giovedì 6 marzo 2014

Grillo ne espelle altri 5

POLITICA - Con un post sul Blog Grillo comunica che i Senatori Bencini, Bignami, Casaletto, Mussini e Romani sono fuori dal Movimenti. I cinque senatori per altro avevano già depositato le loro dimissioni dal Parlamento pochi giorni fa in aperta polemica dopo le espulsioni di Bocchino, Battista, Campanella e Orellana la settimana scorsa, quindi sembra del tutto inutile questa scomunica via web.

Non credo si debba entrare troppo sul metodo della decisione del capo del MoVimento, ogni formazione politica ha messo alla porta alcuni esponenti perché in chiaro disaccordo con il proprio partito, pensiamo alla cacciata di Rossanda e Pintor dal PCI alla fine degli anni 60 solo per fare un esempio storico. È sicuramente più interessante parlare nel merito della questione.

I parlamentari del MoVimento 5 Stella hanno infatti firmato un codice di comportamento dei parlamentari 5 stelle, e quindi sapevano, entrando in Parlamento, a quali regole dovessero sottoporsi. Nel codice leggiamo: “I parlamentari del M5S riuniti, senza distinzione tra Camera e Senato, potranno per palesi violazioni del Codice di Comportamento, proporre l’espulsione di un parlamentare del M5S a maggioranza. L’espulsione dovrà essere ratificata da una votazione on line sul portale del M5S tra tutti gli iscritti, anch’essa a maggioranza.” Ma, sia nel caso di Bocchino, Battista, Campanella e Orellana, sia in quello, un po’ più datato, della Gambaro, non sembra che siano stati espulsi in violazione del “non statuto”, ma le motivazioni sembrano sempre le stesse, hanno messo in discussione le parole del capo (e sembra che in questi giorni stia rischiando anche il primo cittadino di Parma, Federico Pizzarotti, reo di aver deciso di indire una manifestazione con tutti i candidati a sindaco del M5S senza però chiedere il permesso).

Il senatore Fabrizio Bocchino intervenendo ad Agorà su Rai3, spiega: “Grillo non ha la cultura del dissenso, questo è il problema principale. Noi non sappiamo perché siamo stati cacciati, possiamo solo dedurre che tutto sia dovuto a un comunicato, comparso qualche giorno prima, in cui criticavamo il colloquio tra Renzi e Grillo, in modo peraltro moderato. Il pensiero critico in un movimento così  variegato, che prende consensi da destra e da sinistra, è fondamentale”.

Quella del Movimento sembra sempre più una rivoluzione spuntata. Sono entrati in Parlamento circa un anno fa e appare evidente sempre di più che sono un partito del no. Confrontarsi e cercare un compromesso tra le proprie idee e quelle degli altri partiti è alla base di ogni confronto politico per provare ad ottenere, dall’opposizione, qualcosa, invece si sono arroccati sempre di più nelle loro posizioni rimandando al mittente ogni possibilità di confronto. Anche la discussione interna allo stesso MoVimento sembra non funzionare. La famosa democrazia dal basso è utile per discutere sui singoli provvedimenti ma organizzare la vita di un gruppo parlamentare è cosa più difficile e la linea politica deve essere dettata con precisione. Non bastano i post sul blog per dettare la linea però, verrebbe meno il senso di democrazia partecipata. Non può essere Grillo e il suo staff a decidere quali decisioni devono essere presi con un referendum popolare in rete e quali dettati dall’alto. La vita di un MoVimento in parlamento va decisa anche con la discussione interna, cercando di trovare una sintesi. parlamentari devono agire, e non è solo il non-statuto a dirlo a le regole della politica, in maniera tale da approvare i punti del programma, ma leggendo il programma delle politiche del 2013 vediamo solo una serie di titoli senza specificare come intendono metterle in pratica e con quali coperture finanziare.

L’11 agosto del 2011 Grillo scriveva il suo comunicato politico numero 45 nel quale diceva: “La libertà di ogni candidato (al Parlamento, ndr) di potersi esprimere liberamente in Parlamento senza chiedere il permesso a nessun capo bastone sarà la sua vera forza. Il M5S vuole che i cittadini si facciano Stato, non che si sostituiscano ai partiti con un altro partito. I partiti sono morti, organizzazioni del passato, i movimenti sono vivi. Oggi i parlamentari sono soltanto dei peones che schiacciano un pulsante se il capo, che li ha nominati, lo chiede. Non sono nulla, solo pulsante e distintivo".

Forse Grillo dovrebbe rileggersi le sue parole.

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