Su questo blog
ci siamo già occupati del blog di Grillo e della pubblicità che compare sul
blog. Credo che si possa affrontare ancora l’argomento partendo da due notizie
molto semplici: la lettere che alcuni deputati hanno scritto, poche settimane
fa, al Presidente della Camera, Laura Boldrini, su Casaleggio, Grillo, il suo
(loro) blog e il comportamento dei deputati pentastellati in parlamento a fine gennaio;
l’emendamento, poi respinto dall’aula, presentato da SEL sulla pubblicità sui
siti internet e blog espressione di movimenti e gruppi politici, subito
battezzato da molti come anti-blog di Grillo.
Il blog di
Grillo non è una pagina personale dell’ex comico genovese. L’indirizzo del sito
campeggia nel simbolo del MoVimento 5 Stelle, ne è la voce ufficiale, non si
limita a dare notizie e commenti di Grillo ma è una piattaforma intorno alla
quale vive l’intero Movimento. Non è solo un semplice sito internet ma punto di
riferimento per eletti ed elettori, voce ufficiale di tutto l’M5S, sito, per
altro, molto visto (tra i più cliccati nella rete) e che, grazie alla
pubblicità, fa introiti, anche se non ci sono dati ufficiali. La senatrice Paola
Del Pin, eletta con il MoVimento 5 Stelle e poi passata nel gruppo misto in
solidarietà con la collega Gambaro cacciata dal gruppo M5S, sul suo blog cispiega come funziona il meccanismo di come funziona la pubblicità sul blog diGrillo.
Il 3
febbraio un gruppo di parlamentari del Partito Democratico scrive una lettera
al Presidente della Camera nel quale viene messa in relazione la visita di Gianroberto
Casaleggio ai deputati del MoVimento 5 Stelle, le proteste di fine gennaio dopo
la ghigliottina sul decreto IMU-Bankitalia e l’impennata degli accessi al sito
di Grillo. Scrivono i parlamentari: “immediatamente dopo le visite di
Gianroberto Casaleggio, il Gruppo del M5S ha dato vita a condotte politicamente
e mediaticamente a dir poco clamorose e plateali, spesso in violazione del
Regolamento della Camera, che hanno portato ad un incremento dell’attenzione
dell’opinione pubblica dedicata al Movimento, manifestatasi per lo più
attraverso il sito beppegrillo.it e i siti ad esso collegati.” Per concludere
chiedendo: “non sarebbe opportuno verificare se tali condotte tenute da
Gianroberto Casaleggio integrino la fattispecie di cui all’art. 346 – bis del
codice penale, che disciplina il c.d. “traffico di influenze illecite”? Non
sarebbe opportuno verificare di quali vantaggi economici e patrimoniali
Gianroberto Casaleggio starebbe beneficiando in concomitanza degli ultimi
avvenimenti e scontri verificatisi alla Camera dei Deputati, a seguito delle
intemperanze dei Grillini? In altre parole, Gentili Colleghi, quanto e chi ci
guadagna ad ogni aumento dei contatti e delle visite ai siti internet di
Casaleggio e Beppe Grillo, successivo alle caotiche e rivoltose condotte dei
Deputati Grillini in Parlamento?”
Certo, sembra
forzato sostenere che un imprenditore, cofondatore di un movimento politico,
inciti i “suoi” parlamentari a tenere un certo comportamento solo per avere gli
introiti pubblicitari conseguentemente all’aumento delle visualizzazioni di
siti internet dello stesso imprenditore. Ma alcune considerazioni dei parlamentari
piddini sono comunque interessanti, ma per ora rimangono senza risposte.
Durante la
discussione sull’abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti, in questi
giorni in discussione al Senato, SEL presenta poi un emendamento che vieterebbe
“la pubblicazione di annunci di carattere commerciale o pubblicitario sui siti
internet, anche presentati sotto forma di blog:
- di partiti
o di movimenti politici;
- dei gruppi politici di qualunque assemblea
elettiva
- di chiunque ricopra un incarico istituzionale
an che non elettivo;
- di chiunque ricopra l'incarico di
Presidente, Segretario o legale rappresentante di partito o movimento politico
che abbia conseguito un eletto alla Camera dei Deputati, al Senato della
Repubblica, al Parlamento Europeo o in un Consiglio Regionale.”
Naturalmente
in molti hanno letto questo emendamento come un chiaro riferimento al blog di
Grillo, e forse è così. Il principio però è chiaro: un partito politico non
dovrebbe guadagnare dalla diffusione delle idee politiche tramite la rete perché
da una parte si potrebbe sostenere che sia una forma di finanziamento privato
(in qualche caso aggirando le norme italiane su questo tema) e dall’altro il
rischio di pressione da parte di centri di potere e inserzionisti nei confronti
dei partiti potrebbe essere forte. L’emendamento è stato bocciato in Senato.
Il problema,
potremmo dire, rimane. È indubbio che il blog di Grillo, come qualsiasi sito
internet riconducibile a partiti o a movimenti politici, ha un costo e questo
costo potrebbe essere pagato con le inserzioni pubblicitarie, ma credo che il
sistema dovrebbe essere di gran lunga più trasparente. Naturalmente sarebbe
interessante capire quanto guadagna Grillo dagli introiti del sito, ma questa è
un’altra domanda senza risposta.
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