mercoledì 15 maggio 2013

Razzismo brutta storia, cori contro Balotelli, insulti contro Kyenge

ATTUALITA' -
50 mila euro, è quanto dovrà pagare al AS Roma per i cori razzisti che domenica sera i propri tifosi hanno urlato all’indirizzo di Mario Balotelli. Una semplice multa, e probabilmente neanche in ingente quantità pensando ai bilanci di una società di calcio. Una multa che colpisce una squadra di calcio e non certo gli autori materiali dei cori nascosti negli spalti (come ogni buon razzista anche quello che fischiava all’indirizzo del giocatore del Milan domenica sera si nascondeva nella folla della curva). Il Presidente della FIFA, Blatter sul suo profilo Twitter scrive: “Resto sgomento nel leggere dei cori razzisti in serie A la scorsa sera. Combattere questo problema è complesso ma servono le azioni, non solo le parole” e rincara la dose sul sito fifa.com: “E poi che sono 50 mila euro per un incidente di questo tipo? Non sono contento e penso di chiamare la Figc” Ma quella del Presidente della Fifa non è una voce fuori dal coro. Prandelli, CT della nazionale, si sfoga “Ieri è stato dato un segnale preciso,. Penso che di fronte ai prossimi episodi non ci sarà la sospensione momentanea, ma l'interruzione della gara”
A intervenire anche le istituzioni. Josefa Idem, sportiva e neo ministro del governo Letta con delega allo sport e alle politiche giovanili, commenta “Gli insulti razzisti di ieri durante Milan-Roma sono inaccettabili e colpiscono un giocatore che si è pubblicamente schierato contro il razzismo e che, per questo, ringrazio, invitando altri giocatori a condannare gesti simili”.
Ma quello successo a San Siro è solo l’ennesimo episodio di razzismo che in questi giorni sta attraversando l’Italia e il calcio ne è solo lo specchio.
“La procura di Modena ha aperto un’inchiesta per istigazione all’odio razziale dopo che il ministro all’Integrazione Cecile Kyenge è stata bersagliata di insulti da un utente di Facebook all’indomani della propria nomina.” Batte l’agenzia di stampa Ansa. Ma il ministro Cecile Kyenge dopo la sua nomina è stata oggetto di attenzioni da parte di molti. A Macerata, davanti la sede del Partito Democratico, viene affisso lo striscione con la scritta: “Kyenge torna in Congo” a firmarlo il gruppo di estrema destra Forza Nuova, che in un comunicato rincara la dose “Le recenti dichiarazioni del ministro della (dis)integrazione, che si è vantata di essere arrivata clandestinamente in Italia elogiando la poligamia, una pratica avulsa alla nostra tradizione e altamente lesiva della dignità della donna, ci portano a ribadire la più totale contrarietà di Forza Nuova allo ius soli”
E poi le tante, troppe, frasi razziste su social network e internet: “Scimmia congolese". "Governante puzzolente". "Negra". "Negra anti-italiana", "Faccetta nera", "Il giorno Nero della Repubblica", "ministro bonga bonga" è il, parziale, campionario idiota.
Nei scorsi giorni a Milano si è poi consumato una tragedia, che il Segretario della Lega Lombarda commenta dicendo: “quel che è accaduto stamani a Milano era imprevedibile, indubbiamente, ma il segnale di apertura e di libertà di invasione da parte dei clandestini dato dal ministro Kyenge è un cattivo segnale e non aiuta certo la pace sociale.”

PS: Quello successo a Milano è orribile. Kabobo dovrà essere giudicato, e probabilmente darà condannato, per omicidio, ma il colore della sua pelle non può essere un aggravante.

