martedì 21 gennaio 2014

L'agenda di Renzi e le dimissioni di Cuperlo

POLITICA - Sicuramente bisogna riconoscere un merito a Renzi, quello di essere propositivo. In poco più di un mese dalla vittoria delle primarie, infatti, il neo segretario del PD sembra almeno dare l’impressione di guidare un partito non più inseguitore su molti temi ma inseguito. Se infatti si può criticare Renzi nel merito delle sue proposte sicuramente non si può criticare il metodo.

L’esempio lampante è la proposte sulla legge elettorale.  Poche settimane fa si era dichiarato disponibile ad un confronto con tutte le forze politiche avanzando tre distinti modelli sui quali discutere. Poi un giro di consultazioni con le forze che erano disposte a parlare, l’incontro con Berlusconi sabato al Nazzareno, una proposta articolata votata nella direzione del PD ieri (con 111 voti favorevoli e una trentina di astenuti). In sintesi in poche settimane il PD ha una sua proposta di Legge elettorale. Renzi in poche settimane ha fatto molto di più (su questo tema) di qualsiasi segretario del PD. Se l’Italicum diventerà legge elettorale è ancora presto per dirlo ma almeno il segretario del PD ha una linea chiara.

Per questo non si capiscono le dimissioni da presidente del PD di Gianni Cuperlo. Nella lettera scritta a Renzi, e postata su Facebook, l’ormai ex Presidente del partito Democratico denuncia fortemente il metodo con cui Renzi ha portato avanti la discussione all’interno del PD, accusando il segretario di aver “risposto a delle obiezioni politiche e di merito con un attacco di tipo personale.” Spiegando che si dimetteva perché “colpito e allarmato da una concezione del partito e del confronto al suo interno che non può piegare verso l’omologazione, di linguaggio e pensiero.

Mi dimetto perché voglio bene al Pd e voglio impegnarmi a rafforzare al suo interno idee e valori di quella sinistra ripensata senza la quale questo partito semplicemente cesserebbe di essere.

Mi dimetto perché voglio avere la libertà di dire sempre quello che penso. Voglio poter applaudire, criticare, dissentire, senza che ciò appaia a nessuno come un abuso della carica che per qualche settimana ho cercato di ricoprire al meglio delle mie capacità. Mi dimetto perché sono colpito e allarmato da una concezione del partito e del confronto al suo interno che non può piegare verso l’omologazione, di linguaggio e pensiero."
Cuperlo si lamenta di una mancanza di dialogo all’interno del PD su questo punto, ma vorrei chiedere all’ex presidente dove era quando Enrico Letta alla direzione del PD imponeva il voto di fiducia sulla Cancelieri?
Cuperlo, a mio avviso, invece di andare via dalla direzione di ieri, e poi rassegnare le dimissioni, poteva rispondere al segretario (per inciso, la frase incriminata di Renzi non mi sembra ne offensiva ne poco veritiera). Andare via e sbattere la porta non porterà mai a nulla di buono.
E poi, se Renzi da una parte ha imposto nessuna modifica all’Italicum bisogna sottolineare che la direzione (eletta con le primarie) riunita ieri ha confermato questa linea con una forte maggioranza.  

Per ora Renzi detta l’agenda e gli altri, molti anche dentro il suo partito, sono costretti ad inseguire.

Nessun commento:

Posta un commento