venerdì 20 giugno 2014

Politica in pillole (Renzi, le riforme e il ruolo di Forza Italia, dell'M5S e di SeL)

POLITICA - A mio parere, tre sono le notizie rilevanti della attualità politica. Il dialogo sulle riforme  tra Pd e Forza Italia, il presunto dialogo M5S-PD, e la crisi in atto dentro Sel. Proverò a procedere con ordine, anche se ritengo tutti e tre gli eventi legati da un filo comune: la nettissima vittoria del Pd in generale, ma soprattutto di Renzi in particolare, ha definito il quadro politico e chiarito a tutti gli interlocutori che al 99% questo Governo durerà a lungo, forte di un ampio consenso popolare.

Questa considerazione spinge tutti gli attori politici ad accelerare le proprie mosse, o comunque a cambiare prospettiva non ritenendo più praticabile un ritorno rapido alle urne.

Partiamo da Forza Italia. Uscito con le ossa rotte dalle recenti elezioni europee, il partito di Berlusconi vive una fase di turbolenza interna, in una lotta tra correnti figlia a mio parere della debolezza del leader. Forza Italia non ha nessun interesse a tornare rapidamente al voto, ma allo stesso tempo per non scomparire dal campo di gioco ha interesse ad accreditarsi come interlocutore per le riforme. Un accordo a tutto campo con Renzi sia sulle Riforme sia sulla Legge Elettorale permetterebbe a Berlusconi di accreditarsi come persona che ha a cuore il bene del paese, e consentirebbe al CentroDestra (discorso che vale anche per Alfano) di riorganizzarsi e di recuperare credibilità in vista di future tornate elettorali.

Discorso simile per Grillo. Il Movimento ha avuto una batosta elettorale, perdendo 3 milioni di voti e 4 punti percentuali. Non è da buttare via il 21% conseguito, ma se si fa campagna elettorale al motto di vinciamo noi, e se il leader promette di ritirarsi in caso di sconfitta e poi non lo fa, questo risultato seppur buono viene percepito come una sconfitta.

Dopo aver provato in tutti i modi a negare la sconfitta e dopo aver dato le colpe della sconfitta non a se stessi ma agli italiani, il Movimento ha apparentemente cambiato strategia. La mia lettura è la seguente; Grillo è per me totalmente incapace di un qualsiasi ragionamento utile al paese, ma non è scemo. Sa che non può continuare a vita il giochetto del salire sui tetti, del gridare oltrehitler, della opposizione che sa dire solo no, specie di fronte ad un leader come Renzi che piaccia o no è comunque dinamico ed abile nel vendere bene le sue iniziative.

Insomma Grillo, per paura di scomparire o di mantenere la guida solo di un manipolo di Dibattisti pronti a dire W Grillo Bravo Grillo, chiede di tornare in gioco nel tavolo delle riforme. I giornali hanno parlato di apertura, a me sembra un ricatto. In sintesi M5S dice a Renzi, dacci i tuoi voti di maggioranza, per far approvare una legge elettorale proposta da noi, che siamo una minoranza. Inoltre, dopo aver fatto perdere un anno di tempo al paese, e dopo aver rifiutato ogni proposta di dialogo (ricordo lo streaming Renzi-Grillo col secondo che dice, ti do un minuto, non ho tempo da perdere con te), ora M5S chiede fretta.

Immagino Renzi sia abbastanza furbo e scaltro da andare all’incontro, ascoltare quello che il Movimento ha da dire, e poi dire, scusate, ma potevate pensarci prima. Aggiungo anche che se per un anno chiami il Premier Ebetino o Renzie, è poi difficile che tu possa sedere con credibilità al Tavolo delle Riforme.

Veniamo a Sel. Non è di ieri una divisione tra una parte del partito che guarda ad esperienze di sinistra più radicale (per capirci in direzione Rifondazione), ed un’altra che guarda comunque al socialismo europeo ed al Pd. Già Gavino Pala ha scritto rispetto alla Lista Tsipras ed alleprospettive dopo il voto, non mi dilungo

La novità di questi giorni è che la spaccatura è ufficiale. Mentre Vendola e Fratojanni restano ancorati alla opposizione, Migliore ed altri compagni di viaggio lasciano il partito dichiarando di fatto di guardare al Pd ed al Governo come interlocutori credibili. Non credo che Migliore voglia entrare al Governo, credo però voglia costruire una realtà di sinistra di respiro europeo, a vocazione governativa e per questo non può fare a meno di confrontarsi col Pd, partito di CentroSinistra, alleato con Sel in molte realtà locali e attualmente espressione della quasi maggioranza degli italiani.