venerdì 10 maggio 2013

Grillini, benvenuti nella casta

POLITICA -
Ieri, 9 Maggio 2013, il signor Giuseppe Piero Grillo, detto Beppe, che a quanto risulta non è Parlamentare, né Ministro, né Sottosegretario e non ricopre nessuna carica istituzionale, è arrivato a via della Missione 8, uno degli ingressi secondari della Camera dei Deputati, a bordo di una Kia bianca. Per lui trattamento da star hollywoodiana, Digos che tiene a distanza cronisti e telecamere, pesante portone di legno che si chiude dietro l’auto appena sgommata dentro, potete vedere le immagini cercandole nei Tg della sera.
Circa un mese fa, il già citato signor Grillo, recatosi a Roma per una riunione del Movimento politico che si richiama al suo Blog, a riunione terminata, per sfuggire dalla ressa dei cronisti, è salito in macchina ed il suo autista si è prodotto in una serie innumerevole di infrazioni, tra inversioni ad U, utilizzo della corsia preferenziale, semafori rossi e quant’altro.
Sinceramente, mi domando cosa permette al cittadino Beppe Grillo di sentirsi al di sopra della legge. Sinceramente, mi chiedo perché la Camera dei Deputati si preoccupi di riservare un trattamento di favore, trattamento non garantito neppure al Presidente della Repubblica, al cittadino Beppe Grillo?
Provate voi ad entrare con la vostra vettura a Montecitorio, vediamo la disponibilità del personale della Camera nei vostri confronti.
Qui arrivo al nodo politico. Mi domando come possa non vergognarsi l’uomo politico Beppe Grillo di usufruire di questi che potremmo chiamare Privilegi della Casta, dopo aver fatto della lotta ai privilegi della Casta uno dei punti principali della sua attività politica? Il MoVimento 5 Stelle giustamente si indigna per i privilegi della politica, ma permette al suo Leader Politico di comportarsi come una Gabriella Carlucci qualsiasi, che un paio d’anni fa, dopo aver provocato un tamponamento nel cuore di Roma, pretendeva di non aspettare i rilievi dei Vigili Urbani in quanto impegnata in Parlamento. Giustamente l’onorevole Carlucci (oltretutto una delle principali assenteiste del Parlamento) venne criticata da più parti.
Per altro è legittima la strategia mediatica di non rispondere ai giornalisti. Non la condivido, ma è legittima. Quello che non accetto è che per sfuggire ai giornalisti sia riservato al cittadino Beppe Grillo un trattamento di favore. Come tutti, se il cittadino Grillo vuole entrare in Parlamento, lo può fare a piedi passando dall’ingresso principale, negandosi alle domande della stampa.
In conclusione, cari grillini, Benvenuti nella Casta.
Mario Scelzo

martedì 7 maggio 2013

Cittadinanza dei bambini nati in Italia da genitori stranieri, la proposta di Mario Marazziti (Scelta Civica)

