domenica 31 marzo 2013

La scuola italiana è per metà straniera... ma nata in Italia!

ATTUALITA' - Con una consistenza dell’8,4% della popolazione scolastica complessiva, gli alunni stranieri costituiscono una realtà ormai strutturale del nostro Paese. Il 14 marzo scorso il Miur e la Fondazione Ismu (Iniziative e Studi sulla Multietnicità) hanno presentato i principali dati del Rapporto “Alunni con cittadinanza non italiana. Approfondimenti e analisi. A.s. 2011/2012”. Secondo il rapporto gli alunni con cittadinanza non italiana costituiscono una realtà ormai strutturale del nostro Paese. Si è passati, infatti, da 196.414 alunni dell’anno scolastico 2001/2002 (con una incidenza del 2% sulla popolazione scolastica complessiva) alle 755.939 unità del 2011/12 (8,4% del totale). L’aumento più significativo ha riguardato le scuole secondarie di secondo grado. Anche per il 2011/2012 si conferma la tendenza dell’utenza straniera a rivolgersi più all’istruzione professionale (frequentata dal 39,4% del totale degli stranieri) e tecnica (38,3%), seguita a distanza dall’istruzione liceale o artistica (22,3%). Gli alunni con cittadinanza rumena si confermano, per il sesto anno consecutivo, il gruppo nazionale più numeroso nelle scuole italiane (141.050 presenze), se­guono gli albanesi (102.719) e i marocchini (95.912). La Lombardia si conferma la prima regione per il maggior numero di alunni con cittadinanza non italiana (184.592). Seguono il Veneto, (89.367), e l’Emilia Romagna con (86.944), il Lazio (72.632) e il Piemonte (72.053). La principale novità secondo il MIUR è rappresentata dalla crescita degli alunni stranieri nati in Italia. Nell’anno scolastico 2011/2012, gli alunni stranieri nati in Italia sono 334.284 e rappresentano il 44,2% sul totale degli alunni con cittadinanza non italiana. Cinque anni fa erano meno di 200mila, il 34,7%. Nelle scuole dell’infanzia i bambini stranieri nati in Italia sono l’80,4%, più di otto su dieci. Altro cambiamento sociologico importante è dato dalla presenza degli alunni stranieri in alcune scuole, dove si arriva ad una percentuale che supera il 50%.
Brutte notizie invece sul fronte dell'inclusione scolastica dei bambini rom: diminuiscono gli iscritti. Sono 11.899 gli alunni rom iscritti nell’anno scolastico 2011/2012, il numero più basso degli ultimi cinque anni, in diminuzione del 3,9% rispetto al 2010/2011. Un fortissimo calo di iscrizioni si registra già nel passaggio dalla scuola primaria alla scuola secondaria di primo grado, solo la metà degli alunni rom prosegue gli studi pur essendo nella fascia dell’obbligo di istruzione.

mercoledì 27 marzo 2013

M5S, controllori controllati?