Nello specifico (e qui mi sbilancio, io sto con Migliore), i fuoriusciti da Sel contestano il mancato appoggio al Decreto Irpef. In pratica dice Migliore, come possiamo noi di sinistra opporci ad una norma che dà 80 euro al mese ai redditi bassi? Una delle norme più di sinistra approvate da un Governo negli ultimi 20 anni?

Io vedo una netta demarcazione tra una sinistra radicale capace di dire solo no, di dire io sarei più capace, io governerei così, ma incapace di rendersi conto che lo spazio politico è limitatissimo e bene che va se si raggiunge un 5%, del tutto inutile senza alleanza. Poi vedo la sinistra di Migliore, che magari ipotizzo potrebbe anche costruire una casa comune con Cuperlo e l’attuale minoranza Pd, per portare al Governo le istanze della Sinistra, e per spostare l’asse attuale del Pd più verso sinistra. Insomma, sapersi accontentare, essere dentro per cambiare e non fuori per urlare.

Mario Scelzo

giovedì 12 giugno 2014

Mineo, l'autosospensione di 13 senatori e l'ennesimo autogol del PD

POLITICA - Forse il PD ha bisogno di litigare per sentirsi vivo. Al PD non serve vincere le elezioni (anzi stravincere le europee), conquistare comuni e regioni, essere il primo partito in Europa, il PD ha bisogno di scontri, dissensi interni, malumori, veti incrociati, autosospensioni e franchi tiratori per sentirsi vivo.

E solo in quest’ultimo anno di ci hanno deliziato con autogol impressionanti come i 101 che non hanno votato Prodi Presidente della Repubblica, o la conferma della fiducia ad Alfano o alla Cancelieri.

Ma in queste ore vogliono continuare a dimostrarlo con due episodi importanti.
Alla camera passa un emendamento (a scrutinio segreto) della Lega, con parere contrario del governo, sulla responsabilità civile dei giudici. Il PD alla Camera ha da solo la maggioranza dei seggi, quindi basterebbe votare compatti per affossare l’emendamento. Invece l’emendamento passa e si contano almeno una trentina di deputati del PD che nel segreto del voto appoggiano l’emendamento. Renzi, dalla Cina, dirà che il pasticcio verrà risolto al Senato, stare a vedere, anche perché il secondo esempio arriva proprio dal Senato.

Corradino Mineo, Senatore dissidente del PD, che in più occasioni ha espresso il suo parere contrario sull’Italicum e sulla riforma del Senato, viene tolto dalla Commissione Affari Costituzionali, dove queste due norme sono in discussione, e sostituito con Zanda (più filo governativo del collega).

Qualcuno ha parlato di dittatura e decisionismo di Renzi e tirato in ballo la Costituzione ricordando che non c’è vincolo di mandato per il parlamentare.


L’autosospensione di 13 senatori del PD pone ora il governo sulla graticola rischiando di non avere più i numeri necessari per governare.

Tutto questo suggerisce, a mio avviso, alcune riflessioni. Partendo dal bisogno impellente di fare quelle riforme costituzionali che ci promettono da anni (e che ad oggi bisogna ammetterlo solo Renzi ha provato a fare) il problema è il metodo. Renzi, che al Nazzareno contratta le riforme con Berlusconi, perché non ascolta la parte del suo partito, minoritario e sconfitto alle primarie, per apportare cambiamenti importanti che potrebbero migliorare sia il Senato che l’Italicum (sicuramente due brutte leggi)? E dall’altra parte, perché dopo le votazioni fatte nella direzione e nelle assemblee parlamentari che hanno deciso la linea del partito Mineo e gli altri 12 senatori non decidono di prendere atto che la maggioranza del proprio partito ha deciso una linea diversa dalla loro?
Ha senso far cadere il governo in questo momento (soprattutto pensando che il PD di Renzi ha conquistato più del 40% alle Europee) ed andare alle elezioni anticipate con una legge elettorale forse anche peggio del Porcellum (visto la totale assenza di premio di maggioranza nessuno avrebbe i voti per governare neanche più in una sola camera)?

Intanto aspetto il prossimo autogol del PD che è sempre più divertente di quello precedente.

lunedì 9 giugno 2014

Renzi tra Europa e scandali

POLITICA - Le elezioni sono passate, sappiamo tutti come sono andate e già sono stati scritti fior fior di commenti, quindi non aggiungerò la mia analisi ma vi invito a guardare al futuro.

