ATTUALITA' -Il Natale è appena passato e ci sono alcune immagini che credo sia doveroso portare nella memoria.
La povertà. “Quando si respingono profughi e immigrati non è forse proprio Dio stesso ad essere respinto da noi?” è il forte messaggio di Benedetto XVI durante l’omelia della veglia di Natale. “Siamo completamente ‘riempiti’ di noi stessi – spiega il Papa -così che non rimane alcuno spazio per Dio. E per questo non c’e’ neppure spazio per gli altri, per i bambini, per i poveri, per gli stranieri.”
Da trent’anni la Comunità di Sant’Egidio festeggia il Natale a tavola con i più poveri, stranieri, anziani, bambini. Nel 1982, intorno ad un tavolo nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, si sedettero una cinquantina di persone, emarginati e poveri, che avrebbero trascorso quel giorno di festa in solitudine. Una piccola intuizione. Oggi, dopo trent’anni, quel piccolo pranzo di una piccola comunità è diventato un appuntamento per molti. 2000 persone a tavola solo a Trastevere, altre 8000 in vari quartieri della capitale, ma anche in 60 città italiane, da Genova a Messina, da Napoli a Milano, e in varie città nel mondo come Mosca, Budapest, Kiev, La Havana , in diverse città africane. L’immagine che si vede entrando a Santa Maria oggi è di quella di una famiglia allargata dove i poveri pranzano e festeggiano il Natale insieme ai volontari della Comunità di Sant’Egidio ma anche a uomini delle istituzioni. In un tavolo un uomo kosovaro mangia allegramente con un serbo, in un altro bambini rom aspettano trepidanti Babbo Natale, gli anziani sembrano rinvigoriti, tutti si sentono in famiglia.
Monsignor Vincenzo Paglia, oggi presidente del Pontificio della Famiglia, trent’anni fa era il parroco di Santa Maria, da lui viene l’intuizione di festeggiare il Natale con i poveri, salutando dice “A Natale tutti siamo in famiglia. Chi non ce là apriamo le porte della basilica.”
La violenza. “Nel 2012 sono stati uccisi per la loro fede 105 mila cristiani: questo significa un morto ogni 5 minuti. Le proporzioni, dunque, sono spaventose.” È il terribile bilancio che fa il professor Massimo Introvigne, coordinatore dell'Osservatorio della libertà religiosa in Italia, ai microfoni della Radio Vaticana. E aggiunge: “Le aree di rischio sono molte, se ne possono identificare sostanzialmente tre principali: i Paesi dove è forte la presenza del fondamentalismo islamico, i Paesi dove esistono ancora regimi totalitari di stampo comunista e i Paesi dove ci sono nazionalismi etnici, che identificano l'identità nazionale con una particolare religione, così che i cristiani sarebbero dei traditori della Nazione”. Poi conclude: “in molti Paesi andare a messa o anche al catechismo è diventato di per se stesso pericoloso”.
La notte del 24 dicembre un gruppo armato ha attaccato una chiesa nel nord della Nigeria, uccidendo 6 persone, tra cui un sacerdote, per poi dare fuoco all’edificio. È l’ultimo, ennesimo, attacco ai cristiani in Nigeria e, anche se non ancora rivendicato, in molti pensano che dietro ci sia la mano del gruppo integralista islamico Boko Haram, lo stesso che alla vigilia di Natale di un anno fa, con una serie di attacchi, ha ucciso 44 persone. In Nigeria è un martirio quotidiano, solo nel 2012 si possono contare almeno 13 attentati a chiese o comunità cristiane, e il triste bilancio conta almeno 3 mila morti dal 2009, quando la violenza è esplosa.
La stupidità. Don Piero Corsi è il parroco di Lerici, piccolo paese in provincia di La Spezia. In questi giorni è diventato tristemente famoso per il manifesto affisso, il giorno di Natale, nella sua parrocchia. Il contenuto del volantino ha suscitato la protesta di molti. Il titolo è eloquente: “Le donne e il femminicidio, facciano sana autocritica. Quante volte provocano?”. Il testo prosegue: “Una stampa fanatica e deviata attribuisce all'uomo che non accetterebbe la separazione questa spinta alla violenza. Domandiamoci: Possibile che in un sol colpo gli uomini siano impazziti? Non lo crediamo. Il nodo sta nel fatto che le donne sempre più spesso provocano, cadono nell'arroganza, si credono autosufficienti e finiscono con esasperare le tensioni. Bambini abbandonati a loro stessi, case sporche, piatti in tavola freddi e da fast food, vestiti sudici. Dunque se una famiglia finisce a ramengo e si arriva al delitto (forma di violenza da condannare e punire con fermezza) spesso le responsabilità sono condivise.”
I giornali ed il web hanno commentato quanto successo. Le donne di Lerici protesteranno e il vescovo di La Spazia ha chiesto al parroco di prendere qualche giorno di riflessione, poi si deciderà, magari trasferendolo.
Non voglio commentare, non c’è nulla da aggiungere a quanto detto da molti. Vorrei solo raccontare una breve storia. Olga era una donna di 51 anni di Bordighera, in provincia di Imperia. Era sposata con Santino, un uomo di 45 anni, dal carattere forte. Il matrimonio, soprattutto negli ultimi tempi, non era felice. Lui la tradiva regolarmente, la umiliava. Una violenza psicologica che ha portato, qualche giorno fa, Olga a dire basta. Lei ha aperto la porta ed è andata via, sperando, forse, di chiudere così con un uomo che non amava più.
Ma Santino non c’è stato. L’ha chiamata poco prima di Natale e l’ha minacciata: “Torna a casa per Natale o ti ammazzo.” Lei non è tornata, così Santino, il giorno di Santo Stefano, la cerca e la trova a casa di Franca, la sorella di Olga.
Poi il tragico finale. Santino uccide le due donne e poi tenta il suicidio, non riuscendoci.
Uomini che odia le donne (come il titolo del famoso romanzo di Larson) e che le uccidono. Spesso la violenza contro le donne è domestica, più di 100 donne sarebbero state uccise, nel 2012, da mariti, ex fidanzati o parenti.
Non si può, in alcun modo, giustificare questa violenza.
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