Quando all’inizio della Legislatura i deputati a 5 Stelle si sono presentati nelle aule parlamentari, molti giornalisti avevano parlato dello sbarco degli extraterrestri in Parlamento. I “grillini” erano infatti pronti ad aprire i palazzi del potere come una scatoletta di tonno, qualcuno poteva immaginare i futuri deputati e senatori pronti ad impadronirsi del Parlamento. Dopo quasi due settimane invece i giovani del MoVimento sembrano più E.T, spaesati nelle stanze di Montecitorio e Palazzo Madama.
In questi giorni, forse anche per il loro atteggiamento nei confronti della stampa e per il divertimento della rete, qualsiasi cosa fanno i deputati del MoVimento viene ampiamente ripresa e fatta circolare, soprattutto sulla rete.
Vito Crimi che si rilassa al Senato e sembra appisolarsi? Foto messa sui giornali e postata in rete. Deputati e senatori appisolati non sono una novità, sul sito di Grillo era apparso un mosaico di politici rilassati tra i banchi parlamentari. Ma perché questo ci scandalizza, o ci diverte, di più? Semplice, pochi giorni prima lo stesso Crimi aveva detto, anche in maniera sgarbata, che Napolitano era rimasto sveglio durante le consultazioni con il loro Movimento.
Ma questa è una delle ultime gaffe. Dalla laurea di Marta Grande ai pranzi alla bouvette,  dalle conferenze stampa senza dare la possibilità ai giornalisti di fare domande, ai coordinatori della comunicazione in silenzio stampa, dall’sos inviato su twitter perché non trovavano più l’uscita di Montecitorio, alla dichiarazione della Lombardi che parlava di M5S come il partito più votato anche se i dati del Ministero dell’Interno dicono il contrario, fino alla poca produttività visto che non hanno presentato nessuna proposta di legge a fronte delle centinaia di proposte degli altri partiti. E qui ci viene in aiuto l’onorevole Zaccagnini (lo stesso dei pranzi alla bouvette che, non sapendo che il conto lo paghiamo noi cittadini, mangiava a sua insaputa e a nostre spese), sulla sua pagina facebook scrive “La presentazione di proposte di legge ci è stata difficile senza adeguato personale legislativo”, facendo capire, almeno è la sensazione che hanno avuto in molti, che loro da soli non erano in grado di scrivere proposte di legge.
Vorrei però chiarire un punto, oltre ad essere molto divertente occuparci di loro, loro, anche se non vogliono capirlo, ora non sono più cittadini come noi, sono parlamentari della Repubblica. Lo spiega molto bene, a mio avviso, sul suo Blog (http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/ ) Alessandro Gilioli che scrive: “chiunque tu sia, quando sei eletto – fattene una ragione – non sei più un controllore. Sei un controllato.” E prosegue “Gli eletti sono i controllati. I controllori siamo noi – cittadini, giornalisti, blogger, rompiscatole da social media, gente che si incazza al bar o intervenendo a una radio.
Vorrei chiarire un altro punto: non c’è nessun complotto nei loro confronti. I commenti sul blog di Grillo non sono troll, è troppo facile dirlo, sono commenti di gente che non si rispecchia, o non si rispecchia più, nei contenuti del blog. Uno può dissentire, è quella libertà della rete che lo stesso Grillo sbandiera.
Naturalmente non si può solo criticare e devo ammettere che l’intervento di ieri, durante l’informativa dell’ormai ex Ministro Terzi, dell’onorevole Di Battista era un bel discorso, preparato e informato, ponendo al ministro domande serie e circostanziali con molti applausi anche da parte di parlamentari di altri gruppi. Vorrei però ricordare all’onorevole Di Battista, forse troppo emozionato per l’intervento, che loro non sono stati messi lì da un’entità superiore, che i loro elettori sono cittadini come quelli che hanno votato per altri partiti. Basta con questa aria di superiorità come se loro avessero una legittimazione maggiore. Infine se si inizia ricordando, giustamente, l’educazione prima di tutto, non si può chiedere di mandare a casa un Ministro con un gesto della mano inequivocabile, lo può fare Totti sul campo di calcio e diventa uno sfottò, ma non un parlamentare. Un po’ di educazione onorevole.

lunedì 25 marzo 2013

Ma cosa vuole il MoVimento 5 Stelle?

Politica - Senza dubbio se dovessimo dare un giudizio ai governi succeduti in quella che viene chiamata seconda Repubblica questo non sarebbe benevolo. Con vari problemi i governi Amato, Berlusconi, D'Alema e Prodi (in ordine alfabetico) hanno disatteso le aspettative, sembrando, quasi sempre, lontani dai problemi reali della gente puntando a mantenere lo status quo dei privilegi della politica.
Anche l'ultimo governo, quello tecnico guidato dal professor Mario Monti, non è riuscito  pienamente a risolvere una serie di problemi, da una parte la strana maggioranza che doveva sostenere e che più di una volta ha usato veti incrociati per non portare a termine una serie di riforme (pensiamo alla legge elettorale) dall'altra va riscontrata una certa timidezza dello stesso governo per non andare allo scontro aperto con gli stessi partiti che lo sostenevano (pensiamo alla legge sulla corruzione forse troppo morbida).
In questo clima ha preso sempre di più forza l'antipolitica e l'anticasta che ha portato alle ultime elezioni ad un forte astensionismo e all'affermazione del MoVimento 5 Stelle che proprio sull'antipolitica ha costruito la loro campagna elettorale.
Oggi, con una forte divisioni ed una legge elettorale che ha di fatto dato una maggioranza al centro sinistra alla Camera dei Deputati ma un Senato totalmente diviso, il problema di poter dare un governo forte a questo paese non è facile, e questo è stato detto in tutte le salse in questi giorni. Il mandato esplorativo dato da Napolitano pochi giorni fa a Bersani è una strada stretta che il segretario del PD non è detto sia capace di percorrere.
Ma la domanda che gira dalle elezioni ad oggi, e che anche io mi pongo, non è tanto cosa farà il MoVimento di Grillo, quello è chiaro, nessuna alleanza, ma cosa vuole veramente. E' facile stare nelle piazze ed urlare contro la vecchia politica, anche perchè i partiti hanno dato più di un argomento per farsi urlare dietro, cosa ben diversa è stare nelle stanze dei bottoni e proporre cambiamento e discontinuità con il vecchio modo di fare politica. Ho la sensazione che la grande affermazione unita alla frammentazione al Senato è più un problema che una vittoria per Grillo. Facile stare in parlamento e controllare cosa fanno gli altri con la scusa di non volersi sporcare le mani ma con numeri così incerti, davanti alla richiesta di responsabilità chiesto dal Presidente della Repubblica, l'atteggiamento “Con voi non ci parliamo” a cosa porta?
Non votare la fiducia è un diritto sancito dalla nostra Costituzione, non bisogna chiedere al M5S di votare contro le proprie idee e principi, ma sono stati eletti portando un programma e dovrebbero avere l'obbligo rispetto ai propri elettori, e non solo visto che il seggio parlamentare non ha vincoli di mandato, di provare a trovare i modi per poterlo mettere in pratica.
Gli ultimi dati parlano di un'Italia con 4 milioni di poveri, esodati e disoccupati sono una piaga della nostra società, abbiamo bisogno di dare risposte concrete sui conti pubblici per non fare la fine di Cipro. Davanti a questi problemi quali sono le risposte del MoVimento? Come reperire i soldi per il reddito di cittadinanza? Quali misure per il rilancio delle imprese?
Tra i Venti punti del loro programma, che Crimi e la Lombardi hanno anche portato al Quirinale per le consultazioni, ci sono anche delle interessanti intuizioni, come credono di poterli fare diventare leggi dello stato?
Non è un'occasione mancata, pensando proprio alla centralità che deve avere in questa legislatura il Parlamento, il non lavorare insieme per dare risposte concrete? La pregiudiziale dei grillini è sui contenuti o sulle persone? È sulla politica o sui politici?
La domanda di fondo rimane, per il MoVimento la priorità è quella di distruggere la vecchia classe politica, dei vari Bersani e Berlusconi, per sostituirla con la loro, oppure è quella di risolvere i problemi veri di questo paese, iniziando con la moralizzazione di una classe politica che sembra allo sbando.
Grillo vuole ricostruire sulle macerie, ma per quelli che sotto le macerie ci rimangono?
Forse nessuno rispondere a queste mie domande, ma sarebbe utile avere le risposte.

