venerdì 28 giugno 2013

F35, una parola cambia il testo e la "supercazzola" di Di Battista

POLITICA - L’Italia avrà i suoi caccia. Questo è quanto deciso dalla Camera dei deputati. Anche se per un momento sembrava che la maggioranza PD-PDL e Scelta Civica volessero spostare l’acquisto degli F35 dopo la costituzione di una commissione ad hoc che avrebbe dovuto approfondire la reale esigenza dei caccia. Ma alla fine nel testo approvato alla Camera è spuntata una parola, una parolina che cambia interamente il testo. È bastato aggiungere “ulteriore” e l’acquisto degli F35 è stato confermato. Infatti il testo è arrivato dopo una lunga riunione tra i capogruppo dei partiti di maggioranza. In un primo momento tutto l’acquisto dei  caccia sembrava essere spostato, queste sembravano le intenzioni del Partito Democratico, dopo un eventuale parere positivo del Parlamento, ma con la parola “ulteriore” il parere parlamentare varrà per future spese (41 aerei di cui ha parlato il ministro Mauro pochi giorni fa). i legge infatti nel testo che non si possa “procedere a nessuna fase di "ulteriore" acquisizione senza che il Parlamento si esprima nel merito.”
Lo stesso ministro della Difesa esulta dichiarando a caldo che “Per amare la pace, armare la pace: l'F35 risponde a questa esigenza”.
Il capogruppo di Scelta Civica ha spiegato che la mozione, che porta anche la sua firma, “fa salve le decisioni assunte, non pone l'obiettivo di uscire dal programma ma apre una fase di verifica molto importante e impegna il governo a non procedere in ulteriori fasi operative se non dopo quella ricognitiva.”
Bocciata invece la mozione di Sel e del MoVimento 5 Stelle che chiedeva l’uscita dal programma. Durante i lavori parlamentari vera baruffa alla Camera sull’intervento dell’on. Alessandro Di Battista che denuncia come “la mozione del Pd sugli F-35 è una vera e propria supercazzola.” Dopo essersela presa con gli onorevoli del Pdl. I toni si sono accessi e mentre i colleghi di partito di Di Battista applaudivano il suo intervento il resto dell’aula ha iniziato a gridare contro il deputato penta stellato tanto che il presidente di turno, Luigi Di Maio, anche lui del MoVimento, ha dovuto richiamare all’ordine l’aula e ha dovuto chiedere un linguaggio appropriato al suo collega di partito.
Pippo Civati del PD e Sergio Boccadutri di Sel, dai loro blog criticano molto l’atteggiamento di Di Battista. Civati si interroga sulla “geniale trovata di fare un intervento insultante in aula per convincere gli altri a fare l’esatto contrario di quello in cui si crede. Insultare per (non) convincere: che strategia!”. Più duro invece Boccadutri che “A conti fatti, l’unico effetto sortito dall’intervento del ‘cittadino’ – ma sarebbe più giusto dire provocatore – Di Battista è stata la chiusura a riccio del gruppo democratico. La verità è che a Di Battista non gliene fregava nulla di avere il voto favorevole o almeno l’astensione di parte della maggioranza. Anzi adesso potrà continuare a dire, col solito fare tronfio, che fanno tutti schifo tranne il MoVimento. Usando quei toni, tra l’altro poco consoni alle aule parlamentari, ha fornito l’alibi perfetto e ha impedito che si aprisse una crepa nella logica delle larghe intese. Insomma, proprio il risultato che voleva ottenere”.

giovedì 27 giugno 2013

La nuova direttiva per la scelta delle società partecipate dal ministero del Tesoro