Presentazione della legge sulla cittadinanza
POLITICA - Il diritto alla cittadinanza dei bambini nati in Italia da genitori stranieri “è uno dei diritti umani che certamente deve essere riconosciuto”. A dirlo il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Cardinal Bagnasco, che prosegue, al margine della celebrazione della messa per la conclusione dell'anno accademico, sottolinando come questo diritto vada “riconosciuto alle persone che approdano anche sul nostro suolo, individuando quelle condizioni di equità e di giustizia che sono naturalmente indispensabili per tutte le leggi”.
Il dibattito, aperto solo pochi giorni fa dal neo ministro per l’integrazione Kyenge sulla cittadinanza, prosegue.
Sicuramente andrebbe ripensata la legge per la cittadinanza. Andrea Sarubbi, da sempre molto sensibile al tema, sul suo blog ricorda che l’attuale legislazione è stata scritta nel 1992  “quando i figli degli immigrati nati nei nostri ospedali erano meno di tremila all’anno.”
Nel dibattito entra anche il Presidente del Senato, Aldo Grasso, che, intervistato da Radio Anch’io spiega: “Sullo ius soli, io porrei dei temperamenti a questo diritto” e spiega: “Il pericolo è che cittadini e cittadine vengano a partorire in Italia per la cittadinanza”. Lo Ius soli andrebbe “temperato dallo ius culturae” prosegue il presidente “la possibilità di dare la cittadinanza a coloro che hanno imparato, seguito un corso professionale nel nostro Paese, oppure che almeno un genitore soggiorni nel nostro Paese da almeno cinque anni, che uno dei genitori sia nato nel nostro Paese e vi soggiorni quando è nato il figlio”.
E mentre il dibattito prosegue, Mario Marazziti e Milena Salterini, deputati di Scelta Civica, presentano a Montecitorio la proposta di legge (firmata da altri esponenti del loro partito e da alcuni parlamentari del PD) che vorrebbe segnare il superamento dello ius sanguinis, il principio vigente in Italia e che concede la cittadinanza italiana solo per sangue. La legge sulla cittadinanza sarebbe una necessità perchè “favorisce la coesione sociale e  costruisce una generazione-ponte. Non si riduce l'italianità ma si dà atto della forza attrattiva del nostro Paese, della sua lingua,  della sua cultura, del suo stile di vita” spiega Marazziti. Nella proposta viene introdotto non solo lo ius soli temperato, si prevede la concessione della cittadinanza a chi nasce in Italia da genitori stabilmente residente nel nostro territorio, ma anche dello ius culturae, che prevede la concessione della cittadinanza ai bambini nati all’estero ma con un intero ciclo scolastico conseguito in Italia. “L’acquisizione della cittadinanza”, si legge nella proposta di legge “non sarà quindi automatica, ma potrà essere richiesta solo in presenza di un significativo legame sociale”
''Negli ultimi 20 anni” prosegue Marazziti “gli immigrati sono sempre più stabili nel nostro paese. Più di 400 mila bambini nati in Italia da genitori stranieri frequentano le nostre scuole. Da tempo vediamo una generazione vitale, di bambini che parlano la nostra lingua, tifano le nostre squadre di calcio, ma non hanno gli stessi documenti di altri bambini italiani.” “Una nuova legge è una necessità” spiega Marazziti “che non riduce l'italianità ma da' invece atto della forza di attrazione della cultura del nostro Paese. La nostra ci sembra una offerta di convergenza ragionevole alle forze sociali e politiche.”
La proposta prende in esame anche la cittadinanza per gli adulti, proponendo di abbassare a 5, dagli attuali 10, gli anni di cittadinanza necessari per richiedere la cittadinanza italiana, allineando l’Italia ai tempi degli altri paesi dell’Unione Europea.

