martedì 15 ottobre 2013

16 ottobre 1943, la deportazione degli ebrei romani

NEWS DALLA STORIA -
Il 16 ottobre 1943 è una data fondamentale per gli ebrei romani e per la città intera. Alle 05.30 alcuni camion tedeschi con soldati della Judenoperation si radunarono nel portico d’Ottavia nel quartiere ebraico. Pochi minuti dopo 300 soldati, muniti con gli elenchi delle famiglie ebree del “ghetto”, iniziarono il rastrellamento casa per casa. “Era sabato mattina, festa del Succot, il cielo era di piombo. I nazisti bussarono alle porte, portavano un bigliettino dattiloscritto. Un ordine per tutti gli ebrei del Ghetto: dovete essere pronti in 20 minuti, portare cibo per 8 giorni, soldi e preziosi, via anche i malati, nel campo dove vi porteranno c’è un’infermieraio.” Racconta il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni. Fu un’operazione capillare intenta a rastrellare tutti gli ebrei della capitale. Alle 14 l’operazione era stata conclusa con il rastrellamento di 1024 ebrei.

Settimia Spizzichino, l’unica donna tornata da Auschwitz dopo la deportazione di quel 16 ottobre , racconta nel libro “Gli anni rubati”: “Fummo ammassati davanti a S. Angelo in Pescheria. I camion grigi arrivavano, i tedeschi caricavano a spintoni o col calcio del fucile uomini, donne, bambini… e anche vecchi e malati, e ripartivano. Quando toccò a noi mi accorsi che il camion imboccava il Lungotevere in direzione di Regina Coeli… Ma il camion andò avanti fino al Collegio Militare. Ci portarono in una grande aula: restammo lì per molte ore. Che cosa mi passava per la testa in quei momenti non riesco a ricordarlo con precisione; che cosa pensassero i miei compagni di sventura emergeva dalle loro confuse domande, spiegazioni, preghiere. Ci avrebbero portato a lavorare? E dove? Ci avrebbero internato in un campo di concentramento? “Campo di concentramento” allora non aveva il significato terribile che ha oggi. Era un posto dove ti portavano ad aspettare la fine della guerra; dove probabilmente avremmo sofferto freddo e fame, ma niente ci preparava a quello che sarebbe stato il Lager”

Gli ebrei rimasero per 30 ore nel collegio militare prima di essere trasferiti alla stazione Tiburtina. Il 18 ottobre, alle 09.00 un convoglio di 18 vagoni partì verso la Polonia dove arrivò ad Auschwitz il 22 ottobre. Dei 1024 ebrei deportati fecero ritorno a Roma solo 16.

A 70 anni dalla deportazione, la Comunità di Sant'Egidio e la Comunità Ebraica di Roma, come ogni anno dal 1994, fanno memoria di questo tragico momento della vita della città, organizzando un "pellegrinaggio della memoria".

La marcia avrà inizio alle 18.45 con l’intervento del Vescovo Ausiliare di Roma Matteo Zuppi a Santa maria in Trastevere. Da lì una marcia silenziosa per le vie di Trastevere ripercorrendo a ritroso, partendo da Santa Maria in Trastevere fino al Portico D’Ottavia, il tratto di strada che separa il quartiere ebraico dal Collegio Militare. Parteciperanno tra gli altri Enzo Camerino, deportato (uno dei 16 superstiti), Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, Renzo Gattegna, presidente delle Comunità ebraiche italiane, Ignazio Marino, sindaco di Roma, Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, Andrea Riccardi, della Comunità di Sant’Egidio.

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