POLITICA - Per le società partecipate dal ministero del Tesoro ci sono importanti novità. Più meritocrazia e più trasparenza nella scelta dei dirigenti, infatti la nuova direttiva, si legge nella nota “rafforza i requisiti di onorabilità e di professionalità richiesti agli amministratori e individua le tappe di un processo trasparente ed oggettivo di valutazione di tali requisiti, preliminare alla designazione dei candidati da parte del ministro, nell'ambito delle sue funzioni di indirizzo politico-amministrativo"
E non solo, mette dei netti paletti ai candidati: “Si prevede” si legge ancora nella nota ministeriale “in particolare, la non inclusione nell’istruttoria di candidati che siano membri delle Camere, del Parlamento europeo, di Consigli regionali e di Consigli di enti locali con popolazione superiore a 15.000 abitanti. È inoltre prevista l’ineleggibilità e, nel corso del mandato, la decadenza automatica per giusta causa, senza diritto al risarcimento di danni, in caso di condanna, anche in primo grado, o di patteggiamento per gravi delitti. Sempre con riferimento a gravi fattispecie di reato, si prevede l’ineleggibilità anche a seguito del mero rinvio a giudizio, mentre, qualora il rinvio a giudizio intervenga nel corso del mandato, si attiva un procedimento che vede coinvolta anche l’assemblea della società interessata.”
La direttiva arriva dopo la sollecitazione del Senato che il 19 giugno che aveva votato una mozione di maggioranza in materia.
Ma in quell’occasione la maggioranza delle larghe intese non era stata compatta. A defilarsi era stata Scelta Civica che chiedeva di andare oltre la mozione presentata dalla maggioranza. Lo spiega Gianluca Susta, presidente dei senatori di Scelta Civica: “Si tratta di una scelta difficile e sofferta che si e' resa necessaria perché su due punti per noi essenziali il PD e il PDL si sono dimostrati totalmente indisponibili a valutare e accogliere le nostre proposte.” I due punti essenziali per Scelta Civica sono il divieto di ex parlamentari di essere nominati prima di un anno dalla scadenza del mandato e il limite di tre mandati per chi viene nominato dal Tesoro.
“Il recupero di un rapporto fiduciario tra Stato e cittadini passa anche attraverso una migliore selezione della classe dirigente e un significativo e credibile turn over” Spiega ancora Susa che prosegue spiegando che la “Stessa severità deve essere applicata a quei parlamentari che alla scadenza del loro mandato vengono nominati in società partecipate dal Tesoro, per evitare il sospetto che la nomina in esse possa considerarsi come una ricompensa per una mancata candidatura o elezione.”
La mozione è passata dunque senza il voto dei centristi che avevano presentato, con parere contrario del viceministro dell’Economia, Stefano Fassina, due emendamenti alla mozione di maggioranza, respinti dal Senato.
Il Foglio di Giuliano Ferrara parla, commentando la notizia, di una vera e propria partita per le nomine (nei prossimi mesi si dovranno rinnovare 190 incarichi in 30 società, tra cui i vertici di ENEL, ENI e Finmeccanica) e spiega  come “i partiti uniti nell’alleanza governativa, Pd e Pdl, hanno usato il voto parlamentare per assicurare ai manager loro graditi un posto nelle principali società a partecipazione pubblica, oggetto.” Il Sole24ore invece spiega come “il tetto ai mandati metterebbe automaticamente fuori gioco alcuni dei più potenti (e più pagati) manager pubblici, reclutati durante i governi di Silvio Berlusconi e con il mandato in scadenza nell'aprile-maggio 2014” che hanno ormai superato i tre mandati.
Stupisce, visto il tema, che contro la proposta di Scelta Civica hanno votato contro anche i senatori grillini.

