martedì 11 febbraio 2014

Anche oggi abbiamo il nostro complotto

POLITICA -
Pensiamo per un attimo alla nostra storia. Pensiamo a quella che è stata la strategia della tensione, alla Notte della Repubblica, come la chiamò Sergio Zavoli. Pensiamo alle stragi impunite, ai mandanti occulti. Pensiamo alla P2 e ai servizi segreti deviati. Pensiamo a piazza Fontana, all’Italicus e alla stazione di Bologna, alle indagini deviate. Pensiamo ad Ustica e a Gladio. Pensiamo al Piano Solo e al Golpe Borghese.
Durante la Prima Repubblica, nel mezzo della Guerra Fredda, l’Italia è stata lo scenario di intrighi internazionali e di tentativi di controllare l’ordine anche utilizzando la forza. La presenza in Italia del più forte partito Comunista dell’Europa Occidentale e fedele (almeno fino alla segreteria Berlinguer) all’Unione Sovietica, ha diviso la popolazione in due. La paura dei nostri alleati di una vittoria del PCI è stata la scusa per attuare quella che giornalisticamente prima e storicamente dopo è stata chiamata appunto la strategia della tensione.

Forse pensando proprio alla nostra storia che oggi viene utilizzata, anche in maniera forzosa, la parola golpe, colpo di stato, complotto. Negli ultimi vent’anni prima Berlusconi e recentemente Grillo hanno spesso abusato di questi termini. Berlusconi, l’8 dicembre dello scorso anno, presentando i circoli di Forza Italia, denunciava: “Non ci sono stati i carri armati in piazza e nelle strade, ma negli ultimi vent’anni ci sono stati quattro colpi di Stato nel nostro Paese. Ancora oggi siamo in una situazione di pericolo.” E Grillo, solo pochi giorni fa, nel suo Blog scriveva: “In Italia è in corso, ora, mentre tu leggi questo articolo, un colpo di Stato, non puoi più far finta di nulla. Non è il primo, potrebbe essere l'ultimo.”
In queste ore il giornalista economico Friedman anticipa un passaggio del libro che ha appena dato alle stampe: nell’estate del 2011 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha sondato la disponibilità del professor Mario Monti per assumere, nell’eventuale caduta del governo Berlusconi, la guida dell’esecutivo, cosa accaduta, come sappiamo, nel novembre dello stesso anno. Si è subito parlato di colpo di stato, di attentato alla Costituzione, di un nuovo golpe.  

Vanno però ricordate alcuni eventi prima di gridare al golpe. Non credo che ci sia stato un complotto internazionale per far cadere Berlusconi ma è indubbio che la grande finanza, dopo la Grecia, puntava a far fallire anche il nostro paese e c’è stata indubbiamente una forte speculazione verso l’Europa in genere e verso l’Italia in particolare (più che un complotto internazionale si dovrebbe parlare di una finanza impazzita che ha contribuito pesantemente alla forte crisi economica di questi anni). È anche indubbio il pessimo rapporto tra il nostro capo del governo e la cancelliera tedesca Angela Merkel, e i pessimi rapporti tra i due esplodono nel settembre del 2011 quando gira la voce di un’intercettazione dell’allora Presidente del Consiglio che si sarebbe lasciato andare a frasi osceni sulla Merkel tanto che il settimanale tedesco Der Spiegel parla di Berlusconi come di un “Zotico e volgare." Il 5 agosto del 2011 arriva poi la famosa lettera dalla BCE firmata dal presidente Jean Claude Trichet e dal suo successore Mario Draghi. L’Europa delle Banche volevano fare fuori Berlusconi? Tutto può essere, ma leggendo il testo la richiesta è di mettere mano alle riforme per affrontare la crisi, riforme necessarie (forse ancora oggi) ma che ancora non arrivavano. È il caso di ricordare che Berlusconi è stato uno dei politici per più anni al governo nella storia della Repubblica Italiana e che ha avuto maggioranze talmente larghe che aveva l’opportunità, a mio avviso non sfruttata a pieno, di riformare il sistema Italia.
Ma non è solo il rapporto con l’economia internazionale e le cancellerie straniere ad essere un problema per Berlusconi, il Presidente del Consiglio aveva più di un problema anche in Italia. In quei mesi si sentiva forte l’inizio della crisi economica mal affrontata dall’esecutivo (ricordiamo i ristoranti pieni?). lo spread, parola sconosciuta fino a poche settimane prima, iniziava a dare segni preoccupanti (saliva per colpa del complotto internazionale?), ma erano preoccupanti anche altri dati economici legati alla disoccupazione e alla pressione fiscale. Non solo. Il 14 dicembre del 2010 Berlusconi deve affrontare il Parlamento per avere un nuovo voto di fiducia dopo che il PDL aveva perso la compagine finiana. Berlusconi quel giorno incasso la fiducia nelle due camere ma mentre in Senato il vantaggio era consistente, a Montecitorio la sua maggioranza si reggeva per una manciata di voti (furono decisivi i voti di Razzi, Scilipoti eletti con l’IDV, l’ex veltroniano Calearo e soprattutto, a sorpresa quel giorno votò la fiducia, Catia Polidori fino a poche ore prima della fiducia colomba finiana). Berlusconi rimarrà in carica poco meno di un anno fino al voto sul rendiconto generale dello stato quando la norma passò si con 308 voti favorevoli ma grazie all’astensione di 312 deputati, segnando di fatto la fine del governo Berlusconi ed aprendo, di fatto, la breve parentesi del Governo Tecnico guidato da Mario Monti.

