sabato 27 ottobre 2012

50 anni fa moriva Mattei. Con lui l'idea di una cooperazione responsabile

Il 27 ottobre 1962 l'aereo di Enrico Mattei cade in fiamme a Bascapè, nei pressi di Pavia, mentre sta atterrando a Milano-Linate in mezzo a un forte temporale. Sin dalle prime ore sono in molti a credere all'attentato. Pista mafiosa, complotto internazionale. Interminabili processi e ricostruzioni non sono riusciti a stabilire l'esatta dinamica degli eventi. Soltanto 43 anni dopo, nel 2005, un'ultima perizia tecnica ordinata dai magistrati - sulla scorta di filoni giudiziari riguardanti fatti mafiosi - si concluderà con l'affermazione che l'aereo fu distrutto in volo da un'esplosione.

Ma chi era Enrico Mattei e perchè la sua morte è rimasta avvolta nel mistero?

Mattei fu uno degli ultimi grandi manager di Stato del nostro Paese. Nell'immediato dopoguerra fu incaricato dal Governo di smantellare l'Agip, creata nel 1926 dal regime fascista. La riorganizzazione pensata da Mattei però non fu esclusivamente "tecnica". Le sue idee, lungimiranti per la classe dirigente di allora, convergevano in un unico grande tentativo: quello di rendere l'Italia un grande Paese non solo da un punto di vista industriale ma anche energetivo. Mattei, su mandato governativo, dismise l'Agip e fondò, nel 1953,  l'ENI (Ente Nazionale Idrocarburi), di cui l'Agip divenne la struttura portante. Aiutato da importanti coperture politiche ed economiche diede un nuovo impulso alle perforazioni petrolifere nella Pianura Padana, avviò la costruzione di una rete di gasdotti per lo sfruttamento del metano, e aprì all'energia nucleare. L'ENI iniziò a contare sul piano internazionale, rilevando concessioni petrolifere in Medio Oriente e firmando un importante accordo commerciale con l'Unione Sovietica.

Furono senza dubbio queste ultime iniziative a rompere l'oligopolio delle 'Sette sorelle', che allora dominavano l'industria petrolifera mondiale e a porre l'operato di Mattei sotto i riflettori internazionali. Ma più di ogni iniziativa estera, a pesare sul giudizio negativo delle imprese concorrenti e forse, a segnare la sua fine, fù l'idea, attuata, di introdurre un principio nuovo nel meccanismo di sfruttamento degli idrocarburi nei paesi in via di sviluppo: per Mattei i Paesi proprietari delle riserve dovevano ricevere il 75% dei profitti derivanti dallo sfruttamento dei giacimenti.

Un manager di Stato moderno dunque, con una alta idea dello Stato e che, già cinquant'anni fa, proponeva all'Occidente, impegnato in altre questioni, una formula di cooperazione internazionale che ancora oggi, nonostante i processi di globalizzazione la impongano, stenta ad essere compresa e attuata: un utilizzo delle risorse altrui equo e rispettoso può dare sul lungo periodo forza e stabilità alle nazioni che lo mettono in atto.

Per approfondire:
La bibliografia completa sul "Caso Mattei"