lunedì 18 novembre 2013

Un PDL di lotta e uno di governo.

POLITICA - Sono settimane che intorno al più grande partito del centro destra italiano, il PDL, si assiste ad una feroce lotta etologa tra falchi, pitonesse e colombe. Lotta tra filo governativi e parlamentari pronti a togliere la fiducia al governo. Lotta tra chi si professa più filo berlusconiano dell’altro.

Una feroce lotta che si è conclusa sabato con il Consiglio Nazionale del PDL che ha portato alla rinascita di Forza Italia (lo stesso Berlusconi ha sempre detto che il nome PDL non è stata una buona trovata da un punto di vista di marketing tanto che è da più di un anno ha in mente di ritornare al vecchio partito). Da una parte i lealisti berlusconiani pronti, con entusiasmo, a ridare vita al vecchio partito, dall’altra il traditore Alfano con un nutrito gruppo di parlamentari che decide di non entrare in F.I. e dare vita ad una formazione autonoma dal nome “Nuovo Centro Destra”.

Uno però si aspettava, dopo un divorzio tanto lungo e profondo, di trovarsi difronte a due formazioni politiche incompatibili, invece stupiscono le parole dei diretti interessati. Berlusconi è pronto a fare una coalizione con Alfano e chiede di non attaccare le colombe mentre il vice premier e ministro degli interni, in conferenza stampa, non smette di chiamare Berlusconi come il presidente ed è pronto ad una alleanza organica con Forza Italia.

Cosa è quindi cambiato sabato? Oltre alla divisione del vecchio Popolo della Libertà in due formazioni distinte ma non distanti, contigue pronte, in futuro, a governare insieme quale potrà essere la novità politica ad avere due formazioni nel centro destra?

Alfano e il nuovo gruppo politica sarà sicuramente più forte. I suoi 29 deputati e soprattutto i suoi 30 senatori diventano fondamentali per le sorti del governo:  “Se fra 12 mesi avremo centrato gli obiettivi” spiega il vice premier “si potrà fornire un certo tipo di giudizio, altrimenti un altro.” Dall’altra parte Berlusconi, con Forza Italia, potrà fare opposizione al governo e preoccuparsi della sua situazione giudiziaria facendo battaglia a tutto campo sulla sua decadenza. Con due partiti distinti, ma non distanti, ci si aspetta un rimescolamento nelle commissioni per dare il giusto peso alle due formazioni, con il rischio di cambiare gli equilibri oggi esistenti. Due gruppi distinti vuol dire anche più spese per le istituzioni (ogni gruppo parlamentare ha una serie di benefit e di finanziamenti) e più peso nella conferenza dei capogruppi.

Forza Italia, all’opposizione, potrebbe anche chiedere di avere la presidenza di una delle commissioni di garanzia (Copasir oggi alla Lega, Vigilanza rai oggi al Movimento 5 Stelle e  immunità presieduta da un senatore vendoliano) che per prassi o per diritto vanno all’opposizione.

In futuro i due partiti potrebbe provare a pescare, alle prossime elezioni, voti in bacini elettorali diversi, nonostante siano alleati. Forza Italia, partito di lotta e di opposizione, tra gli elettori delusi dalle larghe intese radicalizzando ancor più la propria posizione, mentre Alfano potrebbe chiedere i voti a moderati e centristi (nelle prossime settimane si potrà capire cosa hanno intenzione di fare Casini e i fuori usciti da Scelta Civica) più filo governativi.

In fin dei conti questo divorzio sembra convenire un po’ a tutti.

Nessun commento:

Posta un commento