martedì 18 giugno 2013

Il caso Gambaro

POLITICA - Forse l’unica cosa chiara che abbiamo appreso in questi giorni riguardo al caso M5S-Gambaro è che non è vero che all’interno del MoVimento pensato da Grillo “uno vale uno”. Grillo vale molto di più di qualsiasi parlamentare, attivista o simpatizzante. La democrazia partecipata potrebbe  venir meno se il principio cardine, uno vale uno, sfuma.
Le accuse che i parlamentari muovono alla senatrice Gambaro è quello di aver tradito i principi del MoVimento, ma questo non è assolutamente vero. La Gambaro, durante l’intervista a Sky (Per riascoltare l’intervista della Gambaro: http://www.youtube.com/watch?v=Eq5x3RcDpEQ&feature=youtu.be&noredirect=1), parla del risultato delle amministrative, per lei molto modesto (si può essere d’accordo o no ma non va contro nessuno principio del MoVimento) e alla domanda sui motivi del risultato elettorale spiega: “Stiamo pagando i toni di Beppe Grillo, la sua comunicazione sbagliata che viene dal blog, questi post che lui manda un po’ minacciosi, e soprattutto l’ultimo che ha fatto sul Parlamento.” (anche in questo caso si può essere d’accordo ma i post di Grillo non sono il programma del MoVimento, nel Codice di Comportamento il blog non è il programma, basta leggere http://www.beppegrillo.it/movimento/codice_comportamento_parlamentare.php). La senatrice conclude spiegando che i post non sono concordati con i parlamentari e che non sono la linea politica del MoVimento.
Sempre nel Codice di Comportamento è scritto che: “I parlamentari del M5S riuniti, senza distinzione tra Camera e Senato, potranno per palesi violazioni del Codice di Comportamento, proporre l’espulsione di un parlamentare del M5S a maggioranza. L’espulsione dovrà essere ratificata da una votazione on line sul portale del M5S tra tutti gli iscritti, anch’essa a maggioranza.”
Quindi la Gambaro non paga perché non in linea con il MoVimento, al massimo si può criticare l’opportunità di rilasciare un’intervista pensando a come sono restii i parlamentari grillini a fermarsi davanti alle telecamere, ma sicuramente non si può accusare la senatrice di aver criticato le politiche del MoVimento ne tantomeno messo in discussione la linea politica, come hanno provato a sostenere i suoi colleghi accusandola di tradimento. la Gambaro paga, questo è evidente anche se i suoi colleghi non lo ammettono, le critiche a Grillo. Ammettere solo questo aspetto però equivarrebbe ad ammettere che Grillo è il vero leader politico, e non solo il megafono,  colui che detta il programma e la linea, venendo totalmente meno al principio “uno vale uno” e alla supremazia della rete.
Ora che la decisione sulla sorte della Gambaro è stata rimandata alla rete dove gli iscritti al MoVimento potranno votare se espellerla dal gruppo del senato, l’attenzione si sta spostando sull’onorevole Pinna, accusata, anche lei, di non essere in linea per un’intervista a La Stampa.

giovedì 13 giugno 2013

razzismo brutta bestia, "Ma mai nessuno che se la stupri"


Il profilo FB di Dolores Valandro
 ATTUALITA' -
Sui social network spesso si da sfogo ai pensieri più beceri, ma la frase postata oggi da Dolores Valandro va oltre. Commentando un tentato stupro da parte di un uomo di origine africane ha scritto sul suo profilo Facebook: “Ma mai nessuno che se la stupri (riferito al ministro Kyenge), così tanto per capire cosa può provare la vittima di questo efferato reato?”. La frase ha fatto il giro del web e provocato l’indignazione di molti. Dolores Valandro, consigliere di quartiere della Lega a Padova e coordinatrice della locale Commissione Sanità, interventi sociali e politiche giovanili, era stata recentemente sospesa dal suo partito per dinamiche interne ma, ha annunciato Flavio Tosi all’ANSA dopo aver appreso la notizia: “Era già sospesa. Stasera sarà espulsa”.
La frase non andrebbe neanche commentata, becera, maschilista, razzista. Ma sono mesi ormai che alcuni esponenti politici e alcuni cittadini insultano il Ministro Kyenge, solo pochi giorni fa Borghezio è stato espulso dal gruppo del Parlamento Europeo nel quale era iscritto proprio per alcune sue frasi nei confronti del Ministro.
Razzismo e la violenza nei toni nei confronti del Ministro sono sconvolgenti. Raramente si mette in discussione l’operato ma solo il colore della pelle. La Kyenge passa da essere avversario politico con il quale si può non essere d’accordo, a nemico.
La paura dell’altro spesso ha caratterizzato le campagne elettorali (e lo abbiamo visto anche nelle recenti elezioni amministrative), si attacca chi è diverso per paura, ma anche perché è un facile capro espiatorio.
Fa però riflettere un altro fatto. A Treviso, una delle più importanti roccaforti leghiste nel nord est, dopo quasi vent’anni di amministrazione leghista guidata direttamente, o indirettamente, da Gentilini, soprannominato lo sceriffo, viene eletto un sindaco di centro sinistra proprio contro Gentilini. Ma non solo, nel consiglio comunale entrerà anche Said Chabi, 22 anni, nato in Italia da una famiglia marocchina, il più votato nelle fila di Sel. Said rappresenta tutto quello per cui si batte lo stesso Gentilini e alcuni leghisti, immigrato di seconda generazione ma oggi italiano.

mercoledì 12 giugno 2013

Uno vale uno, ma quanto vale Grillo?