mercoledì 20 marzo 2013

L'elezione del nuovo pontefice e la voglia di comunità

Chiesa- Abbiamo tutti negli occhi le immagini della Messa di inizio pontificato di Papa Francesco, gesti e parole bellissime, che ci hanno colpito e commosso. Potremmo parlarne a lungo, gli spunti sono infiniti, ma vorrei concentrarmi su un elemento particolare, che provo a chiamare voglia di comunità.
Il concetto che vorrei provare ad esprimere è che l’elezione di Francesco ha riacceso una passione comunitaria, un gusto per lo stare insieme, una gioia che nasce dall’incontro e non dall’isolamento. Ieri ero in Piazza San Pietro, e si percepiva un clima di festa, un sentimento di comunione pur tra genti differenti, provenienti da molti paesi del mondo. La mia tesi è che la gente ha voglia di comunità, ha voglia di eventi che creino comunione, e che l’inizio del Pontificato di Bergoglio sia portatrice di un clima di comunione.

Mi scuserà il grande sociologo Zygmunt Bauman se condenso il suo pensiero in poche righe. Bauman ha coniato l’espressione modernità liquida, per sintetizzare come nella nostra epoca siano crollate le solide certezze del Novecento. Penso alla solidità della Chiesa, della Famiglia, del Partito come luogo di incontro, dei Sindacati, luoghi o reti che erano punti fermi per la vita di tanti, certezze, luoghi di incontro e discussione, basi solide su cui costruire una vita. Anche il luogo di lavoro era spesso una certezza, sembra che parlo del medioevo ma i nostri genitori spesso hanno svolto per tutta la vita lo stesso lavoro. Si intende per modernità liquida il crollo o comunque l’allentamento dei legami e delle reti sociali, oggi tutto è precario, è temporaneo, dal lavoro quando c’è, alla famiglia non più cosi solida, dei partiti non ne parliamo, anche la Chiesa ha subito questo processo. Si sono allentate le reti sociali, quelle che tengono insieme una Nazione, una Comunità, questo contribuisce al senso di disagio che spesso accompagna le giovani generazioni.

Questo clima è amplificato dai social network e dai nuovi media, che tendono a farci vivere come tante isole separate, oggi la tecnologia ci permette di connetterci senza incontrarci. Non voglio demonizzare i social network (ne sono un grande fruitore, poi se mi state leggendo lo state facendo probabilmente su un computer), che hanno un grande valore di condivisione, di mettere in rete, ma c’è il pericolo che possano contribuire ad aumentare la solitudine di tanti. Il quadro che emerge, per fare un esempio, quello che Weber chiamerebbe un tipo ideale, è di un adolescente con una famiglia di genitori separati, che passa ore davanti ad un Pc e non ha legami concreti con un gruppo, una associazione, un partito, una comitiva.

Vi starete chiedendo, cosa c’entra questo col Papa?

