ATTUALITA' - «Ho ucciso Giovanni Falcone. Ma non era la prima volta: avevo già adoperato l'auto bomba per uccidere il giudice Rocco Chinnici e gli uomini della sua scorta. Sono responsabile del sequestro e della morte del piccolo Giuseppe Di Matteo, che aveva tredici anni quando fu rapito e quindici quando fu ammazzato. Ho commesso e ordinato personalmente oltre centocinquanta delitti. Ancora oggi non riesco a ricordare tutti, uno per uno, i nomi di quelli che ho ucciso. Molti più di cento, di sicuro meno di duecento.»
Con queste parole Giovanni Brusca si è assunto le sue terribili responsabilità (Giovanni Brusca, dichiarazione tratta dal libro Ho ucciso Giovanni Falcone, di Saverio Lodato, Mondadori). Giuseppe Di Matteo fu rapito il 23 novembre 1993, quando aveva 12 anni, al maneggio di Altofonte da un gruppo di mafiosi che agivano su ordine di Giovanni Brusca, allora latitante e boss di San Giuseppe Jato. Ieri a Palermo sono stati finalmente confermati dalla Corte d'Assise d'Appello di Palermo, presieduta dal giudice Roberto Murgia, i cinque ergastoli inflitti in primo grado per l'omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santino, ucciso e poi sciolto nell'acido a 14 anni l'11 gennaio 1996 dopo dopo 779 giorni di prigionia.
Alla madre del piccolo Matteo andrà un risarcimento di trecentomila euro (duecentomila in più rispetto a quanto stabilito in primo grado); mentre al fratello andranno 150mila euro a fronte dei 50mila stabiliti in primo grado.
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