POLITICA - Se poco più di un anno fa avevamo sentito un forte e chiaro boom dopo le elezioni che avevano portato un candidato del MoVimento 5 Stelle a diventare il primo cittadino di un capoluogo di provincia, Pizzarotti a Parma, oggi sembra un leggero ticchettio di fondo.
Certo, commentare le elezione, nazionale o amministrativa che siano, cercando di paragonarla all’elezione più vicina sappiamo che è sbagliato. Non si possono infatti accostare voti per istituzioni diverse e con leggi elettorali diverse. Nelle elezioni amministrative poi contano molto i candidati più che partiti, ma alcune considerazioni di fondo si possono fare sul fenomeno che sicuramente ha riportato il maggior successo solo pochi mesi fa ma che oggi arranca nelle urne e nei sondaggi.
Il MoVimento 5 Stelle, in un anno ha vinto a Parma, ha avuto un grande successo nelle elezioni Regionali in Sicilia, è stato votato da più di 8 milioni di cittadini alle elezioni politiche dello scorso febbraio. I temi su cui hanno puntato, soprattutto per le politiche, sono quelli che toccano la pancia della gente, meno soldi alle istituzioni e più soldi ai cittadini. Volevano essere i controllori, aprire il parlamento come una scatola di tonno. Sono i cittadini nelle istituzioni, gli onesti. I candidati non sono stati scelti dalle segreteria dei partiti ma tramite primarie on-line (naturalmente hanno diritto al voto solo, sottolineo solo, gli iscritti al movimento, tanto che alcuni candidati sono finiti nelle liste elettorali e poi in parlamento con poche manciate di voti). Hanno scelto i loro capigruppo alla Camera e al Senato (incarico da ricoprire solo per 3 mesi a turno) per alzata di mano. Avrebbero messo il loro lavoro tutto on-line e avrebbero trasmesso le loro riunioni in streeming.   
E Grillo? L’ideatore del MoVimento da padre si sta trasformando sempre più in padrone. Il suo tuor per le elezioni ha toccato tutta Italia, dal palco invitava la gente a votare per il cambiamento e dal suo blog inveiva contro i signori della vecchia politica. Ma sempre di più le sue parole diventano insulti contro chi osa criticarlo, nelle ultime settimane è toccato tra gli altri alla Gabanelli, colpevole di aver fatto un servizio critico sul MoVimento, e a Rodotà, colpevole di aver criticato alcune dichiarazioni di Grillo in un’intervista al Corriere della Sera.
Alle ultime elezioni il partito ha avuto una forte inflessione. Grillo ha dato la colpa agli elettori colpevoli, secondo lui, di non aver capito l’importanza del cambiamento, e ha provato a minimizzare la vittoria degli avversari ma salta agli occhi la differenza di percentuali in alcune città. A Imperia si è passati dal 33.6% delle politiche al 8.6%, a Viterbo dal 31.8% al 6.2%, ad Avellino dal 18.8% al 3.4% e nessun candidato alla carica di sindaco nelle elezioni di maggio ha raggiunto il ballottaggio in capoluoghi di provincia. Anche al primo turno in Sicilia le cose non sono andate meglio portando al ballottaggio solo Piccitto a Ragusa, mentre a Catania Adorno arrivava al 3.4% e Sajia a Messina non arrivava al 3%. Candidati sbagliati, elettori che hanno girato le spalle e non sono andati a votare. Ma in questi mesi abbiamo visto all’opera i parlamentari, certo persone oneste ma sembrano anche poco preparate e forse non in grado di guidare il paese. Il MoVimento oggi forse paga errori veniali che magari si perdonano ad altre forze politiche ma quando uno si presenta come il migliore e l’onesto poi deve cercare di essere impeccabile (e di gaffe ne hanno fatte tante). Se uno passa mesi a criticare i giornali e a rifiutarsi a rilasciare un’intervista poi non ci si può lamentare che i giornali poi ti prendono di mira.
C’è poi un problema di democrazia all’interno del MoVimento. In queste ore abbiamo assistito ad un botta e risposta tra la senatrice Adele Gambaro, che ai microfoni di Sky dice chiaramente che oggi il problema dei 5 Stelle è lo stesso Grillo, ed il capo del MoVimento che risponde subito con un post durissimo che si conclude con “La Senatrice Adele Gambaro ha rilasciato dichiarazioni false e lesive nei miei confronti, in particolare sulla mia valutazione del Parlamento, danneggiando oltre alla mia immagine, lo stesso MoVimento 5 Stelle. Per questo motivo la invito per coerenza a uscire al più presto dal M5S.” per Grillo le critiche della senatrice sono un attacco personale ma, invece di aprire un dibattito interno, è molto più facile chiederne l’allontanamento. E da giorni poi diverse voci parlano di una trentina di parlamentari pronti a lasciare il gruppo proprio per la sofferenza che hanno rispetto ad un gruppo che non ammette altra parola se non quella di Grillo.
Ma se uno vale uno e se per Grillo la Gambaro vale niente, per il MoVimento quanto vale Grillo?