C’entra, perché il clima di festa di questi giorni ci ha fatto uscire di casa, ci ha fatto incontrare, ci ha fatto parlare, scambiare opinioni, ci ha fatto gioire, ci ha fatto ritrovare insieme. Credo che il mondo moderno ha bisogno di incontro, di comunità, di gente che si guarda in faccia, ed eventi come l’inizio Pontificato hanno il potere di vincere la nostra pigrizia e di farci superare l’istinto di solitudine, per poter fare festa insieme.

L’ultima riflessione. Oggi le Piazze rischiano di scomparire, soppiantate dai moderni centri commerciali, luoghi spesso anonimi ed isolati, in periferia, luoghi inaccessibili agli anziani, lontani dai bambini. Luoghi che io sento freddi, come a volte può essere fredda la Piazza virtuale dei social network, se poi non è accompagnata dall’incontro reale.

Ci siamo invece incontrati in Piazza San Pietro, uno dei luoghi più belli del mondo, ma, in generale, quanto sono belle le Piazze delle nostre Città Italiane ed Europee, piazze che sono luoghi di incontro, spazi aperti e condivisi, luoghi belli nel cuore della città, dove magari seduti al tavolino del Bar si parla, si legge il giornale, si discute, piazze spesso abbellite da una Basilica. Penso alla festa della Domenica, con le sane abitudini che si stanno perdendo come il partecipare prima alla messa e poi la sosta in Pasticceria per rendere più appetitoso il pranzo domenicale con tutta la famiglia. Piazze che sono luoghi di incontro, scrivo da Roma, pensate alla bellezza di Piazza Navona, di Campo dei Fiori, di Santa Maria in Trastevere, di Santa Maria Liberatrice, pensate a quanti ricordi evoca Piazza San Giovanni per credenti e non credenti.

Ben venga allora un Papa che ci riporta nelle Piazze e che ci richiama ad una dimensione comunitaria della vita. Il suo richiamo di oggi a prendersi cura dei deboli, dei piccoli, degli anziani, è un ennesimo richiamo al vivere non come singoli individui, ma come cittadini del mondo, membri di una Comunità.

Mario Scelzo



martedì 19 marzo 2013

Il metodo Grasso

POLITICA - Bisogna ammetterlo. Anche considerando tutti i limiti, anche politici, che ha il MoVimento 5 Stelle, si deve riconoscere che almeno un po’ ha scardinato un modo di fare politica. Non rispondono ai giornalisti, almeno a quelli italiani, organizzano conferenze stampa per poi non accettare domande, invocano la trasparenza anche se non sempre sembra che siano i primi ad esserlo (la riunione di sabato nella quale si doveva decidere l’elezione del presidente del senato non è stata trasmessa sul web ma ci è stata raccontata da qualche giornalista appostato dietro la loro porta), questi “marziani” sbarcati a Montecitorio e a Palazzo Madama hanno messo all’angolo i partiti, che però, anche questo bisogna riconoscerlo, hanno risposto, almeno in parte.
Alle parlamentarie organizzate su internet, ma accessibili solo agli iscritti al movimento, il centro sinistra ha risposto con i gazebo per le primarie. Le liste pulite del MoVimento hanno costretto i partiti tradizionali a smacchiare almeno un po’ le loro liste e con Scelta Civica del Senatore Monti a presentare liste pulite.

Mafia. Confermati gli ergastoli per gli assassini del piccolo Giuseppe Di Matteo

ATTUALITA' - «Ho ucciso Giovanni Falcone. Ma non era la prima volta: avevo già adoperato l'auto bomba per uccidere il giudice Rocco Chinnici e gli uomini della sua scorta. Sono responsabile del sequestro e della morte del piccolo Giuseppe Di Matteo, che aveva tredici anni quando fu rapito e quindici quando fu ammazzato. Ho commesso e ordinato personalmente oltre centocinquanta delitti. Ancora oggi non riesco a ricordare tutti, uno per uno, i nomi di quelli che ho ucciso. Molti più di cento, di sicuro meno di duecento

Con queste parole Giovanni Brusca si è assunto le sue terribili responsabilità (Giovanni Brusca, dichiarazione tratta dal libro Ho ucciso Giovanni Falcone, di Saverio Lodato, Mondadori). Giuseppe Di Matteo fu rapito il 23 novembre 1993, quando aveva 12 anni, al maneggio di Altofonte da un gruppo di mafiosi che agivano su ordine di Giovanni Brusca, allora latitante e boss di San Giuseppe Jato. Ieri a Palermo sono stati finalmente confermati dalla Corte d'Assise d'Appello di Palermo, presieduta dal giudice Roberto Murgia, i cinque ergastoli inflitti in primo grado per l'omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santino, ucciso e poi sciolto nell'acido a 14 anni l'11 gennaio 1996 dopo dopo 779 giorni di prigionia.

lunedì 18 marzo 2013

Che sensazione di leggera follia. I primi giorni di Papa Francesco

Chiesa- Non si è ancora formalmente insediato. Non è passata nemmeno una settimana. Non possiamo ancora dire di conoscerlo, di averlo compreso, inquadrato, ma diciamocelo, Papa Francesco ha già conquistato tutti. Vorrei provare a spiegare il perché, o quantomeno vorrei provare a dare la mia interpretazione.
 

