M5S. L’insulto è stato definitivamente sdoganato e utilizzato contro il proprio avversario politico. Non è solo chiamare il proprio competitor Ebetino, o apostrofare Civati o Cuperlo come mafiosi. È anche dare del colluso a chi vota ni partiti tradizionali, non accettare minimamente l’idea che ci sono idee diverse dalla tua (che comunque è minoritaria rappresentando un elettore su quattro) e che questa idea deve essere rispettata.
C’è poi un altro livello, preoccupante, che, una volta superato, rischia di essere un punto di non ritorno. Parafrasare la poesia “Se questo è un uomo”, paragonando il nazifascismo ad oggi, parlare di Peste Rossa (termine coniato dalle SS), voler fare tribunali del popolo per giudicare giornalisti e politici, fare liste di proscrizione dei giornalisti che hanno come unica colpa quella di criticare il Movimento. Un’escalation di violenza preoccupante che ha come unico scopo l’essere “o con me o contro di me”.
In queste ore Grillo poi si paragona a Berlinguer affermando che solo loro portano avanti la questione morale dello storico Segretario del PCI e che loro ne sono gli eredi. È storicamente sbagliato ridurre uno dei personaggi storici della nostra storia alla questione morale, Berlinguer è stato molto di più. Il segretario del PCI è stato un attento protagonista della politica italiana, fu uno dei protagonisti del compromesso storico mettendo da parte le divisioni con la Democrazia Cristiana per lavorare al bene comune (Grillo invece non parla con gli altri partiti per principio, tifando spesso contro), Berlinguer non avrebbe mai stravolto la poesia di Primo Levi per biechi interessi elettorali, non avrebbe mai pensato che l’immigrazione era un tema che avrebbe portato a percentuali da prefisso telefonico, non avrebbe mai citato un canto delle SS, non avrebbe mai demonizzato un avversario politico, Berlinguer era un politico di  professione. Berlinguer non era solo la questione morale ma tanto altro e Grillo non ne sarà mai l’erede.

martedì 13 maggio 2014

Voto europeo e ricadute italiane

VERSO LE ELEZIONI EUROPEE - Tra meno di due settimane saremo chiamati alle urne per l’elezione del prossimo Parlamento Europeo. Ho già scritto su queste pagine inmerito alla valenza specifica di questa tornata elettorale e rispetto allaimportanza di scegliere i nostri rappresentanti in Europa.

È chiaro che la tornata elettorale attuale avrà delle ricadute anche in casa nostra. A distanza di un anno e mezzo dalle ultime votazioni politiche, con tutto ciò che quelle elezioni hanno comportato ( larghe intese, medie intese, da Napolitano a Napolitano, l’avvento del M5S, da Bersani a Renzi etc…), sarà indubbiamente interessante misurare il peso reale dei singoli partiti, e son convinto che a seconda dei risultati elettorali ci saranno delle ricadute concrete sulla politica italiana.

Proverò a procedere con ordine, valutando partito per partito. Proverò a mettere da parte ogni simpatia politica ed a ragionare in maniera neutra.

Partiamo dal PD. Alle elezioni politiche del 2013 prese il 25%. Molti sondaggi danno ora il PD tra il 30 ed il 35, tracciando una media potremmo dire il 33. A mio parere, un Pd che superasse quota 30 ( e più lo supera più rafforza la mia tesi) sarebbe un notevole incoraggiamento alla azione governativa di Matteo Renzi. In qualche modo, un Pd sopra il 30 sarebbe quasi una sorta di legittimazione simbolica del Governo Renzi da parte dell’elettorato. (sottolineo simbolica perché, essendo noi una Repubblica Parlamentare, il Governo Renzi è pienamente legittimato nella sua azione politica).

