Il Movimento 5 Stelle rimane il secondo partito in Italia,
non sfonda, perde 3 milioni di voti e 5 punti percentuali rispetto alle
politiche di un anno fa, ma bisogna ammettere anche che ha superato di nuovo la
soglia del 20% e convinto milioni di elettori a proseguire quel progetto. La sconfitta
sarebbe stata meno amara se lo stesso Grillo non avesse trasformato queste
elezioni in un referendum su di lui. Nella lunga campagna elettorale, tra un
insulto e l’altro, ha sempre sostenuto che in queste elezioni o si era con loro
o contro, “o noi o loro”, e gli elettori, nel segreto dell’urna, hanno scelto “loro”.
Grillo ha di fatto regalato una vittoria al PD che nei numeri è andata oltre
ogni previsione.
Se dovessi leggere i risultati pensando unicamente al peso
europeo, dovremmo sicuramente ammettere che i 5 Stelle hanno perso perché si
sono presentati alle elezioni con un programma inconsistente (i famosi 7 punti
proposti da Grillo non sono di competenza dell’Europarlamento) e perché non
hanno chiarito la loro collocazione nel futuro europarlamento e le possibili
alleanze (non appartenere a nessun
gruppo parlamentare in Europa equivale a non avere nessun peso).
Ma è indubbio che dobbiamo leggere queste elezioni anche
pensando alle conseguenze nella nostra politica interna. I 5 stelle pagano i
tanti errori commessi nell’ultimo anno. L’aver congelato i voti rifiutando ogni
tipo di dialogo con le forze presenti in Parlamento, l’aver utilizzato il
Parlamento per ridicoli show con cartelli e manette (quando non si decideva di
occupare le aule o i tetti di Montecitorio). Pagano per una campagna elettorale
violenta, piena di insulti. Pagano per la peste rossa, per l’oltre Hitler, per
i tribunali sul web, per il giornalista del giorno. Pagano per non aver mai
accettato una critica, per le espulsioni e le bufale dette. La protesta ha
portato il Moviemento a percentuali importanti, ma dopo un anno, con l’assenza
di una reale proposta, hanno perso 3 milioni di elettori.
Il Movimento ore è davanti ad un bivio, se continua con
questo atteggiamento (e leggendo i primi commenti dei parlamentari ai risultati
elettorali con la totale mancanza di autocritica) potrebbero non migliorare la
situazione (soprattutto se la legislatura sarà portata avanti fino alla fine
naturale), oppure potranno usare una grande forza parlamentare per contribuire
a quelle riforme necessarie messe in campo dal governo decidendo di sedersi al
tavolo delle trattative.
Una sola parola invece per la grande vittoria di Renzi. È in
dubbio che doppiare il secondo partito è un dato storico. Il PD vince, a mio
avviso, per tre fattori distinti. Ad una consistente percentuale di elettori
affezionati al PD che lo voterebbero in qualsiasi caso si aggiunge sicuramente
una percentuale di votanti portati in dote da Renzi. Ma c’è sicuramente un
terzo elemento, molti elettori hanno visto nel PD l’unico partito in grado di
fermare l’avanzata di Grillo e hanno deciso di votarlo magari turandosi il naso
(basta vedere alcuni dati: in Piemonte il PD è stato votato dal 40.75% alle
europee e dal 36.17% alle regionali; nel comune di Firenze il PD ha preso 57% per
le europee e il 47% alle comunali, a Reggio Emilia 55.30% per le europee e
49.86% per le comunali, per fare solo alcuni
esempi). Se il PD da per conquistati il 40% degli elettori fa un errore enorme,
dovrà conquistarsi sul campo molti di quelli che lo hanno votato magari per la
prima volta (e quindi sono disposti a farlo) ma che, per veri motivi, non si
sentono pienamente rappresentati da lui.
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