La folla sfila composta, in silenzio, per le strette vie di Trastevere. La fiaccolata si apre con un grande striscione: “Non c’è futuro senza memoria”. Così Roma, per una sera, ricorda il terribile giorno della deportazione degli ebrei della città. Quello del 16 ottobre, per la capitale, anche grazie al lavoro della Comunità di Sant’Egidio e della Comunità Ebraica, è diventato un appuntamento fisso, ma ogni anno è carico di emozioni diverse. Negli anni la folla è cresciuta ma ha perso molti dei testimoni diretti di quel terribile giorno (dal campo di sterminio di Auschwitz tornarono a casa solo 16 persone).
La marcia si conclude al portico d’Ottavia, nel cuore del quartiere ebraico, alle spalle della grande Sinagoga. Quel piccolo slargo era stato il cuore del rastrellamento, da qualche anno prende proprio il nome di Largo 16 ottobre.
Sul piccolo palco prende la parola Renzo Gattegna, Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ricorda gli eventi del 43, ma si sofferma anche in un commosso ricordo per Stefano Tachè, un bambino, ucciso dall’antisemitismo il 9 ottobre del 1982 (pochi giorni fa, con il presidente della Repubblica Napolitano è stato commemorato il trentesimo anniversario della morte) davanti alla grande Sinagoga di Roma. Poi un duro affondo per l’antisemitismo che ancora oggi soffia in Europa. In molti, denuncia Gattegna, ancora oggi si ispirano al nazismo e al fascismo provando a negare ciò che è successo durante la seconda guerra mondiale.
Marco Impagliazzo, Presidente della Comunità di Sant’Egidio, ricorda invece il grande lavoro che viene fatto con le nuove generazioni per non dimenticare, e soprattutto la responsabilità di condividere la memoria di quegli eventi oggi che molti dei testimoni diretti della Shoa sono morti e dal palco saluta Enzo Camerino e Lello Di Segni, due sopravvissuti presenti alla commemorazione. “Non è vero che le leggi razziali italiano furono più morbide di quelle naziste.” Denuncia il presidente Impagliazzo che conclude che un’Europa unita e in pace darà protezione ai suoi cittadini.
Riccardo Pacifici, Presidente della Comunità Ebraica di Roma grida: “Non siamo più soli.” E fa due annunci: il primo che al Senato inizierà l’iter parlamentare per approvare una legge che punisca i negazionisti della Shoa e poi che il nuovo ponte dell’Ostiense sarà dedicato a Settimia Spizzichino, l’unica ebrea romana tornata dalla deportazione del 16 ottobre. Ma Pacifici ricorda che non solo il popolo ebraico fu colpito dalla violenza nazista, anche i Rom, gli oppositori politici, i gay.
L’ultimo intervento è affidato al presidente del Consiglio, Mario Monti, che ricorda che il 16 ottobre “non riguarda solo gli ebrei, ma tutta la città.”. Anche Monti poi si sofferma a parlare dell’antisemitismo oggi, “Le ombre lunghe di quel 16 ottobre 1943, che non può essere compreso pienamente senza ricordare il ’38 e le ignobili leggi razziali lambiscono anche il nostro tempo.” E aggiunge “La crisi economica rischia di avere ricadute sulla convivenza civile: può far sorgere tentazioni di chiusure, di esclusioni, come le spinte xenofobe che vediamo emergere in alcuni movimenti politici europei o l’ostilità diffusa verso i rom.” E conclude “Questa è l'occasione per rilanciare un patto di convivenza e di integrazione”. “Facciamo nostre” conclude Monti “le parole di Primo Levi: chi nega Auschwitz è pronto a rifarlo”.
Gavino Pala