Vorrei proporvi un breve spaccato dell’Africa negli ultimi
anni rispetto al Virus dell’Aids.
“Mio figlio è morto
di Aids”. Aveva 86 anni Nelson
Mandela quando, nel 2005, ha convocato una conferenza stampa nella sua casa di
Johannesburg per annunciare che il suo unico erede maschio, Makgatho Mandela,
54 anni, era stato ucciso dal virus Hiv.
“Diamo pubblicità all'infezione - ha detto ai cronisti – “E'
l'unico modo che abbiamo per farla apparire come una normale malattia. Soltanto
così la gente smetterà di considerarla una cosa straordinaria, di vedere chi ne
è colpito come qualcuno che è destinato all'inferno e non al paradiso”.
Makgatho Mandela, avvocato, dirigente del Diners Club South Africa era stato
ricoverato qualche giorno prima della morte ma un portavoce della famiglia non
aveva voluto rivelare da quale malattia l'uomo fosse affetto.
Può sembrare una affermazione banale, ma vi posso garantire
che la mentalità africana dell’epoca era totalmente diversa. L’Aids era una
malattia spesso negata, di cui non si parlava, non si credeva alle possibilità
di una cura efficace ed esisteva un enorme stigma negativo nei confronti dei
malati.
Lo capiamo meglio se leggiamo questo articolo del 2006, e
vediamo come parlava il Ministro della Sanità del Sudafrica la dottoressa Manto
Tshabalala-Msimang:
“Macché vaccini e terapie antiretrovirali! Quel che ci
vuole, per combattere l'Hiv, è una buona dieta, composta soprattutto da
barbabietole, aglio, limone, patate «africane» e olio vergine in abbondanza” Secondo il Ministro è inutile combattere il
virus che provoca l' Aids con cure particolari: ci vogliono invece diete
speciali, ginnastica, poche bevande alcooliche, sesso controllato e,
naturalmente, appropriate cure per infezioni opportunistiche.
E non scherza, il ministro sudafricano. Così Manto
Tshabalala-Msimang s'è presentata a Toronto, di fronte ai 24 mila delegati
convenuti alla sedicesima conferenza internazionale sull' Aids, mostrando i
«rimedi» sudafricani: un cesto con patate, barbabietole e spicchi di aglio
sparsi tra alcuni limoni. “Abbiamo dovuto comprare questi vegetali qui a
Toronto perché il Canada non ci ha permesso di importarli da casa nostra”, ha
spiegato il ministro ai giornalisti che le chiedevano se il contenuto del
cestino era tutto ciò che il Sudafrica offriva come terapia anti-Hiv. Mancava,
purtroppo, l' olio d'oliva vergine “adatto soprattutto per gli abitanti le zone
rurali”, ha aggiunto un membro della delegazione di Tswane, la capitale
sudafricana nota, sino a poco tempo fa, come Pretoria.
Andiamo avanti.Gheddafi, un altro leader fortemente discusso, ma che vi posso garantire in tutta l’Africa era visto con grande rispetto ed era ammirato da molti, anche per via delle sue numerose donazioni economiche ai paesi più poveri, affermava: “l'Aids è la nuova arma terroristica messa a punto dai servizi segreti americani: Il virus dell' Aids non viene affatto dalle scimmie come sostengono gli Usa, ma è stato creato dai servizi segreti americani.”
Ho visto coi miei occhi presso Xai-Xai, città del Mozambico,
il bairro (quartiere) Gheddafi, vi faccio questo esempio per dire della
popolarità che il Rais Libico godeva in tutta l’Africa, quindi tanti credevano
alle sue parole.
Per capire il peso delle parole di Mandela dobbiamo
considerare la Storia e la Geografia del Sudafrica, che per tutta una serie di
ragioni ha un legame forte coi paesi confinanti. Un legame non sempre facile,
ma indubbiamente l’economia del Sudafrica è il motore dell’Africa Australe e le
vicende storiche e politiche sudafricane hanno forte influenza nei paesi
limitrofi.
Conosco abbastanza bene sia il Malawi che il Mozambico.
Considerate che Maputo, la capitale del Mozambico, è ad un ora d’aereo da
Johannesbourg, polo economico del Sudafrica. Migliaia di Mozambicani hanno
lavorato e lavorano, spesso in pessime condizioni, nelle miniere di diamanti
del Sudafrica, paese che a sua volta è il principale investitore in Mozambico.
Consideriamo però che per anni il Mozambico ha avuto una leadership marxista
mentre il Sudafrica era il regno dell’apartheid, certamente i due paesi non si
amavano, allo stesso tempo le loro economie sono interdipendenti. Certamente
poi il popolo mozambicano, e di tutta l’Africa, ha seguito con passione ed
interesse la lotta per la libertà di Mandela, e negli ultimi anni i paesi hanno
una intensa collaborazione.
Torniamo all’Aids. Dobbiamo considerare una cosa, dieci anni
fa parlare di cura dell’Aids in Africa era un azzardo, una scommessa in cui
credevano in pochi. C’era scetticismo sia nella comunità scientifica
internazionale, sia da parte dei donatori. Troppi problemi e difficoltà, troppi
giudizi negativi verso gli africani. Va detto però che lo scetticismo era
fortissimo anche da parte degli stessi Africani. La malattia veniva nascosta,
negata, non esisteva una presa di coscienza di questo male, la vulgata era che
tanto gli africani morivano per tante malattie, perché parlare di un ulteriore
flagello?
Per concludere, quando molti in Africa negavano la malattia,
Mandela ha usato tutto il suo immenso carisma per parlare dei drammi causati da
questo male, e negli ultimi anni della sua vita ha speso tutta la sua
popolarità appoggiando e sostenendo, sia in patria che nelle sedi
internazionali, le ragioni dei malati e le lotte di chi chiedeva un maggiore
accesso ai farmaci ed alle cure necessarie.
Posso testimoniare di persona che oggi, tra mille
difficoltà, l’Aids in Africa si può combattere. Conosco tante persone che oggi
convivono con la malattia, come fosse un diabete o un’altra patologia,
fastidiosa ma gestibile, conosco mamme sieropositive che hanno dato alla luce
figli non affetti dal Virus, vedo un Continente che oggi ha la concreta
speranza di sconfiggere questa malattia.
Mario Scelzo.
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