ATTUALITA' - “Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli allora ha il diritto e in talune circostanze anche il dovere di dimettersi.” Queste parole Benedetto XVI le diceva nel 2010 al giornalista tedesco , e suo amico, Peter Seewald.
Benedetto XVI, da molti considerato un Papa conservatore e tradizionalista, compie un gesto rivoluzionario, un gesto che rimarrà nella storia. Per la prima volta in età moderna il Papa decide di abdicare, di dimettersi.
Pochi giorni fa l’annuncio. Nelle parole, in Latino, la consapevolezza del Papa: “Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero Petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato.”
Nonostante “Le decisioni del papa non si discutono ma si accolgono”, come ricorda il cardinal Ruini, in molti si sono affrettati a dare un’interpretazione, scovare complotti e raccontare retroscena. Soppesare ogni parola per darne un significato particolare.
Ma le parole del Papa sono chiare e non hanno bisogno di particolari interpretazioni. È indubbio poi che la Chiesa stia passando un momento di particolare drammaticità: gli scandali legati alla pedofilia, quelli legati allo IOR e quelli inerenti a Vaticanliks. Di fronte a questo, probabilmente, il Papa ha sentito un peso grave, il rischio di non riuscire a portare fino in fondo le riforme di cui la Chiesa ha bisogno. Forse proprio per questo ha deciso di lasciare il papato e sperare che la sua opera venga portata avanti dal suo successore. Per questo Ferruccio de Bortoli, nel suo editoriale sul Corriere della Sera, parla di un senso di solitudine che “deve essere stato devastante. Il papa si è sentito ed è stato lasciato solo.” E il Ministro Riccardi, profondo conoscitore del Vaticano, sottolinea come il Papa abbia “trovato difficoltà e resistenze più grandi di quelle che crediamo. E non ha trovato più la forza per contrastarle e portare il peso del suo ministero. Bisogna chiedersi perché”
Si è cercato di analizzare i segni che avrebbero portato a questa dolorosa scelta. Molti vedono nella visita alla tomba di Celestino V, durante la visita per il terremoto a L’Aquila, un segno inequivocabile. Ma sembra che questa decisione sia maturata un anno fa, dopo il viaggio del Papa in Messico e a Cuba.
A metà marzo si aprirà un difficile Conclave, in questi giorni i nomi dei papabili si sprecano, cercando di trovare un identikit idoneo per colui che dovrà “governare la barca di Pietro”. Con la riforma del Conclave di Benedetto XVI, il suo successore dovrà avere i due terzi dei voti dei 117 elettori che si riuniranno in Conclave, dovrà essere un nome che dovrà trovare tanti consensi, un nome che riunirà intorno a se, forse con la forza necessaria, la Chiesa.
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