Diciamocelo onestamente, non avevamo molta fiducia nei Cardinali Elettori. Età media attorno ai 75 anni, qualcuno con problemi di salute, insomma li vedevamo come una realtà in parte lontana dalla vita reale della gente, dalle problematiche della Chiesa. Si parlava di scontri, fazioni, si temeva un conclave lungo sintomo di divisioni, eppure prima sorpresa i Cardinali hanno scelto un Papa seppur  non giovanissimo, giovane nello Spirito. (E, perdonatemi la parentesi politica, ma una assemblea di anziani ha con saggezza ed in poco tempo compiuto una ottima scelta, mentre vediamo un paese politicamente bloccato tra mille veti incrociati).
 

Una volta eletto Papa, di primo impatto ci ha colpito la sua simpatia e semplicità. Banalmente, potremmo pensare che queste due caratteristiche sono doni innati. Se in parte è vero, essere semplici e simpatici è una scelta, una volontà personale. Bergoglio è un Gesuita, i gesuiti sono famosi per il loro rigore teologico e la loro cultura, ma appare evidente la volontà di Francesco di presentarsi con parole semplici, di impatto immediato. Come hanno sottolineato in molti, soprattutto i pellegrini che hanno avuto la fortuna di incontrarlo, Francesco si presenta più come un Parroco che come il Papa. Quei bravi parroci che conoscono ad uno ad uno i loro fedeli, che alla fine della messa li salutano, che sanno vita morte e miracoli dei loro parrocchiani, che vivono per la parrocchia. (E qui, scusate la parentesi familiare, non posso non pensare a mio Zio Enzo, parroco per quasi 70 anni nella Parrocchia di San Domenico a Salerno, persona che a dieci anni di distanza dalla sua morte è ancora ricordato con enorme affetto da tutti).
 

Ha colpito molti il suo rifiuto, quasi fastidio, per gli elementi della tradizione e della pomposità del ruolo. Mi spiego. Ha rifiutato la macchina ufficiale, si è vestito nel modo più semplice possibile, è uscito a salutare i pellegrini, infrangendo regole consolidate sia per la sicurezza, sia per la tradizione. Non vedo la sua come una critica ai predecessori, non penso sia un segno di disprezzo verso la tradizione, credo voglia con i suoi gesti sottolineare l’essenzialità della fede cristiana. In questo senso si richiama davvero a San Francesco ed al suo vivere il Vangelo Sine Glossa (senza aggiunta). Ha colpito me e tanti la sua frase “Come vorrei una Chiesa Povera tra i Poveri”, frase che simboleggia il richiamo ad una Chiesa meno istituzione di potere e più Casa di Dio tra le genti, Casa aperta ai poveri.
 

Tutti questi elementi hanno contribuito a creare un clima di simpatia, ma direi di festa, di gioia condivisa nella Comunità Cristiana. E’ come se si fosse riaccesa una fiamma nel cuore di tanti, che vivevano la loro fede magari in maniera spenta, dimessa, quasi sottotraccia. Pare invece esserci nell’aria un nuovo entusiasmo che ha contagiato tanti, una nuova linfa vitale che percorre il popolo dei fedeli. Non sappiamo questo cosa comporterà, ma è sicuramente un fatto positivo. Aggiungo, per quel poco che ho visto di persona, Papa Francesco ha conquistato anche tanti non credenti, o soprattutto tanti credenti che si sentivano però distanti dalla Chiesa come Istituzione, e questo è sicuramente un fatto positivo.

E non è passata neppure una settimana……..

In chiusura, queste riflessioni potrebbero sembrare un elogio a Francesco e di conseguenza una bocciatura dei suoi predecessori. Non è affatto così, ognuno ha avuto il suo ruolo, il suo valore, la sua importanza, ognuno ha interpretato il suo tempo, ma è un tema lungo….che sarà trattato nel prossimo articolo.

