Lo sciopero della fame che sta debilitando Marco Pannella, tanto che i medici parlano di seri problemi per la salute del leader Radicale, pone, al di la della forma di protesta, l’attenzione sul grave problema delle carceri italiane.
Leggendo i numeri della situazione carceraria in Italia ci si accorge che la questione è drammatica.
Il sovraffollamento: i carceri italiani hanno una capienza di 47.048 posti, al 16 dicembre, ultimo dato disponibile, la popolazione carceraria era di 66.363 detenuti (di cui più di 26 mila in attesa di giudizio). Molti poi stanno scontando sentenze inferiori a 5 anni per reati non gravi.
Solo un mese fa usciva l’annuale rapporto dell’associazione Antigone che fotografava la situazione: secondo il rapporto il “12,3% dei detenuti avrebbe tentato il suicidio.”
Poi ci sono le morti: dall’inizio dell’anno sono deceduti 93 detenuti, più della metà (50) per suicidio, uno per sciopero della fame, uno per overdose, uno per omicidio, 9 per malattia e 31 per cause ancora da accertare.
In un recente convegno, tenutosi a Treviso dal titolo “Uno sguardo dentro”, si è ragionato sull’importanza, per gli ex detenuti, di trovare un lavoro. Secondo alcuni dati, infatti, l’81% degli ex detenuti che lavorano non ricadono nel crimine.
Questo potrebbe porre un altro quesito: il carcere è rieducativo e finalizzato al reintegro una volta finita la pena? Il carcere, infatti, oltre ad essere una punizione per chi commette un reato, dovrebbe aiutare il detenuto a fare un percorso sociale che lo permette, una volta scontata la condanna, di poter rientrare nella società. Ma di fronte a carceri affollati, con problemi sanitari e di alimentazione, dove molti si tolgono la vita, dove la depressione e angoscia sono all’ordine del giorno, come si può aiutare al reinserimento? E come ci si può sentire aiutati?
Il ministro Severino, parlando della situazione di Pannella, ha dichiarato questa mattina: “Io e lui abbiamo un obiettivo comune, quello di rendere il carcere un luogo umano in cui far scontare alle persone la pena non equivalga a privarle di dignità e speranza” che conclude “Se l'ultimo atto di questa legislatura fosse una legge sulle misure alternative alla detenzione, questa legislatura si caratterizzerebbe per aver preso delle misure importanti anche in risposta all'appello forte del Capo dello Stato dell'altro ieri”
Molti, come Pannella, chiedono un gesto di clemenza con amnistia, molti potrebbero obiettare che i delinquenti devono stare in carcere, che l’amnistia premierebbe solo il colpevole senza tener conto della vittima, ma il problema va affrontato e risolto.
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