Quando il 19 aprile del 2005 il cardinale uscì dal balcone di San Pietro per annunciare l’Habemus Papam, si era affacciato dietro di lui un anziano cardinale, Joseph Ratzinger. Quel cardinale è oggi vescovo di Roma e 265° successore di Pietro, con il nome di Benedetto XVI.
Il primo, e forse il più arduo compito di Papa Benedetto, fu quello di succedere ad un papa amato e pastore delle folle come era stato Giovanni Paolo II. Ratzinger aveva ricoperto il delicato compito di Prefetto della Fede, ed era descritto da molti come uomo austero e conservatore. Ma negli anni abbiamo iniziato a conoscere meglio questo Papa ed il suo magistero. Uomo di dialogo e dell’incontro come era stato il suo predecessore. Disponibile all’incontro con uomini di potere ma anche con gli ultimi e i poveri.
Molti i messaggi innovatori e le iniziative. Sulla morale sessuale (spesso criticata dai mass media) e sulla pedofilia ha preso posizioni coraggiose di condanna e di richiesta di perdono. “La vera persecuzione della Chiesa non viene da fuori ma dal suo interno, dal suo peccato”, aveva detto riferendosi allo scandalo pedofilia. Bisogna poi sottolineare i tanti discorsi che parlano di pace e dialogo: come la preghiera, dopo gli attentati di Londra, “per le vittime degli attentati di Londra, ma anche per gli attentatori, Dio ama la vita.”, il sostegno allo Spirito di Assisi e l’attenzione tutta particolare di Papa Ratzinger per la Terra Santa, martoriata dalla guerra, per l’Africa e per la complicata situazione per i cristiani nel continente vittime dell’odio, come in Nigeria e Kenia.
Un’attenzione particolare poi per il rapporto con le altre Chiese. Un impegno ecumenico verso la Chiesa Ortodossa tutto da reimpostare. Afferma durante l’incontro con una delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli che “lo sapete già, ma ho piacere anche oggi di confermare che la Chiesa cattolica intende contribuire in tutti i modi che le saranno possibili al ristabilimento della piena comunione, in risposta alla volontà di Cristo per i suoi discepoli e conservando nella memoria l'insegnamento di Paolo, il quale ci ricorda che siamo stati chiamati a una sola speranza – e prosegue - desidero che i partecipanti al dialogo cattolico-ortodosso sappiano che le mie preghiere li accompagnano e che questo dialogo ha il totale sostegno della Chiesa cattolica. Di tutto cuore, auspico che le incomprensioni e le tensioni incontrate fra i delegati ortodossi durante le ultime sessioni plenarie di questa commissione siano superate nell'amore fraterno, di modo che questo dialogo sia più ampiamente rappresentativo dell'ortodossia.” Impossibile non citare poi il rapporto particolare con gli ebrei e la storica visita alla sinagoga di Roma.
Insomma una personalità complessa, un uomo della tradizione ma che provava a cogliere i segni dei tempi, tanto da insistere molto sul discorso della dittatura del razionalismo. Negli ultimi anni, poi, è sopraggiunto il turbamento per quello che viene descritto come il più brutto scandalo in Vaticano nel nuovo secolo, il dolore per il tradimento interno, per il “corvo” e i documenti riservati sottratti dalla sua stanza.
Oggi, giornata mondiale del malato, è una data che ricorderemo per molto tempo. Per la prima volta nella storia, un Papa ha deciso di rassegnare le sue dimissioni. La data prescelta da Benedetto XVI è il 28 febbraio. Dalle ore 20 di quel giorno la sede apostolica sarà vacante. Verrà indetto poi il Conclave e verrà scelto il suo successore. Le sue parole che annunciano il suo abbandono, il suo ritiro, sono state pronunciate dal Papa in Latino, durante il Concistoro per la canonizzazione di tre nuovi santi:
“Carissimi Fratelli,
vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero Petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice. Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l’amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti. Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell’eleggere il nuovo Sommo Pontefice. Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio.”
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