POLITICA - Le elezioni di domenica e lunedì hanno fotografato un’Italia divisa. Oltre al netto successo del Movimento 5 Stelle bisogna prendere atto della forte astensione (oltre ai molti che nell’urna hanno messo una scheda bianca o nulla). Il prossimo Parlamento sarà completamente diviso. La legge elettorale, criticata da tutti ma alla fine non cambiata per interessi di bottega, ha dato una netta maggioranza al centro sinistra alla Camera (prima coalizione e relativo premio), mentre il Senato è completamente diviso (mi hanno fatto riflettere che un solo voto in più in Lombardia ha un peso maggiore di decine di migliaia di voti in regioni come le Marche), dando all’Italia non solo un senso di assoluta ingovernabilità ma anche di totale instabilità.
In questi giorni si è parlato e discusso su scenari e alternative, alleanze e inciuci, governi di minoranze e a scopo, ma tutti sembrano dimenticare qual è il vero problema: dare al Paese un governo e permettere al Parlamento di lavorare, andando al di là degli interessi di parte, per lavorare per l’interesse di tutti. Non possiamo stare senza una guida del Paese, qualunque essa sia. L’Italia ha bisogno di una serie di riforme concrete per uscire definitivamente dalla crisi.
In Italia la disoccupazione è salita al 12%, mentre quella giovanile è quasi al 39%. Diminuiscono i consumi, chiudono le fabbriche, aumenta il debito pubblico. Lo spread costa all’Italia tra i 7 e gli 8 milioni di euro di debito annui. Indire nuove elezioni farebbe spendere allo stato altri 300 milioni, che forse non ci potremmo neanche permettere.
Ha senso, visti questi numeri, e sono dati parziali, andare allo scontro? La classe dirigente della seconda repubblica ha governato male, anche se rappresenta ancora quasi il 75% degli elettori.
Se il Presidente della Repubblica decidesse di dare l’incarico a lei, onorevole Bersani, si sentirebbe pronto a mettere in campo una squadre di indubbio valore che possa affrontare con saggezza i veri problemi della gente? L’attuale classe dirigente italiana ha spesso dato la sensazione di tenere di più ai propri interessi che a noi cittadini. Probabilmente lo stipendio dei parlamentari rappresenta una voce esigua nei conti dello Stato, ma, davanti ai forti sacrifici che ci avete chiesto con l’aumento delle tasse, non sarebbe questo il momento di fare un gesto di buona volontà, dimostrando che siete pronti a tagliare i vostri costi? Non sono contrario ai rimborsi elettorali, senza la politica rischia di essere appannaggio solo dei ricchi, ma vedendo come sono poi utilizzati quei soldi qualche dubbio viene: non è arrivato il momento di ripensare la legge tagliando quello che si può tagliare e garantendo la massima trasparenza? Siamo pieni di enti inutili e costosi, come le provincie e alcuni comuni con pochi centinaia di cittadini, le Provincie si potrebbero tagliare e i piccoli Comuni accorpare.
In Italia manca una seria legge sul conflitto di interessi, spesso sbandierata in campagna elettorale e poi mai approvata, forse è giunto il momento di metterla sul tavolo, come sarebbe utile una riforma intelligente della Rai, molto costosa e troppo politicizzata.
Onorevole Bersani, si presenti in Parlamento e presenti un piano serio per affrontare questi problemi.
E voi, neoparlamentari del Movimento 5 Stelle, a quel punto dovete decidere, responsabilmente, se accettare e concedere la fiducia, pensando che poi sarà il Parlamento a promulgare le leggi che voi stessi potete contribuire a scrivere o migliorare, oppure potete decidere anche voi di pensare solo ai vostri interessi di bottega e non a noi cittadini che vi siete impegnati a rappresentare.
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