lunedì 3 febbraio 2014

Il legame tra povertà, corruzione, problemi percepiti e problemi reali

Il 27 gennaio scorso L'indagine sui bilanci delle famiglie italiane nel 2012 presentata dalla Banca d’Italia evidenziava con preoccupazione che il  10% delle famiglie con il reddito più basso percepisce il 2,4% del totale dei redditi prodotti mentre il 10% di quelle con redditi più elevati percepisce una quota del reddito pari al 26,3%. Tradotto: in Italia metà delle famiglie vive con meno di 2 mila euro al mese mentre il 10% delle famiglie a più alto reddito, percepisce più di 55.211 euro. Ancora più tradotto: il 10% delle famiglie più ricche possiede il 46,6% delle ricchezza netta familiare totale. Per chi ha saltato le righe precedenti: pochi ricchi e tanti poveri.

Si tratta certo delle solite cifre amare, che dipingono un Paese sempre più spaccato in due, dove il ceto medio, in linea con quanto accade negli altri Paesi dell'euro-zona, sta sparendo. Ma a ben vedere c'è dell'altro.

E' di oggi infatti la notizia che la Commissione Europea ha pubblicato il primo report sulla corruzione in Europa. Scrivono i commissari: «In Italia i legami tra politici, criminalità organizzata e imprese, e lo scarso livello di integrità dei titolari di cariche elettive e di governo sono tra gli aspetti più preoccupanti, come testimonia l’alto numero di indagini per corruzione». Secondo la Commissione in Italia la corruzione equivale al 4% del PIL. Tradotto: Parliamo di circa 60 miliari di euro.  Ancora più tradotto: il gettito della tanto sgradita IMU ammontava a circa 20 miliardi annui. Per chi ha saltato le righe precedenti: il problema non sono i soldi dell'IMU, mini-IMU, TARI, TASI, TARSU, ecc..

Allora la domanda sgorga davvero spontanea e suona tanto banale quanto ingenua: possibile che questi dati, uniti, non costituiscano un elemento di riflessione dell'agire politico? Possibile che il dibattito - siamo ormai entrati in campagna-pre-elettorale - non si focalizzi sul dissesto economico e morale in cui versa il nostro Paese?

A leggere i quotidiani sembrerebbe di no. Non che i tweet vadano meglio. Il termometro politico sale ma si scalda sempre sulle stesse cose: legge elettorale, risse, schieramenti, incarichi multipli, rientri in grande stile di vecchi politici. E, quando va bene, la vita reale del Paese è relegata al qualunquismo di chi identifica l'immigrazione, i rom, i vecchi, i poveri in generale, come i veri problemi da combattere per uscire dalla crisi.

E' forse proprio questo che impressiona di più: lo scollamento tra il dibattito pubblico e la realtà, tra la politica ed il Paese reale. Uno scollamento non privo di conseguenze che conduce all'aberrante conclusione di scambiare l'effetto - la povertà - per la causa del problema, la corruzione. Meno male che c'è Papa Francesco.

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