lunedì 25 novembre 2013

la pena di morte nel mondo

ATTUALITA' - Gli sviluppi registrati nel 2012 dimostrano che, nonostante le battute d’arresto, la tendenza globale verso l’abolizione della pena di morte rimane costante. I dati del 2012 e degli ultimi mesi del 2013  sull’utilizzo della pena di morte confermano un cammino irreversibile verso l’abolizione universale. Nel mondo, solo un paese su dieci esegue condanne a morte. Tuttavia, il 2012  ha visto anche battute d’arresto: destano preoccupazione la ripresa delle esecuzioni in Gambia, Giappone, India e Pakistan, così come un allarmante aumento delle esecuzioni in Iraq.  Nel corso del 2012, si sono registrate 682 esecuzioni in 21 paesi. Il dato, tuttavia, non tiene conto delle migliaia di esecuzioni che avvengono in Cina ogni anno. Tre quarti di esse sono state registrate in soli tre paesi: Arabia Saudita, Iran e Iraq.  

Sebbene siano almeno 682 le persone messe a morte nel 2012  ( un dato in linea con quello del 2011 quando sono state eseguite 680 condanne a morte)  il numero delle sentenze capitali sono diminuite da 1.923 (in 63 paesi) nel 2011 a 1.722 (in 58 paesi) nel 2012.
Negli ultimi 20 anni, numerosi stati hanno abolito la pena capitale per tutti i reati.

Alla fine del 2012 risultavano almeno 23.386 le persone rinchiuse nei bracci della morte in tutto il mondo, un numero da considerarsi minimo poiché ottenuto sommando, ove disponibili, i singoli dati di ogni paese.  
Nel 2012 sono state registrate commutazioni o grazie in 27 paesi: Afghanistan, Arabia Saudita, Bahrain, Bangladesh, Botswana, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Gambia, Guatemala, Giordania, Guyana, India, Indonesia, Iran, Kuwait, Mongolia, Myanmar, Nigeria, Saint Kitts e Nevis, Sierra Leone, Singapore, Stati Uniti d’America, Thailandia, Tunisia, Uganda, Vietnam e Yemen.

In sette paesi sono stati rilasciati detenuti perché innocenti: Bangladesh, Egitto, Guyana, India, Nigeria, Stati Uniti d’America e Taiwan.  
Il 20 dicembre, la sessione plenaria dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato la quarta risoluzione per una moratoria sulle esecuzioni. La risoluzione 67/176, approvata con 111 voti a favore, 41 contrari e 34 astensioni, riafferma quanto stabilito dalle risoluzioni precedenti, la 62/149 del 2007, la 63/168 del 2008 e la 65/206 del 2010. Essa richiama gli stati: a rispettare gli standard internazionali sulla salvaguardia della protezione dei diritti di coloro che affrontano la pena di morte; a ridurne progressivamente l’uso e il numero di reati per i quali può essere comminata; a istituire una moratoria sulle esecuzioni in vista dell’abolizione della pena di morte. La risoluzione richiama gli stati che hanno abolito la pena di morte a non reintrodurla. Infine, essa afferma che la questione della moratoria dovrà essere nuovamente discussa nel corso della 69° sessione del 2014, durante la quale il Segretario Generale presenterà il rapporto sull’implementazione dei richiami contenuti nella risoluzione del 2012.

Sebbene gli Stati Uniti siano stati l’unico paese delle Americhe a eseguire condanne a morte nel 2012, questo è avvenuto in soli nove stati della federazione, contro i 13 del 2011. Il Connecticut, inoltre, è diventato il 17° stato abolizionista ad aprile, e il Maryland  il 18° nel maggio 2013. Nei restanti paesi delle Americhe, sono state emesse solo 12 sentenze capitali.
La Mongolia e il Benin hanno ratificato il Secondo Protocollo Opzionale al Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, in vista dell’abolizione della pena di morte, rispettivamente il 13 marzo e il 5 luglio. In entrambi i paesi, i disegni di legge per implementare la ratifica nella legislazione nazionale erano ancora in corso alla fine dell’anno. Nel mese di settembre il Madagascar ha firmato il Secondo protocollo opzionale.