martedì 4 giugno 2013

Quali riforme per l'Italia?

POLITICA - Scrive l’Iio (l’Organizzazione internazionale del Lavoro) che per tornare ai livelli occupazionali pre-crisi economica in Italia ci vorrebbero circa 1 milione e 700 mila posti di lavoro. Se ai numeri del rapporto dell’agenzia dell’ONU  aggiungiamo i numeri devastanti della crisi (disoccupazione, cassa integrazione, debito pubblico, il numero di aziende che ogni giorno chiude) abbiamo la descrizione di una nazione che lentamente, ma inesorabilmente, sta andando verso il fallimento.
E il governo di larghe intese di cosa si occupa in queste ore? E i partiti che appoggiano questo governo?
Dal Festival dell'Economia di Trento, pochi giorni fa, il premier Letta rilancia “la priorità è dare occupazione, soprattutto giovanile, per farla tornare sotto il 30 per cento dall'attuale 38, e far costare di meno il lavoro.” ma le parole che sono state riprese di più creando un vero dibattito nell’agenda politica sono altre. “Non potremmo più eleggere il presidente della Repubblica con quella modalità”, e aggiunge “Quella settimana di metà aprile è stata una settimana drammatica per la nostra democrazia”. Un primo passo per cambiare la Costituzione e tutto l’assetto istituzionale in Italia? il Premier vuole che la nostra nazione passi da una democrazia Parlamentare ad una Presidenziale?
La drammaticità di quella settimana è legata alle modalità dell’elezione del presidente, come sembra sostenere il Premier, o piuttosto al fallimento dei partiti che dovevano votarlo, come sembra aver sottolineato invece lo stesso Napolitano nel discorso di insediamento subito dopo la sua rielezione?
Il tema del presidenzialismo ha poi occupato le prime pagine dei giornali. Il PDL, da sempre convinto per una riforma in questo senso, plaude alle parole di Letta, nel PD invece nascono malumori su chi vorrebbe portare avanti l’iniziativa e chi non vorrebbe toccare, almeno su questo punto, la Costituzione.
Il governo dovrebbe poi varare un provvedimento per la costituzione di un gruppo di esperti (da non confondere con i saggi, anche se qualcuno sostiene che qualche saggi sarà nominato esperto) che dovrebbe affiancare la commissione Costituzionale bicamerale. Ma sul lavoro poche parole.
E l’opposizione? Il movimento guidato da Grillo (il primo per numero di deputati ma non l’unica opposizione in Parlamento) dopo aver passato settimane a discutere della diaria da rendicontare, insultato la Gabanelli e Rodotà perché si erano permessi di criticare il Movimento, in questi giorni si occupano dei problemi della gente? Grillo chiede la poltrona della presidenza della commissione di vigilanza Rai (che spetta ad un partito d’opposizione) e lancia sul suo blog (N.B. naturalmente per ogni visitatore che entra nel suo sito Grillo, e non il Movimento, guadagna soldi) un referendum sul giornalista più fazioso dopo giorni nei quali si è scagliato a più riprese contro i giornalisti. E proposto sul lavoro?
I politici sembrano essere sempre più lontani dai veri problemi della gente. Oggi molti faticano ad arrivare alla fine del mese, per molti l’assenza di un lavoro e l’incertezza del futuro sono diventati problemi quotidiani, mentre i nostri governanti si preoccupano di più a come mettere mano alla nostra Costituzione.

