A distanza
di qualche messe i “grillini” hanno inanellato una serie di gaffe (più o meno
goffe) da risultare complicato trovarne in altre legislature così tante all’interno
di un solo movimento politico.
L’ultima in
ordine arriva dalla Commissione cultura della Camera dei Deputati. Oggetto della
discussione era il finanziamento per “l’istituzione del premio biennale di
ricerca Giuseppe Di Vagno per la conservazione della memoria del deputato
socialista assassinato il 25 settembre 1921.” Tra i tanti emendamenti
presentati di 5 stelle uno in particolare fa riflettere, quello che chiede la
sostituzione della parola “Socialismo” con la frase “cultura sociale,
economica, ambientale.” Bisogna ammettere, come viene testimoniato dalle pagine
del Senato del MoVimento, che la loro intenzione era quello di far ritirare la
legge perché avrebbe finanziato la Fondazione dedicata alla prima vittima
socialista del regime fascista colpevole, a loro dire, di una amministrazione
legata alla politica (stupisce che la Fondazione dedicata ad un uomo politico
socialista sia diretta da un esponente del partito socialista) e per questo
hanno presentato 70 emendamenti nella speranza di far ritirare la legge. Ma queste
intenzioni non bastano a spiegare il motivo per cui si vuole togliere la parola
socialismo al fianco di un uomo che nel 1921 ha perso la vita proprio per
questo.
Ma questa è
solo una delle ultime. La senatrice Sara Paglini vuole prendere le distanze
delle parole della collega della Camera Emanuela Corda che il giorno prima,
durante la commemorazione dei caduti a Nassirya, aveva ricordato il kamikaze
che si era fatto esplodere, e lo fa con un post sulla sua bacheca facebook dove
scrive “Non giustifichiamo tutto altrimenti mi verrebbe da pensare che un
giorno si potrebbe anche dire che le stragi naziste, i morti in Siberia, i
regimi violenti come quello di Pino Chet , o i colonnelli in Argentina o Pol
Pot in Cambogia furono voluti da vittime di un sistema politico deviato e di
un’infanzia sfortunata e infelice.” Il dittature Pino forse è un suo
conoscente, ma non risulta citato in nessun libro di storia. Ma nella frase che
ha fatto il giro nei social network con tanta ilarità della rete c’è un secondo
errore, storicamente la dittatura dei colonnelli è quella greca e non argentina
che ha avuto si un regime militare ma mai chiamato con quella frase.
Ma i
problemi sui fatti storici non sono finiti. L’onorevole Alessandro Di Battista
prende la parola alla Camera per spiegare le motivazioni che porteranno al no
del MoVimento al rifinanziamento delle missioni all’estero. Il deputato afferma
che gli afgani hanno cacciato “i russi giustificati dal partito comunista d’allora”.
Il primo errore, veniale, è che non si può parlare di russi ma sarebbe più corretto
parlare di sovietici, ma è sul PCI che Di Battista fa l’errore più grave, l’allora
segretario del PCI condannò duramente l’invasione afgana da parte dell’Unione
Sovietica paragonando l’imperialismo sovietico a quello statunitense. Forse l’onorevole
Di Battista potrebbe prendere lezioni sulla storia contemporanea insieme alla
sua collega Paglini.
Tra i tanti
punti del programma del MoVimento 5 Stelle possiamo leggere: “Insegnamento
della Costituzione ed esame obbligatorio per ogni rappresentante pubblico.” Se è
nel programma uno si aspetta che i parlamentari che propongono un simile punto conoscono
la Costituzione a memoria (non basta occupare le aule parlamentari o i tetti di
Montecitorio per difenderla). Durante la trasmissione 8 e mezzo con Lilli Gruber
non fa una bella figura la senatrice Paola Taverna quando il giornalista dell’Espresso,
Marco Damilano, ricordando il punto del programma, le chiede quale è l’articolo
costituzionale che parla della libertà di stampa. La senatrice fa scena muta. Scivolone
sulla Costituzione anche per la prima capogruppo del MoVimento alla Camera, l’onorevole
Roberta Lombardi, che auspicava un presidente della Repubblica giovane “un’età
anagrafica per il PdR? non credo ci sia scritto da nessuna parte.” Peccato che
ci sia scritto nella Costituzione.
