mercoledì 6 febbraio 2013

Quale partito per i cattolici?

POLITICA - L'Istituto Demopolis ha condotto un sondaggio che punta ad analizzare quale sarebbe il voto dei cattolici in Italia alle prossime elezioni politiche. Il primo dato che fa riflettere è che, ad oggi, solo il 63% dei cattolici praticanti ha già deciso cosa votare il 24 e il 25 febbraio. Il secondo punto di riflessione è che i cattolici alle urne andranno in ordine sparso. Secondo il sondaggio infatti la maggioranza dei cattolici voterà per la coalizione di centro sinistra (31%), mentre sceglierebbe la coalizione di centrodestra il 27.5%, poco superiore alla coalizione guidata dal premier uscente Monti (scelta dal 25%). Il Movimento 5 Stelle prenderebbe intorno al  10% dei voti cattolici mentre Rivoluzione Civile di Ingroia il 3%.
Quindi ad oggi non c’è una formazione percepita, senza ombra di dubbio, come il “partito dei cattolici”, anzi, anche se c’è una leggera prevalenza della coalizione guidata da Bersani, i numeri ci dicono, anche se è solo un sondaggio, che le tre coalizioni sono molto vicine. Va però aggiunto un piccolo dato: rispetto alle rivelazioni generali, Bersani perderebbe qualche punto se si tiene conto solo del voto cattolico, Berlusconi guadagnerebbe mezzo punto, mentre Monti ne aggiungerebbe addirittura 10.
Ma questa divisione dell’elettorato cattolico da cosa dipenderebbe?
Alla conferenza stampa di chiusura del Consiglio Permanente della CEI, monsignor Crocetta  ragiona sulle prossime elezioni, ma la sua non è un’indicazione di voto, per lui bisogna guardare quei “valori dell'etica sociale, che hanno fondamento nei principi irrinunciabili,” tenendo presente, e questo è l’appello che fa Crocetta che “non votare è portare acqua alle difficoltà del Paese.” Sono i vescovi a non dare, anche giustamente, un’indicazione, bisogna guardare, e alle volte ricercare con pazienza, quei cattolici candidati che garantiscono i valori dell’etica sociale.
Stesso appello fatto dal Cardinal Bagnasco qualche giorno prima. Ma il presidente della CEI si rivolge anche ai candidati, e non solo agli elettori. Per Bagnasco non è un problema avere esponenti cattolici in diversi schieramenti anzi: “La presenza di esponenti cattolici in schieramenti differenti dovrà accompagnarsi a una concreta convergenza sulle questioni eticamente sensibili.”
E i movimenti e l’associazionismo cattolico?
Le prossime elezioni segneranno, molto più che nel passato, la scesa in campo di diverse personalità del mondo cattolico, quasi a rispondere all’appello del Papa che chiede un impegno diretto dei Cattolici per portare nelle istituzioni italiane quei valori e quelle sensibilità che ne esalterebbero l’operato.
Mentre l’ormai ex presidente delle ACLI, Andrea Olivero, si candida nella lista Monti, la CISL si divide da una parte Giorgio Santini (numero due del sindacato di ispirazione cattolica) accetta di correre con Bersani, mentre Gianni Baratta, segretario confederale, lascia il sindacato per Monti.
Nei partiti “tradizionali” c’è un nutrito gruppo di parlamentari uscenti che cercano una riconferma. Nel PDL i rappresentanti del mondo cattolico, come Quagliariello, Sacconi, Eugenia Roccella e Beatrice Lorenzin, cercano una riconferma (non sempre scontata visto le posizioni che occupano nelle liste), mentre nell’UDC sono soprattutto Rocco Buttiglione e Paola Binetti a rappresentare, più di altri, le posizioni cattoliche all’interno del partito di Casini. Nel PD invece spiccano i nomi di Beppe Fioroni, Gigi Bobba e Nicodemo Oliverio.
Con Monti invece molti esponenti di quel movimento di Todi che qualche mese fa aveva riportato in auge il problema di un intervento dei cattolici in politica. Troviamo nelle liste del Professore Lucio Romano, presidente di Scienza&vita; Luigi Marino, presidente di Confcooperative; il neurologo Gian Luigi Gigli, molto attivo per la vita di Eluana Englaro; Mario Sberna, presidente dell’associazione Famiglie numerose.
Una nota ufficiale di Comunione e Liberazione precisa che il movimento “guarda con simpatia chi, tra i suoi aderenti, decide di assumersi il rischio di un tentativo politico.” Un non schierarsi con un partito in particolare, pensando soprattutto che esponenti di CL sono in diversi partiti. Pensiamo al PDL dove troviamo Maurizio Lupi, Gabriele Toccafondi e Raffaello Vignali, mentre Mauro Mauro, capogruppo del PDL all’Europarlamento, ha lasciato il suo partito per provare ad entrare in Senato con Monti. Nel PD non c’è un esponente del movimento candidato, ma Bersani riceve un importante endorsement dall’ex presidente della Compagnia delle Opere Graziano Debellini.
E infine Sant’Egidio. Tra i promotori del partito di Monti infatti c’è il fondatore della Comunità romana, ma, come dice lo stesso Riccardi in più di un’intervista, la sua è una scelta personale che non dovrebbe coinvolgere direttamente la Comunità di Sant’Egidio. Riccardi non si presenterà direttamente alle elezioni ma alcuni esponenti di spicco di Sant’Egidio correranno insieme a Monti (Marazziti capolista alla camera nel Lazio1 e Mario Giro ben posizionato per un posto in Senato in Campania). Non c’è una nota ufficiale come per Comunione e Liberazione, ma anche qui vigerà la libertà di coscienza.

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