martedì 12 marzo 2013

#BersaniFirmaqui rimborsi elettorali e la sfida di Grillo

Sicuramente i rimborsi elettorali, non chiamiamoli finanziamenti pubblici visto che un referendum del 93 li ha tolti e il Parlamento ha pensato ad una legge ad hoc per riproporli sotto un altro nome, sono necessari ai partiti politici non solo per condurre la campagna elettorale, ma anche per mantenere una struttura partitica più o meno complessa. Un grande partito infatti da lavoro a centinai di persone, addetti stampa, segreterie, centralinisti e via dicendo, persone che, se il partito non avesse soldi, non avrebbero un lavoro. Per questo, a mio avviso, un aiuto da parte dello stato verso il mantenimento ed un aiuto economico dei partiti tradizionali, non è assurdo. Detto questo però, abbiamo visto negli ultimi anni, pensiamo solo al caso Lusi della Margherita o alle spese della Lega Nord, che quei soldi non erano stati usati per la campagna elettorale ne tantomeno per far fronte alle spese del partito. Per questo le persone, vedendo il grande spreco di soldi pubblici, unito da stipendi generosi dei parlamentari e da un costo della “casta” sempre maggiore, chiede, ed in questo senso il voto verso Grillo ed il suo movimento, una maggiore trasparenza e moralità della politica. Grillo è diventata l’icona della lotta contro la vecchia politica, fatta di affari e di banche, di spreco di soldi pubblici e pregiudicati seduti in Parlamento, tanto che l’immagine che da il MoVimento 5 Stelle non è quello di voler-poter governare in questa legislatura con una maggioranza di centro sinistra, ma quello di fare macerie della vecchia classe dirigente che ci ha portato nella situazione in cui ci troviamo in questo momento.
La partita dei rimborsi elettorali si è aperta dentro il Partito Democratico in queste ore. Il tema non è presente negli 8 punti di Bersani votati nella direzione del PD, che parla più in generale di una riforma radicale dei partiti e di trasparenza. “Se Bersani agli otto punti aggiungesse l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti non farebbe alcun atto di demagogia ma di serietà.” È stata, solo qualche giorno fa, la dichiarazione del sindaco di Firenze, e primo competitor del segretario all’interno del PD, Matteo Renzi, che sembra stia preparando un intero dossier sui costi e sprechi del suo partito. Ma non è solo Renzi a riflettere intorno a questo tema, Peppe Civati, considerato vicino al segretario rilancia “La questione dei costi e dei finanziamenti della politica sono considerati prioritari per molti elettori, c'è l'opportunità di intervenire sui rimborsi elettorali e Bersani dovrebbe essere più esplicito e più dichiarato nell'abolirli e arrivare a una soluzione completamente diversa rispetto a questo regime di automatismo rispetto ai voti.”
Ma la polemica è uscita dai binari del PD per essere rilanciata anche da Grillo. Ieri l’ex comico genovese ha lanciato un appello al leader del centro sinistra dal suo blog, “Il MoVimento 5 Stelle” scrive Grillo sul suo blog “rinuncia ai contributi pubblici, previsti dalle leggi in vigore, per le spese sostenute dai partiti e dai movimenti politici e non richiederà né i rimborsi per le spese elettorali, né i contributi per l'attività politica. Si tratta di 42.782.512,50 di euro che appartengono ai cittadini, anche in virtù di un referendum. Il M5S li rifiuta esattamente come per le elezioni amministrative. Le spese per la campagna elettorale sono state integralmente sostenute grazie ai contributi volontari raccolti e verranno comunque rendicontate. Il MoVimento 5 Stelle, anche tramite i propri eletti, svolgerà ogni azione diretta ad assicurare che i contributi ad esso spettanti non vengano erogati ad altre forze politiche, ma trattenuti all'Erario”. A parte che in questi giorni in molti hanno sostenuto che il MoVimento non ha diritto, secondo la legge, ai rimborsi, anche se la sensazione è quella che comunque avrebbero rinunciato, ora la palla passa a Bersani. Grillo ha anche preparato una lettera nella quale Bersani chiede la rinuncia ai rimborsi e subito è partito l’astag #BersaniFirmaqui su twitter.
Probabilmente la rinuncia di quei soldi non porterà Grillo a pensare ad una alleanza con Bersani, ma potrebbe essere visto da molti come segno di buona volontà, soprattutto in questo momento di crisi economica. Ma questo non basterebbe. I partiti dovrebbero avere dei bilanci trasparenti e consultabili facilmente dagli elettori. Dovremmo sapere anche se ci fossero finanziatori privati.  Squinzi, il Presidente di Confidustria, ieri ha ricordato che lo Stato italiano ha 71 miliardi di debiti verso le piccole aziende, magari quei rimborsi potrebbero essere usati per coprire parte di quei debiti.

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