martedì 5 febbraio 2013

Razzismo brutta storia, insulti a Khalid Chaouki

ATTUALITA' - Khalid Chaouki è prima di tutto un amico. Conosciuto diversi anni fa, le nostre strade si sono incontrate molte volte, soprattutto professionalmente. Nato in Marocco, per molti anni è stato il responsabile dei giovani musulmani in Italia cercando di coniugare, questa è la sensazione che mi ha sempre dato, le sue origini musulmane con il vivere in un paese occidentale. È entrato in politica, occupandosi, per il Partito Democratico, di giovani stranieri e di nuovi italiani, ed oggi è candidato alla Camera in Campania.
Da quando ha iniziato la sua campagna elettorale però è successo qualcosa che non si aspettava, la sua pagina facebook si è riempiti di insulti razzisti e xenofobi: “Voi non siete né sarete mai italiani”, “l’Islam è come il virus dell’Aids e ancora “Beduini!”, “Vi capiscono solo i cammelli”, fino a diventare violenti: “Siete invasori da mandare via a calci nel c...”. “A palate vi prenderei…”, “Perché non ti butti in un fiume?”.
In un primo momento ha deciso di provare ad avere un dialogo con chi lo “perseguitava” solo perché straniero, ma ala fine ha dovuto cedere all'evidenza denunciando alla polizia. “Quei commenti  erano diventati così aggressivi da rendere impossibile ogni confronto. La denuncia è stata un passo obbligato” ha spiegato al sito Stranieriinitalia.it. Ma Khalid denuncia anche un odio razziale che viaggia sulla rete. Sempre a Stranieriinitalia.it aggiunge: “C’è una dimensione ‘virtuale’ del razzismo e dell'islamofobia fortemente sottovalutata. Servono nuove norme, ma anche una cultura giuridica che non rifletta la tendenza a derubricare certe azioni  come bullismo, roba da esaltati, teste calde. Soprattutto mentre fioriscono gruppi dichiaratamente nostalgici del nazifascismo”.
È preoccupante quello che è successo a Khalid, preoccupante perché mostra, per l’ennesima volta, come c’è nell’aria una paura diffusa del diverso, paura che sfocia in una violenza, spesso solo verbale ma non solo, enorme. Per fortuna Khalid ha avuto molta solidarietà, dal suo partito ma anche da gente normale che lo ha contattato sui social network, mostrando anche un volto, alle volte maggioranza silenziosa nel paese, che non accetta i violenti. Ma viviamo in un paese dove il fratello dell’ex presidente del consiglio, Paolo Berlusconi, si diverte a dire “Andiamo a vedere il negretto della famiglia.” riferendosi al neo acquisto milanista Mario Balotelli. Frase razzista e poco elegante e sicuramente non simpatica, che segna un clima. Basterebbe ricordare a Paolo Berlusconi che solo un mese fa la sua squadra del cuore ha deciso di abbandonare il campo durante una partita amichevole proprio perché dagli spalti venivano pronunciati cori razzisti nei confronti di un giocatore del Milan, mostrando ancora come sia diffuso, negli spalti di calcio, l’odio del diverso. Domenica a pranzo, per fare solo un altro piccolo esempio (ma se ne potrebbero fare decine solo nell’ultimo mese) nello stadio Bentegodi di Verona, durante la partita tra Chievo e Juve, si sono alzati cori sempre contro Balotelli.
Viviamo in un tempo in cui l’incontro con l’atro dovrebbe arricchirci e non spaventarci. I valori dell’integrazione dovrebbero essere scolpiti nei cuori e nella nostra Costituzione. Ma alle volte il razzismo è sempre la solita brutta storia.

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