Mario Scelzo

sabato 16 marzo 2013

A Firenze la XVIII "Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie"

ATTUALITA' - Mentre sui principali quotidiani riecheggia la condanna a 12 anni di reclusione dell'ultraottantenne Gaetano Riina, fratello del più famoso bos Totò,  si sta svolgendo oggi a Firenze la diciottesima edizione della "Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie", promossa dall'associazione Libera e Avviso Pubblico. La Giornata della Memoria e dell'Impegno ricorda tutte le vittime innocenti delle mafie. Oltre 900 nomi di vittime innocenti delle mafie, semplici cittadini, magistrati, giornalisti, appartenenti alle forze dell' ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici e amministratori locali morti per mano delle mafie solo perchè, con rigore e coerenza, hanno compiuto il loro dovere. 'Ma da questo terribile elenco - sottolinea Libera - mancano tantissime altre vittime, impossibili da conoscere e da contare'.
Sempre a Firenze centinaia di familiari delle vittime della mafia hanno partecipato ieri sera alla veglia interreligiosa che si e' tenuta nella basilica di Santa Croce a Firenze sempre per iniziativa dell'associazione Libera. Alla celebrazione ha partecipato il vescovo di Fiesole, Mario Meini e, tra gli altri, anche l'imam di Firenze Izzedin Elzir. Una lunga processione di familiari delle vittime ha fatto risuonare nella basilica il nome di ciascuno dei morti per mano della mafia.

La pagina del sito di libera sull'evento

Il sito ufficiale dell'Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia

16 marzo 1978, Aldo Moro veniva rapito dalla Brigate Rosse

NEWS DALLA STORIA - 35 anni fa veniva rapito in via Fani a Roma l'allora presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro. Tutti i componenti della sua scorta, Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera, Francesco Zizzi e Raffaele Iozzino, vennero trucidati dalla follia brigatista. Ieri, giorno della prima seduta del Parlamento, il deputato Antonio Leone, nel suo discorso inaugurale, ha voluto ricordarlo in questo modo: "Permettetemi, in conclusione, di condividere con voi un solo ricordo, non retorico né formale. Ricorre domani l’anniversario del sequestro di Aldo Moro e dell’assassinio degli uomini della sua scorta. Era il 16 marzo 1978. Qualcuno dei presenti non era neanche nato; altri, come me, erano giovani". Compromesso storico, eversione, stato di diritto, trattativa, partito della fermezza.
Chissà quanti tra i giovani eletti hanno idea di cosa abbia rappresentato per il nostro Paese la figura di Moro come uomo politico e non solo. Chissà quanti sanno qualcosa del terrorismo e degli anni di piombo che insanguinarono le strade di tante città italiane. Chissà quanti ricordano il decisivo discorso pronunciato dall'on. Moro in Parlamento dopo l'emersione dello scandalo Lockeed, in cui diversi onorevoli e membri del Governo furono accusati di corruzione. "Non ci faremo processare nelle piazze", affermò Moro in quell'occasione. Per Moro la giustizia doveva fare il suo corso nelle aulee giudiziarie e non nel Parlamento, tanto meno nelle piazze, dove il demagogo di turno poteva facilmente far coincidere protesta e consenso. QUesto il Moro-Pensiero. E'inevitabile pensare alla streatta attualità di tutto ciò. Per la prima volta un movimento di protesta raccoglie trasversalmente, da sinistra a destra, i voti di protesta dell'antipolitica e li trasforma in consenso elettorale. Per la prima volta un gruppo parlamentare inscena una protesta nel palazzo di Giustizia. Davvero le parole di Leone appaiono opportune "L'impegno di tanti che si sono battuti per difendere la nostra democrazia e le nostre istituzioni ci guidi a fare il meglio per l'Italia a partire da oggi".

Per approfondire:
La bibliografia completa sul "Caso Moro"