Al contrario, un PD sotto quota 25, e magari superato dal Movimento 5 Stelle, sarebbe un enorme campanello d’allarme per il Pd e per il Governo. Di conseguenza, veniamo al M5S. Da mesi i rappresentanti del movimento hanno coniato lo slogan “VINCIAMONOI”  e più volte Grillo ha affermato di volersi ritirare dalla politica in caso di mancata vittoria elettorale. Ora, a casa mia, ed in democrazia, vince chi prende un voto in più dell’avversario. Se ad esempio il Pd prendesse il 28 e Grillo il 27, sarebbe un risultato notevole ma comunque una sconfitta.

Se venissero confermati molti dei sondaggi attuali, che danno il Pd al 32 e M5S al 22/23, sarebbe una notevole sconfitta del Movimento. Mi permetto di sottolineare che di solito le elezioni intermedie segnano sempre un aumento dei partiti di opposizione, quindi se M5S prendesse meno voti del 25% dello scorso anno, sarebbe per loro un pessimo segnale.

Nel campo delle ipotesi, M5S vince le elezioni. Certamente sarebbe un pessimo segnale per il Governo, ma non c’è nessun legame con il Governo Italiano. Considero insensata la richiesta di sciogliere il Parlamento in caso di vittoria penta stellata. Se i grillini vinceranno, vorrà dire che eleggeranno più rappresentanti in Europa.

Spostiamoci nel CentroDestra. Sarà interessante valutare il calo di Forza Italia (anche se ricordo che quasi sempre il Cavaliere ha recuperato terreno rispetto ai sondaggi), e soprattutto i rapporti di forza tra Forza Italia ed il Nuovo CentroDestra. FI al 20/22 e Alfano sotto al 4 produrrebbero a mio parere un ritorno del NCD nella casa del Padre. FI al 16/17 ed Alfano al 7/8 produrrebbero una fuga di parlamentari ed amministratori locali da Berlusconi ad Alfano.

Gli esiti del voto influiranno a mio parere sull’esito delle riforme e sulla durata del Governo. Con un Pd al 35% Renzi potrebbe essere tentato di passare all’incasso elettorale per poter governare da solo, ma a quel punto ipotizzo salterebbero gli accordi sia rispetto alla legge elettorale sia rispetto alle riforme costituzionali.

Non mi dilungo per motivi di spazio e per non annoiarvi, ma sarà molto interessante valutare il peso e la tenuta di alcune forze politiche di fatto nuove, come la Lista Tsipras, Scelta Europa, e di altre più antiche come la Lega Nord e Fratelli d’Italia. Non raggiungere la soglia del 4% sarebbe una sconfitta che potrebbe anche segnare la fine di alcune esperienze politiche, al contrario un buon risultato del 5/6% potrebbe spingere alcune di queste forze a proporsi come alleati per future coalizioni di Governo.

Una parola su Scelta Europa. In teoria è figlia dell’8.7% di Scelta Civica, ma poi in quel partito è successo di tutto. Che succederà con un risultato al di sotto del 3%? Il partito andrà avanti? Con quali prospettive?

Discorso simile per Tsipras, che in teoria parte da un 5% (3 di Sel più 2 dei vari rifondazione e comunisti italiani). Non raggiungere la soglia sarebbe un pessimo segnale, vorrebbe dire una sinistra a mio parere costretta poi a cercare una alleanza col Pd ma da una posizione nettamente minoritaria e debole.

Insomma, chi vivrà vedrà.

Mario Scelzo

mercoledì 7 maggio 2014

Le elezioni europee, molti candidati incompatibili

VERSO LE EUROPEE - Tra poco meno di venti giorni saremo chiamati a votare per il rinnovo del parlamento europeo e l’Italia dovrà eleggere 73 eurodeputati.

La legge elettorale (la più antica in vigore in Italia) è molto semplice: un proporzionale puro con soglia di sbarramento del 4%, la divisione dell’Italia in 5 circoscrizioni che eleggono parlamentari proporzionalmente ai voti, le preferenze (fino a 3 per ogni elettore).