lunedì 6 maggio 2013

Si riaccende il dibattito sullo ius soli


Il Ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge
 POLITICA - Forse non si aspettava di creare così tanti malesseri all’interno dell’eterogenea maggioranza di governo, ma le parole del neo ministro dell’integrazione Cecile Kyenge, quota PD nell’esecutivo e primo ministro di colore della Repubblica Italiana, hanno alzato un polverone.
Intervistata da Lucia Annunziata nella trasmissione In ½ ora, il Ministro si sofferma su due priorità del suo ministero anzi, non del ministero ma “è la società che lo chiede, il paese sta cambiando”: abolizione del reato di clandestinità e l’introduzione dello ius soli per la cittadinanza dei bambini nati in Italia da genitori stranieri. Kyenge sa che la via per l’approvazione del DDL sulla cittadinanza non è facile, “per far approvare la legge” confida alla giornalista Rai, “bisogna lavorare sul buon senso e sul dialogo, trovare le persone sensibili.”
Cittadinanza e clandestinità sono due punti toccati spesso durante la campagna elettorale dal centro sinistra ma dimenticati nel discorso che Letta ha pronunciato alle Camere per chiedere la fiducia.
Il ministro si attira i soliti insulti della Lega, "La ministra dell'Integrazione pensa che andrebbe abolito il reato di immigrazione clandestina - scrive Matteo Salvini: sulla sua pagina Facebook - Io invece penso che andrebbe subito abolito proprio il ministero dell'Integrazione", ma anche dure critiche del PDL, il capogruppo dei Senatori, Renato Schifani, si rivolge direttamente a Letta “affinché inviti i suoi ministri a una maggiore sobrietà, prudenza e cautela” ricordando che i temi toccati dal ministro non sono nel programma di governo, il suo vice Maurizio Gasparri precisa “Sull'immigrazione clandestina non decide il ministro. La cittadinanza automatica per il solo fatto di nascere in Italia non è praticabile”. Al senatore del PDL risponde il neo deputato PD  Khalid Chaouki: “Gasparri eviti di fare di un principio di civiltà, più volte richiamato dal presidente Napolitano, una battaglia ideologica sulla pelle dei bambini.”
E mentre il Ministro incassa il sostegno del Presidente della Camera Laura Boldrini “In Italia sarebbe veramente auspicabile rivedere la legge sulla cittadinanza e da lì sviluppare una normativa che sia all’altezza delle nuove sfide”, e da esponenti del suo partito, come Edoardo Patriarca “Il ministro non fa proclami solitari. Quanto esprime è da tempo sentito dalla popolazione italiana. Non vorrei che una parte del Pdl esprimesse solo una posizione ideologica"
Un primo stop arriva anche dal Presidente del Consiglio, Enrico Letta, che intervistato da Fazio spiega “È ovvio che sarà difficile trovare un accordo sullo ius soli. So che alcune di queste materie sono fuori dal discorso programmatico e so che su questi temi occorre che ci siano delle discussioni e dei dibattiti e non è detto che si possano trovare delle intese. Stessa cosa per il reato di immigrazione clandestina”.
Quello sulla cittadinanza però non è solo un dibattito che divide destra e sinistra, i numeri sono impressionanti. Secondo alcune statistiche sarebbero 590 mila i minori nati in Italia da genitori stranieri negli ultimi 10 anni. Per loro la via per diventare italiano c’è, al compimento del diciottesimo anno di età, dimostrando una serie di requisiti complicati e non sempre facili da dimostrare. Nel 2010sono nati in Italia da genitori stranieri 77.109 bambini, il 13.7% delle nascite.
Spesso i bambini che nascono in Italia non vedranno mai il paese di origine, non ne parlano la lingua e non ne conoscono le tradizioni, ma sono considerati stranieri.

giovedì 2 maggio 2013

L’Aquila tornerà a volare

La case dello studente
Attualità -
Premessa. Sarei felice se il Governo in carica, in un clima di riconciliazione nazionale, mettesse la ricostruzione dell’Aquila come uno dei punti principali della sua attività di Governo.
Fino al 2012 non ho mai messo piede a L’Aquila. Ho visto la città per la prima volta ad Aprile del 2012, circa tre anni dopo il terremoto, e ci sono tornato nei giorni scorsi. Volevo provare a raccontarvi le mie sensazioni sulla città, sulla ricostruzione, sulla vita quotidiana delle persone. Sensazioni positive, anche se, come spiegherò meglio, permangono ancora numerose difficoltà.
Per chi non conosce la città, una rapida descrizione: come molte città dell’Italia centrale, L’Aquila ha un centro storico ben delineato, non enorme ma ricco di monumenti e di storia, sede dei palazzi delle istituzioni, attorno al centro si sviluppa poi una periferia più moderna dove prevalgono le attività commerciali e le zone residenziali. Potremmo dire che nel centro storico le case sono più vecchie e quindi non costruite con criteri antisismici, mentre fuori dal centro le case nuove dovevano essere costruite con criteri antisismici (o almeno avrebbero dovuto esserlo, pensate solo allo scandalo della Casa dello Studente, struttura moderna crollata durante il terremoto). In sintesi, il terremoto ha enormemente danneggiato il centro e ha portato danni di entità minore in periferia.
In sostanza quasi tutti gli abitanti del Centro Storico sono stati costretti ad abbandonare le loro case. Il Governo di allora, guidato da Berlusconi, ha preso alcune decisioni, forse sbagliate, ma va dato atto che ha affrontato il problema. Si è decido di privilegiare la costruzione di nuove case rispetto alla ricostruzione di quelle distrutte. Sono cosi nate le new town, nuovi agglomerati urbani, con case dignitose, ma in aree scollegate e lontane dal centro. Tranne rarissimi casi, tutti gli sfollati abbiano ricevuto una casa, ma questa decisione ha portato ad un generale abbandono del centro storico.
Aggiungiamo un ulteriore elemento: sono stati stanziati molti fondi per l’Aquila, fondi italiani, comunitari, donazioni di privati, ma gran parte di questi soldi sono per così dire bloccati nei meandri della burocrazia, delle gare di appalto, dei controlli. Di fatto, molti soldi stanziati ma pochi cantieri aperti. A peggiorare il tutto, ripicche politiche e mancanza di visione comune tra giunta comunale e giunta regionale, anche nella tragedia sono ricomparse le logiche della contrapposizione politica. Molti danno merito all’ex Ministro Barca, a capo del dicastero della Coesione Territoriale, di essersi notevolmente impegnato per sbloccare e rendere operativi i fondi stanziati.