giovedì 14 marzo 2013

Lo Spirito soffia dove vuole, l'elezione di Papa Francesco

Chiesa- Alzi la mano chi si aspettava l’elezione al Soglio Pontificio del Cardinal Bergoglio. Esperti, commentatori, Vaticanisti, tutti erano concordi: avremo un Papa Giovane. Ognuno di noi ha letto le rose dei papabili, qualcuno di noi ha fatto ipotesi per gioco (io ad esempio puntavo sul brasiliano Sherer), tutti ci siamo improvvisati esperti e ci aspettavamo la Fumata Bianca tra Giovedi e Venerdi. Ora, il Conclave ha mostrato veramente la piccolezza dei nostri ragionamenti rispetto alla grandezza dello Spirito Santo. Questo Conclave ci mostra come la Chiesa non possa essere interpretata secondo le logiche umane e materiali, ma va vissuta appunto come una entità spirituale.
Da credente, mi rallegro per la scelta del Cardinale Bergoglio, che ora tutti mostrano di conoscere ma che oggettivamente era ai più sconosciuto. E’ risultato subito simpatico, umile, cosciente delle grosse responsabilità a cui va incontro. Ho trovato veramente bella e commovente la sua richiesta, appena eletto, di pregare per lui, di ricevere dalla benedizione dalla Piazza, una Piazza San Pietro che in quel momento rappresentava tutta la Chiesa Mondiale.
Potremmo parlare a lungo su quali sono le sfide, le priorità del suo magistero. Aspettiamo. Ma già qualcosa la possiamo dire. La scelta del nome, Francesco.
Francesco evoca per chi crede, ma direi anche per chi non crede, l’immagine di una Chiesa Viva, vicina ai poveri, una Chiesa che è testimonianza e non lusso, che è vicinanza e non potere, una Chiesa che è umiltà e non arroganza. Francesco d’Assisi uomo di pace, di dialogo con le altre religioni, uomo vicino ai poveri, uomo amico di tutti, ma, forse, vorrei sottolineare, alla Chiesa di oggi serve l’esempio di Francesco nella Chiesa di San Damiano. Probabilmente conoscete la vicenda, se non la conoscete vi consiglio una ricerca in merito, ma potremmo sintetizzare “ .. Verso il 1205 Francesco scende a san Damiano spesse volte, mentre si reca a Foligno per il commercio delle stoffe. A san Damiano interroga Dio; e un giorno Dio gli risponde. Sulla fine del 1205 o agli inizi del 1206, il Crocifisso gli parla: “Francesco va’ e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina”. Forse è eccessivo parlare di Chiesa in rovina, ma tutti abbiamo ben presenti gli scandali che da qualche anno accompagnano il pontificato: lotte interne alla Curia, il cosiddetto Wikileaks, i Corvi, le vicende della pedofilia, il carrierismo e le dispute interne a cui spesso ha fatto riferimento Benedetto XVI. Non mi dilungo, ma l’augurio è che il novello Francesco, come il Santo di Assisi, possa riparare la Chiesa in rovina.
C’è però un altro Francesco, che considero importante per il futuro del Pontificato. San Francesco Saverio, Gesuita come l’attuale Pontefice, e missionario Spagnolo. Viene considerato uno degli evangelizzatori dell’Asia. Ha portato la Parola di Dio a Taiwan, cioè l’attuale Cina, è passato per Goa, l’attuale India, poi in Malaysia, i suoi discepoli sono arrivati in Giappone. Penso questo ci aiuta a comprendere l’universalità della Chiesa Cattolica. Il Vescovo di Roma presiede nella carità, come detto ieri da Bergoglio, le tante Chiese sparse nel mondo. Tanto più oggi è fondamentale confrontarsi con la grande Asia, terra dove il Cristianesimo è minoranza ma dove vivono belle realtà, che testimoniano la fede in contesti difficili, penso alla Cina ed al Pakistan, e dove sono presenti paesi di grande tradizione cattolica come le Filippine.
 Torniamo a Bergoglio, abbiamo un Papa Argentino, eletto a Roma, che si ispira ad un Santo della Carità, e ad un evangelizzatore in terre lontane. Un Papa che da Roma nella carità abbraccia il mondo. Mi sembra un ottimo programma per un felice e fruttuoso pontificato.