Rileggendo questi fatti stupisce che il Presidente della Repubblica, con alcuni mesi di anticipo su quella che sarebbe stata la fine del governo Berlusconi, abbia iniziato a capire se ci fosse la possibilità di trovare un’alternativa allo stesso governo poco sopportato in Europa, commissariato di fatto dalla BCE e che continuava a perdere deputati e forse non in grado di risanare i conti pubblici? Mario Monti, liberale, economista bocconiano, con un grande prestigio in Europa (dove aveva ricoperto la carica di Commissario Europeo) editorialista del Corriere della Sera, era una figura rassicurante e soprattutto l’uomo che avrebbe potuto risanare le casse dell’Italia in un momento di forte crisi economica.
Il Presidente della Repubblica ha poi il dovere, prima di sciogliere le Camere, di capire se c’è una maggioranza alternativa, cosa che aveva provato a fare con Prodi, non riuscendoci, e che ha fatto poi con Monti. Ricordiamo poi che Berlusconi ha votato la fiducia a Mario Monti.

Mi sembra forzato pensare ad una congiura internazionale che coinvolge contemporaneamente le cancellerie internazionali, la Banca Centrale Europea, il nostro Presidente della Repubblica (magari anche la magistratura) per far cadere un governo traballante (forse anche Fini era tra i congiurati?)
Lo scoop di Friedman , molto utile a pubblicizzare il suo libro, era già su molti giornali dell’epoca (La Stampa aveva riportato quell’estate un incontro tra Monti, Prodi, De Benedetti con al centro proprio la possibilità per il professore della Bocconi di essere chiamato a guidare l’esecutivo).

Vorrei ricordare, a margine di queste considerazioni, solo due cose.
La prima: l’ex Senatore Silvio Berlusconi (decaduto dal suo incarico per la condanna definitiva per frode fiscale) che oggi sarebbe la vittima di un complotto internazionale contro di lui oggi è accusato (in questi giorni inizierà a Napoli il processo di primo grado) della compravendita dell’ex Senatore De Gregorio per far cadere Romano Prodi.

Beppe Grillo, che ancora oggi indica in Napolitano il male dell’Italia, in quell’estate sul suo blog scriveva in una lettera aperta al Presidente della Repubblica: “Il Governo è squalificato, ha perso ogni credibilità internazionale, non è in grado di affrontare la crisi che ha prima creato e poi negato fino alla prova dell'evidenza.” Per poi concludere: “Lei ha il diritto-dovere di nominare un nuovo presidente del Consiglio al posto di quello attuale. Una figura di profilo istituzionale, non legata ai partiti, con un l'unico mandato di evitare la catastrofe economica e di incidere sulla carne viva degli sprechi.” Descrivendo di fatto, in anticipo con i tempi, la figura di Mario Monti (forse anche Grillo ha partecipato al complotto internazionale)

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