lunedì 3 giugno 2013

Lo stato gioca d’azzardo.

ATTUALITA' -  Negli ultimi anni tutti avrete notato un notevole incremento del settore dei giochi e delle scommesse. Lo vediamo nella vita quotidiana, sale giochi e scommesse che spuntano come funghi nelle nostre città, lo vediamo con l’aumento di pubblicità legate al gioco, lo vediamo in qualsiasi tabaccaio dove mediamente troverete una o più persone che sfidano la fortuna col Gratta e Vinci e le sue numerose varianti.
Il settore dei giochi e delle scommesse è sicuramente uno dei pochi in attivo, in crescita continua, campo che non conosce la crisi e che è diventato una fonte consistente di incasso da parte dello Stato. Qualche cifra rispetto al giro di affari ed al suo aumento negli anni:
  • 2000 - 14,3 miliardià
  • 2002 - 18 miliardi
  • 2004 - 24,8 miliardi
  • 2005 - 28 miliardi
  • 2006 - 35,2 miliardi
  • 2007 - 42 miliardi
  • 2008 - 47,5 miliardi
  • 2009 - 54,4 miliardi
  • 2010 - 61,4 miliardi
  • 2011 - 79,9 miliardi
  • 2012 - 85 miliardi (stima)

Vado subito al sodo. Non condanno il gioco, una puntata al Superenalotto o un tentativo con il Gratta e Vinci non mettono a rischio il bilancio di una famiglia, il gioco è una dimensione sana della vita quotidiana, se sappiamo regolarci. Condanno la pressione mediatica e sociale, il battage pubblicitario e il meccanismo perverso che spinge molti a spendere somme rilevanti nel gioco, meccanismo di cui lo Stato è complice se non diretto protagonista.  Condanno il concetto per cui sia lo Stato a spingerci a giocare e scommettere senza limiti, non considerando che le nuove tecnologie, ed in particolare internet, hanno aumentato le possibilità di diventare dipendenti dalle scommesse.
Chi scrive ha 32 anni. In base ai miei ricordi, ai racconti, ai film visti, sintetizzerei dicendo che dal dopoguerra al 2000 esistevano due tipologie di gioco: il Lotto ed il Totocalcio. Entrambi i giochi avevano due caratteristiche ben precise, che chiamerei il Tempo e la Socialità. Parto dal tempo; Estrazioni in giorni fissi e schedina legata ai risultati della domenica. Insomma, ognuno poteva fare la propria puntata, ma poi doveva aspettare la domenica per i risultati, e se eventualmente voleva tornare a scommettere poteva farlo, ma con l’intervallo di una settimana. Parlo di calcio, sono più pratico della materia. 30 anni fa, si giocava la schedina, si aveva solo una possibilità (cioè si scommetteva solo sulla sequenza di 13 risultati, per lo più del campionato di calcio italiano), si attendeva. Oggi è possibile scommettere in diretta, connessi via internet o nelle numerose sale gioco, su centinaia di eventi. Vi invito, per conoscere l’argomento, ad entrare in una sala giochi oppure a visitare su Internet alcuni dei siti principali dedicati alle scommesse. Si può scommettere sulla Serie A, la Serie B, la Lega Pro, il tennis, il ciclismo, si può scommettere sul numero dei goal, sui goal nel primo tempo, su chi segnerà per primo, sul numero dei calci d’angolo, under, over…..una tentazione continua, un pressante invito a non lasciarsi sfuggire l’occasione, la giocata, l’offerta last-minute che spesso svuota il nostro portafoglio.
(apro una rapida parentesi. L’aumento delle tipologie di scommesse ha sicuramente provocato l’aumento delle possibilità di truccare un risultato sportivo, magari ci si accorda, specie nelle serie minori, per risultati rocamboleschi e poi si spartisce la torta).