Il dato politico che emerge dalle elezioni europee è che abbiamo un Presidente del Consiglio di fatto investito da una ampissima legittimazione popolare (vuoi per merito suo, vuoi per incapacità degli avversari), abbiamo una coalizione di Governo con una leadership fortissima del Pd, ed abbiamo un leader italiano che può parlare in sede europea forte di un ampio seguito nel paese.

Sintetizzando, se non ci saranno grandi scossoni Renzi ed il Pd governeranno per altri tre anni abbondanti, alleati con quel che resta delle macerie di Scelta Civica e con un NuovoCentroDestra che non esce bene dalle urne e non credo abbia voglia di tornarci. Forza Italia è lacerata da lotte interne, ed il Movimento 5 Stelle piuttosto che compiere una sana autocritica rispetto ai numerosissimi errori compiuti, è ripartito con lo sterile ritornello del complotto, del Renzie, degli 80 euro, delle scie chimiche, insomma nulla di nuovo.

Diciamolo, Renzi ha in mano il paese.

Ma attenzione. Parlo a titolo personale ma credo di interpretare il pensiero di molti. Il fatto di aver sostenuto Renzi (come tanti, ho ritenuto una minaccia per la democrazia una affermazione del M5S) non vuol dire che l’ex Sindaco di Firenze è immune da critiche, non vuol dire che controlleremo il suo operato.

In particolare, personalmente sono sensibile al tema della lotta alla disoccupazione, dove fino ad ora non si vedono frutti, e soprattutto molti sono preoccupati dai numerosi scandali che scuotono la vita politica ed imprenditoriale, parlo specialmente dei casi Expò a Milano e del Mose di Venezia.

Va detto che a parole il Presidente è stato molto duro sulle vicende in corso, e trovo positiva sia la nomina di Cantone alla guida del controllo degli appalti dell’Expo, sia il fatto che il Pd abbia votato a favore dell’arresto del proprio deputato Genovese.

Credo che molto del giudizio futuro che daremo di Renzi, passerà dalla capacità di tradure le belle parole in fatti concreti.

Va fatta una distinzione. Subito i grillini hanno alzato la voce e gridato “avete visto, avete votato un partito di ladri, questa è la classe dirigente del Pd etc….”. Non sono affatto d’accordo, primo perché le responsabilità sono dei singoli, ma soprattutto, ed è la chiave del mio ragionamento, non possiamo dare a Renzi colpe non sue. Provo a spiegarmi.

Come me, tanti che hanno votato per Renzi, lo hanno fatto anche per velocizzare un ricambio di classe dirigente, sia nel paese, sia nel Pd. Non sto affatto dicendo che D’Alema o Bersani o la Bindi o la Finocchiaro siano dei ladri, ma non dico una falsità se affermo che, con loro come classe dirigente, la politica non ha avuto una forte vigilanza sui temi della onestà e della trasparenza.

Scandali come MPS, lo stesso Expò ed il Mose, sono figli a mio parere della Seconda Repubblica. La mia speranza è che con Renzi siamo entrati nella Terza. Non ritengo Renzi l’unto dal Signore o l’uomo della Provvidenza, ma gli riconosco vitalità, un cambio di passo nella azione di Governo, e l’aver portato alla ribalta una nuova classe dirigente.

Il tempo dirà se la Boschi, la Picierno, la Madia, i Richetti, i Del Rio, la Bonafè, si mostreranno competenti o meno. Ad oggi si può affermare però che sono onesti, o comunque non hanno inchieste giudiziarie sulle spalle.

In conclusione, se ho sostenuto Renzi, ed a giudicare dai numeri non sono il solo, è anche per chiedere criteri di trasparenza ed onestà nei Palazzi del Potere. Quindi le accuse dei cinquestellati a Renzi sono ad oggi prive di valore, sono le solite chiacchiere propagandistiche di un partito incapace di analizzare le ragioni della propria sconfitta. (un esempio, da 9 milioni di elettori sono scesi a 6, ma la loro strana logica li porta a dire che hanno perso 1 milione di voti e non 3).

Darò ragione ai seguaci di Grillo, segnatevi queste parole, se e quando sul banco degli accusati arriveranno le Bonafè e le Boschi, vorrebbe dire che l’ex Sindaco non è stato capace di selezionare la sua classe dirigente,

In conclusione, le elezioni sono passate, le condizioni per realizzare una seria attività di Governo ci sono tutte, ora aspettiamo i fatti. Reputo positivo il primo passo degli 80 euro, ma mi aspetto manovre per il rilancio della occupazione, mi aspetto le riforme costituzionali, e nuove regole riguardo agli appalti ed alle opere pubbliche. Continueremo a vigilare su queste pagine.

Mario Scelzo