Il regolamento dell’europarlamento stabilisce una assoluta incompatibilità tra la carica di europarlamentare e quella di ogni carica elettiva di un singolo paese (dal parlamentare al sindaco), e per altro un’incompatibilità anche fisica visto che i due lavori sono a chilometri di distanza e in contemporanea.
Negli anni passati però abbiamo sempre visto parlamentari italiani candidarsi anche alle elezioni europee (Berlusconi alle ultime consultazioni era capolista in tutti i collegi, per fare un esempio) ma, una volta eletti, hanno sempre preferito stare tra i banchi di Montecitorio o Palazzo Madama che all’Europarlamento (per altro senza neanche doversi scomodare, visto che il regolamento da 30 giorni per scegliere la carica di europarlamentare se uno incorre nel doppio ruolo, passati i quali decade automaticamente)

Tranne rarissimi casi (la lista di sinistra L’altra Europa che schiera prevalentemente persone della società civile, e il MoVimento 5 Stelle i cui candidati sono passati per primarie on-line dove non potevano partecipare parlamentari) i molti partiti la presenza di parlamentari è abbondante.
In una recente intervista ad 8 e ½ al  ministro della Sanità, Beatrice  Lorenzin (candidata come capolista per il Nuovo Centro Destra), viene chiesto se, in caso di elezione, aveva intenzione di lasciare la carica di Ministro per poter diventare europarlamentare. Il ministro, senza neanche pensarci, ha dichiarato candidamente che se eletta si sarebbe subito dimessa da europarlamentare per continuare a fare il ministro in Italia, aggiungendo che la sua era solo una candidatura di bandiera. In poche parole chi volesse votare l’onorevole Beatrice Lorenzin alle prossime elezioni lo fa ben sapendo che quella preferenza non avrà nessun valore. Ma anche il suo compagno di partito e ministro dei trasporti, Maurizio Lupi, è capolista per il suo partito nella circoscrizione Nord Ovest. In un lungo post sul suo blog spiega le ragioni della sua scesa in campo, nobili ragioni per cambiare l’Europa. Dalla passione nello scrivere non sembra ci siano dubbi sulle sue intenzioni, una volta eletto, di andare in Europa perché “Abbiamo oggi la possibilità di rinnovare l’esperienza dei padri fondatori dell’Europa, che dopo la guerra ritrovano nell’interesse comune le ragioni per ripartire.”

Nel PD in quattro circoscrizioni su cinque il capolista è un parlamentare (Alessia Mosca, Pina Picerno, Alessandra Moretti e Simona Bonafè) e non sono gli unici parlamentari in lista. Tra deputati e consiglieri regionali ben 19 candidati su 73 nelle liste del PD (tra gli onorevoli troviamo anche Enrico Gasbarra e l’ex ministro Cécile Kyenge) sarebbero incompatibili perché ricoprirebbero il doppio ruolo.
La lista è ancora lunga e si passa da Lorenzo Cesa (UDC) a Gabriele Toccafondi (Sottosegretario all’Istruzione) fino ad arrivare a Raffaele Fitto (F.I.) e all’ex ministro Giorgia Meloni (Fratelli d’italia), senza contare i tanti consiglieri regionali messi in campo in tutti i partiti.

Sarebbe bello sentire da ognuno di loro dichiarazione nella quale affermano di non aver nessuna intenzione di sedersi al Parlamento europeo ma che la loro è una candidatura solo per portare qualche voto in più al partito; o, al contrario, sentire la promessa che se eletto prenderà l’impegno di lasciare l’attuale carica per andare in Europa.
E poi, che senso ha farsi eleggere poco più di un anno fa a Montecitorio o a Palazzo Madama per dimettersi (e quindi lasciare il lavoro a metà) oggi? Il Senatore Gabriele Albertini, per fare un altro esempio, ha lasciato il suo posta da eurodeputato un anno fa (eletto con F.I.) per candidarsi a Palazzo Madama (con Scelta Civica) e il prossimo 25 maggio sarà candidato (per il Nuovo Centro Destra) a Strasburgo.

lunedì 5 maggio 2014

La Grande bellezza (della solidarietà)

ATTUALITA' - Volevo condividere con i lettori di queste pagine il racconto di una splendida giornata di festa e solidarietà a cui ho avuto il privilegio di partecipare. La sintesi del mio articolo è che la solidarietà è bella e contagiosa, e che esiste una sorta di moltiplicazione del bene che rende il gesto isolato di un singolo un fiume  di solidarietà condivisa.