Immaginate la vita di una città media, che spesso si sviluppa attorno al Corso, alla Piazza del Duomo, al Comune, al passeggio ed allo shopping, si ritrova senza centro. Quando parlo di centro, parlo di piazza, di luogo di incontro, di condivisione, dei luoghi che danno un anima ad una città. Pensate a Roma senza Via del Corso, Piazza Navona, Piazza Santa Maria in Trastevere, pensate a Napoli senza Piazza Plebiscito e Via Toledo, a Firenze senza Piazza della Signoria.
Un anno fa praticamente in Centro era aperto solo il Corso Principale e la Piazza del Duomo, appena ci si spostava nei vicoli, o il deserto, oppure transenne, il tutto circondato da enormi ponteggi. Praticamente, una città morta. Eppure, la città che ci era sembrata morta di giorno, la sera si era improvvisamente riempita di giovani, che, come in mille altre città del mondo, affollavano i locali e pub presenti. Giovani con le loro voci, i vestiti sgargianti, qualche coppietta che si scambiava tenere effusioni, insomma si vedeva un minimo di ritorno alla vita. Tornando all’Aquila esattamente un anno dopo, posso dire che qualcosina è cambiato, qualche negozio ha riaperto, qualche cantiere è in fase avanzata,  i ragazzi in giro per il Corso, la città leggermente più vivace, specialmente la sera. Un minimo di vita urbana, anche se permangono enormi spazi chiusi alla vita pubblica. La mia impressione è che gli attuali residenti delle new town abbiano mantenuto l’abitudine di incontrarsi in centro.
Se ovviamente va accelerata la ricostruzione, forse va preso atto, con tristezza, che alcune parti della città sono difficilmente ricostruibili, ci sono intere zone di case vecchie crollate su altre case ancor più decrepite, non ho competenze in merito ma ad occhio vedo veramente complicata una totale ricostruzione. Ciò non toglie però che va fatto il possibile per salvare il salvabile, e, soprattutto, va ideato un sistema per rimettere in moto l’economia. Andrebbe incentivata una presenza quotidiana, per rendere appetibile alle attività commerciali, il ripristino del loro esercizio.
Ho un paio di proposte: la prima, noi tutti cittadini italiani, dovremmo sosteniamo l’Aquila. Andiamoci, visitiamola, passiamo una notte in albergo, mangiamo nei ristoranti, insomma come possibile sosteniamo l’economia. Voi direte, ma come, fare turismo su una tragedia? Più che di turismo, parlerei di mostrare vicinanza ad una città ferita, parlerei di guardare alle ferite della città con gli occhi della speranza. Si potrebbe pensare di portare le scolaresche a visitare la città, spiegando loro il terremoto ma parlando anche del senso di sostenere moralmente ed economicamente la città.
La seconda. A Roma e Venezia abbiamo il Festival del Cinema, Torino ha il salone del libro, in Puglia la Notte della Taranta, si potrebbe pensare per L’Aquila ad un Festival di rilievo mondiale, per portare turismo ed interesse alla città. Se non sbaglio, la città ha una solida tradizione musicale, possiede un vivace conservatorio, perché non pensare ad un festival di musica classica? Oppure, di musica contemporanea?
Riflessioni, spunti, idee, ma quello che cerco di trasmettervi con queste parole, è che l’Aquila deve restare nei nostri cuori, e che l’Aquila tornerà a volare.

Mario Scelzo