Parlo dell’aspetto sociale.  La Schedina del Totocalcio si giocava al Bar, al Bar spesso si incontrano gli amici, si vedono persone. Lo stesso discorso possiamo farlo per il Lotto, bisogna uscire di casa, andare al Bancolotto, vedere gente. Ricordo molti film o scene di vita quotidiana in cui tra amici si parlava della Schedina, aspettando il risultato del Catania, della Triestina, del Cagliari, ma in una situazione comunque di riunione, di scambio, di convivialità. Ricordo che si aspettava la lettura della Schedina del Totocalcio in silenzio, quasi come un atto sacro, ma il tutto mi sembrava vissuto in maniera più familiare e comunitaria.
Oggi, si scommette prevalentemente da casa, da soli davanti al Pc. Il quadro medio è un passaggio di soldi tramite carta di credito (soldi che non vediamo fisicamente, questo li rende ancor più evanescenti, è più facile spendere cifre folli senza rendersene conto), giocate compulsive, si entra in un meccanismo diabolico e perverso. Il fatto di poter scommettere da casa, senza nessun filtro, aumenta la patologia. E’ come con l’alcool, se chiedete il decimo bicchiere magari un bravo barista potrebbe rifiutarvelo, se siete da soli davanti alla bottiglia è più difficile fermarsi.
Andrea Riccardi, ministro della Cooperazione ed Integrazione del Governo Monti, ma che aveva tra le sue deleghe le politiche giovanili e per la famiglia, si è fortemente battuto per vietare, o almeno regolamentare, gli spot relativi al gioco d’azzardo.  Alcune sue parole: «Il fenomeno del gioco d'azzardo sta assumendo in alcuni casi i contorni di una vera e propria dipendenza psicologica: in un momento di difficoltà economica, il miraggio di una ricchezza facile e immediata ha mandato in rovina molte persone.
In sostanza Riccardi proponeva di regolamentare la pubblicità in merito, e ad esempio di vietare la presenza delle slot machine in prossimità delle scuole.
Purtroppo, le proposte del Ministro Riccardi, pur presentate ed approvate dal Consiglio dei Ministri, hanno incontrato in Parlamento una netta opposizione, o comunque un lassismo dei partiti. Ognuno ha pensato a difendere il proprio orticello elettorale e le proposte non sono state approvate. Aggiungiamo, in tempi di crisi, che le entrate del gioco d’azzardo sono una notevole fonte di reddito per le Casse dello Stato. Tutto questo ha fatto si che le proposte del Ministro Riccardi abbiano incontrato notevoli resistenze bi-partisan. Poco dopo il Governo Monti ha terminato la sua esperienza e quindi non è stato possibile far nulla.
Non sostengo che lo Stato debba proibire il gioco, ma sarebbe opportuno da parte sua  il buonsenso di un buon “Padre di Famiglia”. Permettere il gioco, ma senza incentivarlo. Lasciare libera scelta al cittadino, senza però bombardarlo di spot, di messaggi subliminari che inducono a tentare la fortuna. Ad esempio si potrebbero impedire gli spot relativi al gioco d’azzardo in orari televisivi di prima serata, dove è più probabile la presenza di minori. Viviamo tempi di crisi, le risorse sono scarse, piange il cuore nel vedere tante vite rovinate cercando la fortuna in una slot-machine.
Personalmente, potremmo aderire alle campagne di sensibilizzazione contro le slot machine, in sostanza boicottando i Bar che ne fanno una fonte di reddito.
Sarebbe una bella iniziativa se il Governo Letta provasse a regolamentare la piaga del gioco d’azzardo.

Mario Scelzo