mercoledì 12 febbraio 2014

SEL e l'emendamento sulla pubblicità sui siti politici

POLITICA -
Su questo blog ci siamo già occupati del blog di Grillo e della pubblicità che compare sul blog. Credo che si possa affrontare ancora l’argomento partendo da due notizie molto semplici: la lettere che alcuni deputati hanno scritto, poche settimane fa, al Presidente della Camera, Laura Boldrini, su Casaleggio, Grillo, il suo (loro) blog e il comportamento dei deputati pentastellati in parlamento a fine gennaio; l’emendamento, poi respinto dall’aula, presentato da SEL sulla pubblicità sui siti internet e blog espressione di movimenti e gruppi politici, subito battezzato da molti come anti-blog di Grillo.

Il blog di Grillo non è una pagina personale dell’ex comico genovese. L’indirizzo del sito campeggia nel simbolo del MoVimento 5 Stelle, ne è la voce ufficiale, non si limita a dare notizie e commenti di Grillo ma è una piattaforma intorno alla quale vive l’intero Movimento. Non è solo un semplice sito internet ma punto di riferimento per eletti ed elettori, voce ufficiale di tutto l’M5S, sito, per altro, molto visto (tra i più cliccati nella rete) e che, grazie alla pubblicità, fa introiti, anche se non ci sono dati ufficiali. La senatrice Paola Del Pin, eletta con il MoVimento 5 Stelle e poi passata nel gruppo misto in solidarietà con la collega Gambaro cacciata dal gruppo M5S, sul suo blog cispiega come funziona il meccanismo di come funziona la pubblicità sul blog diGrillo.

Il 3 febbraio un gruppo di parlamentari del Partito Democratico scrive una lettera al Presidente della Camera nel quale viene messa in relazione la visita di Gianroberto Casaleggio ai deputati del MoVimento 5 Stelle, le proteste di fine gennaio dopo la ghigliottina sul decreto IMU-Bankitalia e l’impennata degli accessi al sito di Grillo. Scrivono i parlamentari: “immediatamente dopo le visite di Gianroberto Casaleggio, il Gruppo del M5S ha dato vita a condotte politicamente e mediaticamente a dir poco clamorose e plateali, spesso in violazione del Regolamento della Camera, che hanno portato ad un incremento dell’attenzione dell’opinione pubblica dedicata al Movimento, manifestatasi per lo più attraverso il sito beppegrillo.it e i siti ad esso collegati.” Per concludere chiedendo: “non sarebbe opportuno verificare se tali condotte tenute da Gianroberto Casaleggio integrino la fattispecie di cui all’art. 346 – bis del codice penale, che disciplina il c.d. “traffico di influenze illecite”? Non sarebbe opportuno verificare di quali vantaggi economici e patrimoniali Gianroberto Casaleggio starebbe beneficiando in concomitanza degli ultimi avvenimenti e scontri verificatisi alla Camera dei Deputati, a seguito delle intemperanze dei Grillini? In altre parole, Gentili Colleghi, quanto e chi ci guadagna ad ogni aumento dei contatti e delle visite ai siti internet di Casaleggio e Beppe Grillo, successivo alle caotiche e rivoltose condotte dei Deputati Grillini in Parlamento?”

Certo, sembra forzato sostenere che un imprenditore, cofondatore di un movimento politico, inciti i “suoi” parlamentari a tenere un certo comportamento solo per avere gli introiti pubblicitari conseguentemente all’aumento delle visualizzazioni di siti internet dello stesso imprenditore. Ma alcune considerazioni dei parlamentari piddini sono comunque interessanti, ma per ora rimangono senza risposte.

Durante la discussione sull’abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti, in questi giorni in discussione al Senato, SEL presenta poi un emendamento che vieterebbe “la pubblicazione di annunci di carattere commerciale o pubblicitario sui siti internet, anche presentati sotto forma di blog:

- di partiti o di movimenti politici;

 - dei gruppi politici di qualunque assemblea elettiva

 - di chiunque ricopra un incarico istituzionale an che non elettivo;

 - di chiunque ricopra l'incarico di Presidente, Segretario o legale rappresentante di partito o movimento politico che abbia conseguito un eletto alla Camera dei Deputati, al Senato della Repubblica, al Parlamento Europeo o in un Consiglio Regionale.”

Naturalmente in molti hanno letto questo emendamento come un chiaro riferimento al blog di Grillo, e forse è così. Il principio però è chiaro: un partito politico non dovrebbe guadagnare dalla diffusione delle idee politiche tramite la rete perché da una parte si potrebbe sostenere che sia una forma di finanziamento privato (in qualche caso aggirando le norme italiane su questo tema) e dall’altro il rischio di pressione da parte di centri di potere e inserzionisti nei confronti dei partiti potrebbe essere forte. L’emendamento è stato bocciato in Senato.

Il problema, potremmo dire, rimane. È indubbio che il blog di Grillo, come qualsiasi sito internet riconducibile a partiti o a movimenti politici, ha un costo e questo costo potrebbe essere pagato con le inserzioni pubblicitarie, ma credo che il sistema dovrebbe essere di gran lunga più trasparente. Naturalmente sarebbe interessante capire quanto guadagna Grillo dagli introiti del sito, ma questa è un’altra domanda senza risposta.

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