In questi giorni si è molto parlato del ritorno nel centro
destra di Pierferdinando Casini. Non è il caso di fare nessun commento in
proposito, molti hanno già scritto su questo e sulla mancanza di coerenza di un
politico che aveva lasciato quella formazione ormai tanti anni fa, e con vanto,
puntando a costruire un nuovo polo (al centro con Fini, Rutelli e poi ancora
con Monti), e che aveva proferito parole molto dure verso il leader del Centro
Destra (dandogli, tra le altre cose, del bugiardo)
Casini ed il suo UDC erano parte integrante, nelle ultime elezioni
politiche, di quello che aveva l’intenzione di diventare il Terzo Polo
(distinti e distanti dal Centro Sinistra e dal Centro Destra) insieme a Futuro
e Libertà e Scelta Civica. Il non esaltante risultato elettorale (anche per una
campagna elettorale mal gestita dal Senatore Monti) con una “non vittoria” di
Bersani e della coalizione Italia Bene Comune (si è sempre ipotizzato una
eventuale entrata nella maggioranza di Monti se al Senato i suoi voti fossero
stati determinanti per la fiducia di un eventuale governo Bersani), hanno messo
in luce molte differenze sia all’interno di Scelta Civica (e da poche settimane
l’ala cattolica ha abbandonato la stessa Scelta Civica cercando di creare un
movimento che si ispira ai popolari europei), che tra Scelta Civica ed i loro
alleati, sancendo di fatto la scomparsa del Terzo Polo o, come lo stesso Casini
afferma, indicando il MoVimento 5 Stelle come il vero Terzo Polo.
La scelta di Casini di ritornare nel Centro Destra, mentre
sembra che Scelta Civica abbia iniziato a guardare verso il Centro Sinistra (la
senatrice Linda Lanzillotta ha per esempio twittato: “Tra #Berlusconi e #Renzi
@Scelta_Civica sceglie come interlocutore il #Pd per essere coscienza critica
nella realizzazione delle riforme.”) è probabilmente figlia della legge
elettorale in discussione in Parlamento.
Come sappiamo (su questo blog ne ha parlato Mario Scelzo)
l’Italicum prevede un cospicuo premio di maggioranza a chi supera la soglia del
37% o, se nessuno dovesse arrivare a quella soglia, a chi vincesse l’eventuale
ballottaggio tra le prime due formazioni.
Secondo gli ultimi sondaggi il centro destra ed il centro
sinistra sono vicinissimi tra loro (poche punti percentuali di differenza) ed
entrambi potrebbero raggiungere la soglia del 37% al primo turno. Migliaia di
voti diventerebbero determinanti per la vittoria finale. Casini, sempre secondo
i sondaggi, oggi prenderebbe pochissimi voti (si attesta intorno al 2%) ma quei
voti sarebbero determinanti per una eventuale vittoria se spostati tutti da una
parte. Vedremo di nuovo, questo è il forte rischio, alleanze dove per vincere
ci si imbarca tutti. In passato è successo diverse volte, penso all’ultimo
governo Prodi dove, per vincere, si era creata un’alleanza dove l’unico
collante era l’antiberlusconismo, mettendo insieme partiti distanti tra loro
(da Rifondazione Comunista di Bertinotti, il quale ottenne la presidenza della
Camera, all’Udeur di Mastella, diventato Ministro della Giustizia) con un
programma di centinaia di pagine anche in contradizione tra loro.
Il rischio dell’Italicum è questo, vedere enormi coalizioni
non coerenti tra di loro, in un momento in cui l’Italia ha bisogno di riforme
anche divisive ma efficaci. La governabilità che l’Italicum garantisce è solo
per chi ha più voti in Parlamento senza prendere in considerazione il tipo di
coalizione (già mi immagino veti e contro veti su ogni provvedimento).
Nessun commento:
Posta un commento