martedì 19 marzo 2013

Il metodo Grasso

POLITICA - Bisogna ammetterlo. Anche considerando tutti i limiti, anche politici, che ha il MoVimento 5 Stelle, si deve riconoscere che almeno un po’ ha scardinato un modo di fare politica. Non rispondono ai giornalisti, almeno a quelli italiani, organizzano conferenze stampa per poi non accettare domande, invocano la trasparenza anche se non sempre sembra che siano i primi ad esserlo (la riunione di sabato nella quale si doveva decidere l’elezione del presidente del senato non è stata trasmessa sul web ma ci è stata raccontata da qualche giornalista appostato dietro la loro porta), questi “marziani” sbarcati a Montecitorio e a Palazzo Madama hanno messo all’angolo i partiti, che però, anche questo bisogna riconoscerlo, hanno risposto, almeno in parte.
Alle parlamentarie organizzate su internet, ma accessibili solo agli iscritti al movimento, il centro sinistra ha risposto con i gazebo per le primarie. Le liste pulite del MoVimento hanno costretto i partiti tradizionali a smacchiare almeno un po’ le loro liste e con Scelta Civica del Senatore Monti a presentare liste pulite.
Poi le elezioni hanno confermato la tendenza che c’era nell’aria: la gente della vecchia politica iniziava a stancarsi (anche se la maggior parte degli elettori ha continuato a votare per i partiti tradizionali).
Alla prova dei fatti la XVII legislatura, che si è aperta venerdì scorso, ha segnato un cambio di passo.
Primo impegno istituzionale la presidenza dei due rami del Parlamento. Negli ultimi anni abbiamo visto la seconda e la terza carica dello stato eletta nelle file dei vincitori delle elezioni (Casini e Pera nel 2001, Bertinotti e Marini nel 2006, Fini e Schifani nel 2008). Ma in un Parlamento dove non c’è una maggioranza chiara come si sarebbero comportati i partiti, e soprattutto il PD che, oltre ad avere la maggioranza alla Camera, dove è in grado di eleggere da solo il Presidente, è comunque il partito con più senatori? Nei giorni scorsi abbiamo visto gli incaricati del PD provare ad intrecciare un dialogo con i deputati a 5 Stelle, ma senza nessun risultato.
Le votazioni per i due rami del parlamento hanno però, da parte del Partito Democratico, segnato non solo una vittoria de facto, con l’elezione di due esponenti eletti nelle fila del centro sinistra, ma inaugurato un metodo che ha portato Bersani a ripensare le mosse future. Il metodo “Grasso”. Nella notte tra venerdi e sabato, durante una lunga, e forse accesa riunione, con i Giovani Turchi (i giovani Democrat vicini al segretario ma con sempre maggiore autonomia e potere), si sono decisi due nomi di alto livello. “Cosa farebbero gli altri gruppi parlamentari” è sicuramente il ragionamento del segretario PD e non solo, “davanti alla proposta di due nomi di altissimo livello?” La risposta è arrivata dall’aula del Senato dove una piccola truppa di grillini, durante il ballottaggio della quarta votazione, tra Renato Schifani, politico di lungo corso, e il neo eletto ex procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, ha votato per il secondo. La scelta di Grasso e della Boldrini (la neo presidente della Camera dei Deputati ex portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati -UNHCR) ha forse inaugurato una nuova strategia politica. Già per la designazione dei capo gruppi del PD per la Camera e il Senato, la scelta non è stata quella di prorogare pro tempore quelli della passata legislatura, Dario Franceschini per la Camera e Anna Finocchiaro al Senato, ma sono stati designati Luigi Zanda (non più giovanissimo e già alla quarta legislatura ma non riconducibile ai dinosauri del partito) e Roberto Speranza (giovane neo eletto alla Camera).
Bersani ora andrà al Colle con una proposta: se oltre a quella programmatica, i suoi 8 punti, ci saranno nomi scelti nella società civile per formare un esecutivo di alto livello, forse il metodo Grasso potrebbe scongiurare nuove elezioni, almeno per ora.

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