Alla
senatrice Enza Blundo ospite ad “un giorno da pecora” gli viene chiesto quanti
sono i senatori. Dopo qualche balbettamenti dice sicura che sono 600 (raddoppiandone
il numero), mentre Carlo Sibilia, eletto alla Camera dei Deputati pubblica un
messaggio su Facebook, in cui ha scritto: “Per governare non c’è bisogno della
fiducia di nessuna delle due Camere. Art. 94 della Costituzione. E’ semplice e
così faremo“. L’inizio dell’articolo 94 della Costituzione dice invece “Il
Governo deve avere la fiducia delle due Camere.”
Lacune in storia
e scarsa conoscenza della Costituzione. Ma anche in matematica qualche problema
c’è.
L’onorevole
Giulia Sarti scrive nella sua pagina Facebook : "Possiamo dire che siamo
governati da ANALFABETI e FESSINI? In Italia abbiamo 23.431.319 pensionati, i
quali percepiscono complessivamente € 270.469.483.350. Se noi garantiamo a
tutti i pensionati 5000 euro al mese ci rimangono € 153.312.888.350. Domanda:
quanti redditi di cittadinanza possiamo garantire sapendo che la nostra
proposta vale circa 30 miliardi?” O la Sarti vuole dare 5 mila euro di pensione
all’anno (23.431.319 pensionati x 5 mila euro - 270.469.483.350 di euro spesi
all’anno in pensione fa effettivamente € 153.312.888.350), oppure la nostra
onorevole dimentica di moltiplicare tutto per 12 mesi (o meglio 13 visto che
per la maggior parte delle pensioni è prevista una tredicesima).
Abbiamo
citato la Lombardi. Indimenticabile il suo video “porcata di fine legislatura”
nel quale denunciava che una parte dei 40 miliardi di euro che il Parlamento
stava stanziando per pianare i debiti della Pubblica Amministrazione sarebbero
andati alle banche, parlando di “generosa, ennesima, regalia”. Peccato che nel decreto
leggiamo che “una parte dei pagamenti alle imprese confluirà immediatamente al
settore creditizio, in quanto una quota del portafoglio di debiti risulta già
ceduto (pro solvendo o pro soluto) alle banche.” “In altre parole” si può
leggere sul sito lavoce.info “bisogna rimborsare le banche perché i debiti
della PA di cui si parla sono in parte stati già ceduti dalle imprese alle
banche.” La Lombardi criticava senza aver letto il provvedimento o non lo aveva
proprio capito?
In questa
lista non poteva mancare Vito Crimi. Il primo capogruppo del Senato ne ha fatte
diverse, ne segnalo solo una. Durante la discussione sulla decadenza da
parlamentare di Silvio Berlusconi, Crimi, membro della Commissione che si stava
occupando del senatore Berlusconi, fa apparire sulla sua pagina Facebook un attacco
al leader di Forza Italia rischiando di mettere in discussione il lavoro della
Commissione stessa visto che quella parte dei lavori erano in camera di
consiglio dove si chiedeva ai senatori il massimo di riserbo e nessun contatto
con l’esterno. La giustificazione di Crimi? Quel post era stato inserito da un
suo collaboratore (a sua insaputa?) facendo ricadere la colpa sul suo porta
borse.
L’onorevole Alessio Villarosa
che, nei giorni tragici del naufragio di Lampedusa veniva intervistato sulla
Bossi-Fini spiega che non ne conosce il contenuto visto che non è una legge in
discussione.
Senatori che
prendono come collaboratori i propri compagni e si difendono spiegando che
nello statuto si parla di conviventi e quelli non lo erano. Il vicepresidente dell’Ars
siciliana, Antonio Venturino, che, insieme al presidente della commissione
ambiente della regione Sicilia, visitano la base militare di Sigonella con auto
blu e lampeggiante.
È un piccolo
riassunto, mi sarà sfuggito qualche episodio e ne vedremo ancora molti, ma
voleva essere un affresco di questi “rivoluzionari” del terzo millennio.
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