Mario Scelzo

martedì 12 marzo 2013

#BersaniFirmaqui rimborsi elettorali e la sfida di Grillo

Sicuramente i rimborsi elettorali, non chiamiamoli finanziamenti pubblici visto che un referendum del 93 li ha tolti e il Parlamento ha pensato ad una legge ad hoc per riproporli sotto un altro nome, sono necessari ai partiti politici non solo per condurre la campagna elettorale, ma anche per mantenere una struttura partitica più o meno complessa. Un grande partito infatti da lavoro a centinai di persone, addetti stampa, segreterie, centralinisti e via dicendo, persone che, se il partito non avesse soldi, non avrebbero un lavoro. Per questo, a mio avviso, un aiuto da parte dello stato verso il mantenimento ed un aiuto economico dei partiti tradizionali, non è assurdo. Detto questo però, abbiamo visto negli ultimi anni, pensiamo solo al caso Lusi della Margherita o alle spese della Lega Nord, che quei soldi non erano stati usati per la campagna elettorale ne tantomeno per far fronte alle spese del partito. Per questo le persone, vedendo il grande spreco di soldi pubblici, unito da stipendi generosi dei parlamentari e da un costo della “casta” sempre maggiore, chiede, ed in questo senso il voto verso Grillo ed il suo movimento, una maggiore trasparenza e moralità della politica. Grillo è diventata l’icona della lotta contro la vecchia politica, fatta di affari e di banche, di spreco di soldi pubblici e pregiudicati seduti in Parlamento, tanto che l’immagine che da il MoVimento 5 Stelle non è quello di voler-poter governare in questa legislatura con una maggioranza di centro sinistra, ma quello di fare macerie della vecchia classe dirigente che ci ha portato nella situazione in cui ci troviamo in questo momento.
La partita dei rimborsi elettorali si è aperta dentro il Partito Democratico in queste ore. Il tema non è presente negli 8 punti di Bersani votati nella direzione del PD, che parla più in generale di una riforma radicale dei partiti e di trasparenza. “Se Bersani agli otto punti aggiungesse l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti non farebbe alcun atto di demagogia ma di serietà.” È stata, solo qualche giorno fa, la dichiarazione del sindaco di Firenze, e primo competitor del segretario all’interno del PD, Matteo Renzi, che sembra stia preparando un intero dossier sui costi e sprechi del suo partito. Ma non è solo Renzi a riflettere intorno a questo tema, Peppe Civati, considerato vicino al segretario rilancia “La questione dei costi e dei finanziamenti della politica sono considerati prioritari per molti elettori, c'è l'opportunità di intervenire sui rimborsi elettorali e Bersani dovrebbe essere più esplicito e più dichiarato nell'abolirli e arrivare a una soluzione completamente diversa rispetto a questo regime di automatismo rispetto ai voti.”
Ma la polemica è uscita dai binari del PD per essere rilanciata anche da Grillo. Ieri l’ex comico genovese ha lanciato un appello al leader del centro sinistra dal suo blog, “Il MoVimento 5 Stelle” scrive Grillo sul suo blog “rinuncia ai contributi pubblici, previsti dalle leggi in vigore, per le spese sostenute dai partiti e dai movimenti politici e non richiederà né i rimborsi per le spese elettorali, né i contributi per l'attività politica. Si tratta di 42.782.512,50 di euro che appartengono ai cittadini, anche in virtù di un referendum. Il M5S li rifiuta esattamente come per le elezioni amministrative. Le spese per la campagna elettorale sono state integralmente sostenute grazie ai contributi volontari raccolti e verranno comunque rendicontate. Il MoVimento 5 Stelle, anche tramite i propri eletti, svolgerà ogni azione diretta ad assicurare che i contributi ad esso spettanti non vengano erogati ad altre forze politiche, ma trattenuti all'Erario”. A parte che in questi giorni in molti hanno sostenuto che il MoVimento non ha diritto, secondo la legge, ai rimborsi, anche se la sensazione è quella che comunque avrebbero rinunciato, ora la palla passa a Bersani. Grillo ha anche preparato una lettera nella quale Bersani chiede la rinuncia ai rimborsi e subito è partito l’astag #BersaniFirmaqui su twitter.
Probabilmente la rinuncia di quei soldi non porterà Grillo a pensare ad una alleanza con Bersani, ma potrebbe essere visto da molti come segno di buona volontà, soprattutto in questo momento di crisi economica. Ma questo non basterebbe. I partiti dovrebbero avere dei bilanci trasparenti e consultabili facilmente dagli elettori. Dovremmo sapere anche se ci fossero finanziatori privati.  Squinzi, il Presidente di Confidustria, ieri ha ricordato che lo Stato italiano ha 71 miliardi di debiti verso le piccole aziende, magari quei rimborsi potrebbero essere usati per coprire parte di quei debiti.

martedì 5 marzo 2013

L'impasse istituzionale

POLITICA -  È passata la prima settimana dalle elezioni e gli occhi sono tutti puntati su quello che farà il MoVimento 5 Stelle. Prima i cronisti si sono accampati davanti alla villa di Grillo con la speranza di poter avere qualche dichiarazione, ma lui con i giornalisti italiani non parla, poi tutti davanti ad un hotel romano dove si sono riuniti i neo deputati per discutere di organizzazione, ma anche da qui nessuna dichiarazione degna di nota.
Prima di proseguire una piccola premessa: se durante la precedente legislatura i governi che si sono succeduti e le maggioranze che li avevano sostenuti si fossero impegnati a mettere mano al Porcellum, dando all’Italia una legge elettorale seria che garantiva al partito o coalizione che prendeva più voti una maggioranza per poter governare questo paese, oggi avremmo avuto probabilmente un Governo e i neo deputati grillini non sarebbero l’ago della bilancia per una legislatura che già prima di insediarsi si mostra frammentaria e condannata a non durare.
Detto questo bisogna sottolineare come la crisi istituzionale che si sta aprendo in questi giorni è profonda e che una soluzione facile non sembra alla portata di mano, soprattutto pensando al fitto calendario che si apre nel prossimo mese.

venerdì 1 marzo 2013

Ora i politici pensino a noi, appello a Bersani, Grillo e al nuovo Parlamento

POLITICA - Le elezioni di domenica e lunedì hanno fotografato un’Italia divisa. Oltre al netto successo del Movimento 5 Stelle bisogna prendere atto della forte astensione (oltre ai molti che nell’urna hanno messo una scheda bianca o nulla). Il prossimo Parlamento sarà completamente diviso. La legge elettorale, criticata da tutti ma alla fine non cambiata per interessi di bottega, ha dato una netta maggioranza al centro sinistra alla Camera (prima coalizione e relativo premio), mentre il Senato è completamente diviso (mi hanno fatto riflettere che un solo voto in più in Lombardia ha un peso maggiore di decine di migliaia di voti in regioni come le Marche), dando all’Italia non solo un senso di assoluta ingovernabilità ma anche di totale instabilità.