Alle ultime elezioni politiche del Febbraio 2013 hanno votato il 75.2 degli aventi diritto, dato già in calo, se pensiamo che alle ultime 3 elezioni politiche tenutesi tra il 2001 ed il 2008 dove l’affluenza era sempre stata tra l’80 e l’83%.
Il libro “La Casta”, scritto nel 2007 dai giornalisti Stella e Rizzo è divenuto quasi un simbolo ed un manifesto degli sprechi, dei privilegi, delle dinamiche poco chiare tra potere politico ed economico. A conferma delle tesi esposte nel libro sono poi arrivate le indagini giudiziarie che hanno coinvolto il Presidente del Consiglio dell’epoca Silvio Berlusconi, poi le giunte regionali della Lombardia, del Lazio, del Piemonte e sicuramente dimentico qualche regione.
Nonostante
tutto questo, alle ultime elezioni politiche del Febbraio 2013 hanno votato il
75.2 degli aventi diritto, dato non altissimo ma neppure pessimo, insomma 3
persone su 4 si sono recare ai seggi.
Guardiamo
cosa è successo dopo.
Per
l’elezione del Sindaco di Roma del Giugno 2013 hanno votato il 52.3% al primo
turno ed il 45.03% al ballottaggio.
Ad Aprile
2013, in Friuli Venezia Giulia, hanno partecipato al voto il 50.5% degli aventi
diritto.
In Trentino,
ad Ottobre 2013, ha votato il 62% degli aventi diritto.
Pochi giorni
fa, in Basilicata, alle elezioni regionali hanno votato il 47.6% degli aventi
diritto.
Roma, Il
Trentino, la Basilicata ed il Friuli, 4 zone diverse per storia, tradizione e
cultura, ma accomunate da una crescita della astensione, a distanza di non più
di sei mesi dalle ultime elezioni politiche. Potremmo azzardare e dire che
l’astensione cresce in tutta Italia. Vorrei provare a dare delle mie personali
risposte. Per semplificare propongo due ipotesi, in parte collegate: 1) la
sfiducia verso il Movimento 5 Stelle; 2) la sfiducia verso i partiti
“tradizionali” ( pur cambiando nome, vedi Pdl Forza Italia Nuova Destra, sempre
di partiti tradizionali si tratta).
Partiamo dal
Movimento 5 Stelle, la mia ipotesi è molto semplice. Tanti avevano visto in
loro una speranza, una alternativa, una risposta ai problemi del paese.
Insomma, tanti che avevano smesso di votare per mancanza di fiducia nei partiti
tradizionali, avevano scommesso su di loro. Ma, dopo sei mesi di figuracce, di
chiusura ad ogni forma di dialogo, di no ripetuti, insomma dopo mesi di assenza
di qualsiasi iniziativa politica che non sia il solo urlare vaffanculo, hanno
deciso di non confermare il loro voto al movimento. A mio parere, non tutti, ma
molti degli elettori del movimento 5 stelle erano disponibili ad una alleanza
di Governo con il Pd, magari trattando, magari proponendo nomi alternativi, ma
non hanno gradito il no secco e perentorio ad ogni ipotesi lanciato dal grande
capo. Tanti si sono resi conto di aver votato un movimento che credevano
democratico ma è in realtà una sorta di club dove due, Grillo e Casaleggio,
decidono per tutti. (Ricordo che alle politiche il Movimento 5 Stelle ha
raggiunto il 25% dei voti, mentre tra le comunali a Roma e le elezioni
regionali raramente ha superato il 10%).
Quindi, sfiducia
verso il 5 stelle, ma chiaramente questi voti non sembrano recuperati dai
partiti tradizionali e ad oggi sembrano persi nella astensione. Perché? Perché
i partiti tradizionali non attraggono. Una rapida occhiata della situazione. Il
Pd, in attesa delle Primarie, non ha una linea chiara, basti pensare alla
figuraccia sul caso Cancellieri: i tre candidati alle Primarie annunciano la
sfiducia, Letta impone un diktat, il Partito vota la fiducia con Epifani che in
sostanza afferma che il ministro è sfiduciato ma non si può sfiduciarlo perché
Napolitano e Letta non vogliono (si rimanda all’ultimo articolo di Gavino Pala
su queste pagine).
Il progetto
di Scelta Civica (come facilmente ipotizzabile, vista l’unione di forze sociali
del tutto diverse) è ufficialmente naufragato, ed al Centro continuano
movimenti sotterranei, spesso condotti da vecchi lupi di mare della politica
tipo Casini, che a mio parere non scaldano l’elettorato, che vede tutto ciò
come una minestra riscaldata e povera di contenuti. Sembra di vedere più che la
ricerca di un progetto, la ricerca di una poltrona.
Il
Centrodestra è diviso da mesi tra falchi e colombe, questo ha portato alla
scissione (vera o finta?) tra Forza Italia ed il Nuovo Centrodestra (che di
nuovo sembra avere ben poco, se pensiamo che elementi di punta sono il
pluriindagato Formigoni, l’ex socialista e forza italiota Cicchitto, l’ex Dc
Giovanardi, insomma non proprio dei dilettanti della politica).
Personalmente
chi scrive è contrario alla astensione, pensa che il non votare sia la scelta
peggiore, perché non è utile sparare nel mucchio, non è saggio il dire sono
tutti uguali, pensa che compito del cittadino sia individuare le alternative
migliori, pensa che generalizzare sia sbagliato, e pensa che se non votiamo,
poi non possiamo neppure lamentarci se le cose non vanno bene.
Però chi
scrive pensa pure che i partiti, vecchi e nuovi, dovrebbero mostrare più
serietà, più interesse verso i problemi del paese e meno alle alchimie ed alle
poltrone, altrimenti alle prossime elezioni gli elettori si conteranno sulle
dita di una mano.
Mario Scelzo
Mario Scelzo
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