mercoledì 27 novembre 2013

Sant'Egidio e la pena di morte

Dominique Green
ATTUALITA' - Dalla seconda metà degli Anni Novanta la battaglia contro la pena capitale è diventata uno dei terreni di impegno globale e una priorità della comunità di Sant’Egidio. Sintesi di molte violazioni dei diritti umani, la pena di morte rappresenta sempre, infatti, una forma di tortura mentale dei condannati, contraddice una visione riabilitativa della giustizia, abbassa l’intera società civile al livello di chi uccide, legittima la violenza e una cultura di morte al livello più alto, da parte dello stato, mentre dice di volere difendere la vita umana e colpisce in maniera sproporzionata minoranze politiche, etniche, religiose e sociali, umiliando l’intera società.

La Comunità di Sant’Egidio ha iniziato dalla vicinanza concreta ai condannati a morte, attraverso visite, corrispondenza, difesa legale, l’umanizzazione della condizione di vita carceraria, e è diventata negli anni un protagonista globale della battaglia per una moratoria universale e l’abolizione della pena capitale nel mondo. Negli anni ha promosso corrispondenza e contatti diretti con oltre 1500 detenuti e la difesa di oltre 300 condannati a morte in diverse aree del mondo. 

Nel 1998 la Comunità di Sant’Egidio ha dato vita all’Appello per una Moratoria Universale che ha raccolto leader religiosi di tutte le principali tradizioni religiose mondiali, credenti e non credenti, in un manifesto morale che ha raccolto oltre cinque milioni di firme in 153 paesi del mondo ed è stato consegnato alle Nazioni Unite alla vigilia del voto della storica Risoluzione dell’Assemblea Generale sul rifiuto della pena di morte come mezzo di giustizia (2007).

Nel 2002 la Comunità di Sant’Egidio ha contribuito alla nascita, a Roma, presso la sede principale della Comunità, a Sant’Egidio, della Coalizione Mondiale contro la Pena di Morte.
Sempre nel 2002, la Comunità di Sant’Egidio ha lanciato la prima Giornata Mondiale delle “Città per la vita-Città contro la Pena di morte” (Cities For Life, Cities Against the Death Penalty), il 30 novembre di quell’anno. La data è stata scelta in ricordo della prima abolizione della pena capitale: quella del Granducato di Toscana, il 30 novembre 1786.
Per sviluppare nuove strategie e visioni comuni Sant’Egidio organizza ogni anno, dal 2004, una Conferenza Internazionale dei Ministri della Giustizia, di giuristi e membri delle Corti Supreme, da paesi che hanno abolito la pena capitale e da paesi mantenitori.

Le Conferenze Internazionali rappresentano il laboratorio di un metodo di lavoro che continua a tutti i livelli, dalla società civile, al dialogo con le leadership e i rappresentanti politici, durante l’anno, in tutti i paesi che intervengono.
Il radicamento della Comunità di Sant’Egidio in più di 25 paesi africani con membership locale ha permesso l’individuazione di soluzioni locali condivise e una “contaminazione positiva” dei percorsi di riduzione della violenza e dell’uso della pena di morte che valorizza le culture e le esperienze del continente.

La particolare attenzione rivolta al continente africano, in rapido cambiamento, ha consentito, in questi ultimi anni, di sostenere, attraverso le conferenze, percorsi legislativi, sociali, parlamentari e di orientamento dell’opinione pubblica, che hanno portato alla riduzione o all’abolizione, de jure e de facto, della pena capitale ( Burundi, Gabon, Togo…).
In Asia e in America Latina la Comunità di Sant’Egidio si muove a livello nazionale e transnazionale, potendo disporre di una rete locale e di contatto istituzionali, interreligiosa e governativa, attiva in altri settori di impegno  di dialogo, umanitario o per la pace.

Nel 2012 la Conferenza Internazionale ha visto una partecipazione più importante anche di rappresentanti di paesi asiatici, destinata a consolidarsi nei prossimi anni.
Antonio Salvati

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