Sebbene siano almeno 682 le persone messe a morte nel 2012 ( un dato in linea con quello del 2011 quando sono state eseguite 680 condanne a morte) il
numero delle sentenze capitali sono diminuite da 1.923 (in 63 paesi) nel 2011 a 1.722 (in 58 paesi)
nel 2012.
Negli ultimi 20 anni, numerosi stati hanno abolito la pena
capitale per tutti i reati.
Alla fine del 2012 risultavano almeno 23.386 le persone rinchiuse
nei bracci della morte in tutto il mondo, un numero da considerarsi minimo
poiché ottenuto sommando, ove disponibili, i singoli dati di ogni paese.
Nel 2012 sono state registrate commutazioni o grazie in 27 paesi:
Afghanistan, Arabia Saudita, Bahrain, Bangladesh, Botswana, Egitto, Emirati
Arabi Uniti, Gambia, Guatemala, Giordania, Guyana, India, Indonesia, Iran,
Kuwait, Mongolia, Myanmar, Nigeria, Saint Kitts e Nevis, Sierra Leone,
Singapore, Stati Uniti d’America, Thailandia, Tunisia, Uganda, Vietnam e Yemen.
In sette paesi sono stati rilasciati detenuti perché innocenti:
Bangladesh, Egitto, Guyana, India, Nigeria, Stati Uniti d’America e Taiwan.
Il 20 dicembre, la sessione plenaria dell’Assemblea Generale delle
Nazioni Unite ha approvato la quarta risoluzione per una moratoria sulle
esecuzioni. La risoluzione 67/176, approvata con 111 voti a favore, 41 contrari
e 34 astensioni, riafferma quanto stabilito dalle risoluzioni precedenti, la
62/149 del 2007, la 63/168 del 2008 e la 65/206 del 2010. Essa richiama gli
stati: a rispettare gli standard internazionali sulla salvaguardia della
protezione dei diritti di coloro che affrontano la pena di morte; a ridurne
progressivamente l’uso e il numero di reati per i quali può essere comminata; a
istituire una moratoria sulle esecuzioni in vista dell’abolizione della pena di
morte. La risoluzione richiama gli stati che hanno abolito la pena di morte a
non reintrodurla. Infine, essa afferma che la questione della moratoria dovrà
essere nuovamente discussa nel corso della 69° sessione del 2014, durante la
quale il Segretario Generale presenterà il rapporto sull’implementazione dei
richiami contenuti nella risoluzione del 2012.
Sebbene gli Stati Uniti siano stati l’unico paese delle
Americhe a eseguire condanne a morte nel 2012, questo è avvenuto in soli nove
stati della federazione, contro i 13 del 2011. Il Connecticut, inoltre,
è diventato il 17° stato abolizionista ad aprile, e il Maryland il 18° nel maggio
2013. Nei restanti paesi delle Americhe, sono state emesse solo 12 sentenze
capitali.
India e Pakistan hanno ripreso le esecuzioni. L’India ha
eseguito la sua prima condanna a morte dal 2004 e il Pakistan ha
effettuato la sua prima esecuzione dal 2008. Tuttavia, il Vietnam non ha
eseguito condanne a morte e Singapore ha osservato una moratoria sulle
esecuzioni, prendendo inoltre in esame modifiche legislative alle leggi sulla
pena di morte. La Cina
ancora una volta ha eseguito più condanne a morte che nel resto del mondo,
tuttavia a causa del segreto che circonda l’uso della pena di morte nel paese,
non è stato possibile ottenere un quadro preciso della sua applicazione. E’
recente tuttavia l’annuncio di una prossima riduzione dei reati passibili di
pena capitale, che avrà l’effetto di una sensibile diminuzione delle condanne.
L’Iran è secondo solo alla Cina a livello mondiale per numero di
esecuzioni ogni anno. Un aumento allarmante delle esecuzioni è stato registrato
in Iraq, rendendo il paese il terzo per numero di esecuzioni al mondo e
con il più alto incremento di esecuzioni confermate dal 2011. Almeno 129
persone sono state messe a morte, almeno il doppio rispetto al 2011 (circa 68),
e il dato è il più alto dal 2005. Nessuna condanna a morte è stata eseguita in Libano
per l’ottavo anno consecutivo, ma almeno nove sentenze capitali sono state
emesse sia in corti civili che militari. L’Arabia Saudita è stato il
quarto paese per numero di esecuzioni al mondo. Si sono registrate almeno 79
esecuzioni, numero che si avvicina a quello del 2011 (82). Le esecuzioni hanno
riguardato reati come l’omicidio ma almeno 29 persone sono state messe a morte
per aver commesso reati che non hanno provocato vittime e che non sono
considerati come i reati più gravi dagli standard internazionali.
In Tunisia, il governo di transizione ha commutato le
sentenze di 125 persone nel braccio della morte. Tuttavia, la bozza di
Costituzione non esclude la pena di morte. In Egitto la nuova
costituzione non contiene articoli sul diritto alla vita e non esclude la pena
capitale. Durante i rispettivi Esami periodici universali presso il Consiglio
per i diritti umani, il Marocco e la Tunisia hanno respinto le raccomandazioni ad
abolire la pena di morte e a ratificare il Secondo Protocollo. In Algeria
sono state emesse almeno 153 sentenze capitali: la maggior parte delle persone
sono state condannate per reati legati al terrorismo, altre per omicidio e
molte senza essere presenti al processo. Ad agosto, nove condanne a morte sono
state eseguite in Gambia, le prime nel paese in quasi 30 anni. In Sierra
Leone non ci sono più prigionieri nel braccio della morte.
Più di due terzi dei paesi al mondo ha abolito la pena di morte per legge o
nella pratica. Al 31 dicembre 2012 i paesi erano così suddivisi:
97 paesi hanno abolito la pena di morte per ogni reato.
8 paesi l’hanno abolita salvo che per reati eccezionali, quali
quelli commessi in tempo di guerra.
35 paesi sono abolizionisti de facto poiché non vi si registrano
esecuzioni da almeno dieci anni oppure hanno assunto un impegno a livello
internazionale a non eseguire condanne a morte.
In totale 140 paesi hanno abolito la pena di morte nella legge o
nella pratica.
58 paesi mantengono in vigore la pena capitale, ma il numero di
quelli dove le condanne a morte sono eseguite è molto più basso.
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