India e Pakistan hanno ripreso le esecuzioni. L’India ha eseguito la sua prima condanna a morte dal 2004 e il Pakistan ha effettuato la sua prima esecuzione dal 2008. Tuttavia, il Vietnam non ha eseguito condanne a morte e Singapore ha osservato una moratoria sulle esecuzioni, prendendo inoltre in esame modifiche legislative alle leggi sulla pena di morte. La Cina ancora una volta ha eseguito più condanne a morte che nel resto del mondo, tuttavia a causa del segreto che circonda l’uso della pena di morte nel paese, non è stato possibile ottenere un quadro preciso della sua applicazione. E’ recente tuttavia l’annuncio di una prossima riduzione dei reati passibili di pena capitale, che avrà l’effetto di una sensibile diminuzione delle condanne. L’Iran è secondo solo alla Cina a livello mondiale per numero di esecuzioni ogni anno. Un aumento allarmante delle esecuzioni è stato registrato in Iraq, rendendo il paese il terzo per numero di esecuzioni al mondo e con il più alto incremento di esecuzioni confermate dal 2011. Almeno 129 persone sono state messe a morte, almeno il doppio rispetto al 2011 (circa 68), e il dato è il più alto dal 2005. Nessuna condanna a morte è stata eseguita in Libano per l’ottavo anno consecutivo, ma almeno nove sentenze capitali sono state emesse sia in corti civili che militari. L’Arabia Saudita è stato il quarto paese per numero di esecuzioni al mondo. Si sono registrate almeno 79 esecuzioni, numero che si avvicina a quello del 2011 (82). Le esecuzioni hanno riguardato reati come l’omicidio ma almeno 29 persone sono state messe a morte per aver commesso reati che non hanno provocato vittime e che non sono considerati come i reati più gravi dagli standard internazionali.
La Bielorussia ha continuato ad essere l’unico paese della regione a eseguire condanne a morte e lo ha fatto nella più rigorosa segretezza. Nel 2012 sono stati messi a morte almeno tre detenuti.

In Tunisia, il governo di transizione ha commutato le sentenze di 125 persone nel braccio della morte. Tuttavia, la bozza di Costituzione non esclude la pena di morte. In Egitto la nuova costituzione non contiene articoli sul diritto alla vita e non esclude la pena capitale. Durante i rispettivi Esami periodici universali presso il Consiglio per i diritti umani, il Marocco e la Tunisia hanno respinto le raccomandazioni ad abolire la pena di morte e a ratificare il Secondo Protocollo. In Algeria sono state emesse almeno 153 sentenze capitali: la maggior parte delle persone sono state condannate per reati legati al terrorismo, altre per omicidio e molte senza essere presenti al processo. Ad agosto, nove condanne a morte sono state eseguite in Gambia, le prime nel paese in quasi 30 anni. In Sierra Leone non ci sono più prigionieri nel braccio della morte.
Più di due terzi dei paesi al mondo ha abolito la pena di morte per legge o nella pratica. Al 31 dicembre 2012 i paesi erano così suddivisi:  

97 paesi hanno abolito la pena di morte per ogni reato.
8 paesi l’hanno abolita salvo che per reati eccezionali, quali quelli commessi in tempo di guerra.

35 paesi sono abolizionisti de facto poiché non vi si registrano esecuzioni da almeno dieci anni oppure hanno assunto un impegno a livello internazionale a non eseguire condanne a morte.
In totale 140 paesi hanno abolito la pena di morte nella legge o nella pratica.

58 paesi mantengono in vigore la pena capitale, ma il numero di quelli dove le condanne a morte sono eseguite è molto più basso.


 

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