L’esempio
lampante è la proposte sulla legge elettorale. Poche settimane fa si era dichiarato
disponibile ad un confronto con tutte le forze politiche avanzando tre distinti
modelli sui quali discutere. Poi un giro di consultazioni con le forze che
erano disposte a parlare, l’incontro con Berlusconi sabato al Nazzareno, una
proposta articolata votata nella direzione del PD ieri (con 111 voti favorevoli
e una trentina di astenuti). In sintesi in poche settimane il PD ha una sua
proposta di Legge elettorale. Renzi in poche settimane ha fatto molto di più
(su questo tema) di qualsiasi segretario del PD. Se l’Italicum diventerà legge
elettorale è ancora presto per dirlo ma almeno il segretario del PD ha una
linea chiara.
Per questo
non si capiscono le dimissioni da presidente del PD di Gianni Cuperlo. Nella lettera
scritta a Renzi, e postata su Facebook, l’ormai ex Presidente del partito
Democratico denuncia fortemente il metodo con cui Renzi ha portato avanti la
discussione all’interno del PD, accusando il segretario di aver “risposto a
delle obiezioni politiche e di merito con un attacco di tipo personale.” Spiegando
che si dimetteva perché “colpito e allarmato da una concezione del partito e
del confronto al suo interno che non può piegare verso l’omologazione, di
linguaggio e pensiero.
Mi dimetto
perché voglio bene al Pd e voglio impegnarmi a rafforzare al suo interno idee e
valori di quella sinistra ripensata senza la quale questo partito semplicemente
cesserebbe di essere.
Mi dimetto
perché voglio avere la libertà di dire sempre quello che penso. Voglio poter
applaudire, criticare, dissentire, senza che ciò appaia a nessuno come un abuso
della carica che per qualche settimana ho cercato di ricoprire al meglio delle
mie capacità. Mi
dimetto perché sono colpito e allarmato da una concezione del partito e del
confronto al suo interno che non può piegare verso l’omologazione, di
linguaggio e pensiero."
Cuperlo si
lamenta di una mancanza di dialogo all’interno del PD su questo punto, ma
vorrei chiedere all’ex presidente dove era quando Enrico Letta alla direzione
del PD imponeva il voto di fiducia sulla Cancelieri?
Cuperlo, a
mio avviso, invece di andare via dalla direzione di ieri, e poi rassegnare le
dimissioni, poteva rispondere al segretario (per inciso, la frase incriminata di
Renzi non mi sembra ne offensiva ne poco veritiera). Andare via e sbattere la
porta non porterà mai a nulla di buono.E poi, se Renzi da una parte ha imposto nessuna modifica all’Italicum bisogna sottolineare che la direzione (eletta con le primarie) riunita ieri ha confermato questa linea con una forte maggioranza.
Per ora
Renzi detta l’agenda e gli altri, molti anche dentro il suo partito, sono
costretti ad inseguire.
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