Andiamo con ordine. Ho partecipato al Pranzo con i Poveri che la Comunità di Sant’Egidio ha organizzato lo scorso Primo Maggio a Roma. Potete vedere alcune foto di tale pranzo sia sul mio profilo twitter, sia sul sito della Comunità di Sant'Egidio
Prima di tutto, voglio condividere con voi queste riflessioni e questa notizia perché penso troppo spesso il mondo dei media amplifica le brutte notizie, c’è una comunicazione triste che spesso aumenta la paura ed amplifica la sofferenza. Non dico che bisogna nascondere i problemi e la sofferenza, credo però ci sia bisogno di diffondere nei media il bene, la solidarietà e le belle notizie.
Ho in mente l’esempio di Papa Francesco, che con le sue parole, i suoi gesti ed il suo magistero trasmette serenità e porta, con la sua presenza viva e direi quasi concreta, la forza del bene nelle case della gente. Con questa premessa, inizio il racconto della giornata.

Andiamo con ordine. Il Pranzo si è svolto presso il Collegio Irlandese di Roma, in pratica gli Irlandesi hanno messo a disposizione della festa uno splendido giardino nel cuore di Roma, a due passi da Piazza San Giovanni. Inoltre molti sacerdoti irlandesi si sono messi a servire ai tavoli ed hanno aiutato nella organizzazione del pranzo.
Veniamo al pranzo ( che devo dire, era davvero ottimo!). Quasi tutto, e parliamo di un pasto completo per 400 persone, è stato donato alla Comunità da singoli Ristoranti, Fornai, Pasticcerie. Non faccio nomi, ma magari un ristorante ha garantito lasagne per 100, un fornaio 80 filoni di pane, altri ristoranti pasta al forno e cosi via.

Gli invitati. Si tratta di tutte persone che la Comunità conosce nel suo lavoro quotidiano di solidarietà. Anziani con la pensione minima, persone che vivono per strada, persone che si trovano in situazioni di disagio e difficoltà. Ma per noi sono amici, sono Antonio, Francesco, Vincenzina.
Ovviamente, c’è stato un notevole impegno per organizzare il tutto da parte dei volontari della Comunità di Sant’Egidio. Qualcuno è andato ai ristoranti a recuperare il cibo offerto, qualcuno ha sistemato i gazebo ed i tavoli, qualcuno ha servito a tavola, altri (tipo me) si son seduti a tavola perché il pranzo non è una distribuzione di cibo ma un momento di convivialità, quindi in ogni tavolo era presente un volontario per conversare, per condividere un momento di serenità e di festa.

Non poteva mancare la musica e l’animazione, per un dopo pranzo che in breve si è trasformato in una festa.
Questo elenco potrà forse sembrarvi eccessivo, forse lo è. Quello che volevo sottolineare è che con la collaborazione di tanti, abbiamo mangiato, fatto festa e passato un pomeriggio sereno (cosa non scontata per chi vive le difficoltà della vita), in 400 e più persone.

Chi ha contribuito con una lasagna, chi con un sorriso, chi servendo ai tavoli, chi con la presenza, ma il contributo di tutti ha reso possibile la festa. Magari tante persone singole hanno buona volontà, ma si sentono troppo piccole per realizzare qualcosa di bello ed utile. L’unione delle forze moltiplica la solidarietà e rende possibile La Grande Bellezza.
Mario Scelzo.