Pensiamo per un attimo alla nostra storia. Pensiamo a quella
che è stata la strategia della tensione, alla Notte della Repubblica, come la
chiamò Sergio Zavoli. Pensiamo alle stragi impunite, ai mandanti occulti. Pensiamo
alla P2 e ai servizi segreti deviati. Pensiamo a piazza Fontana, all’Italicus e
alla stazione di Bologna, alle indagini deviate. Pensiamo ad Ustica e a Gladio.
Pensiamo al Piano Solo e al Golpe Borghese.
Durante la Prima Repubblica, nel mezzo della Guerra Fredda,
l’Italia è stata lo scenario di intrighi internazionali e di tentativi di
controllare l’ordine anche utilizzando la forza. La presenza in Italia del più
forte partito Comunista dell’Europa Occidentale e fedele (almeno fino alla
segreteria Berlinguer) all’Unione Sovietica, ha diviso la popolazione in due. La
paura dei nostri alleati di una vittoria del PCI è stata la scusa per attuare
quella che giornalisticamente prima e storicamente dopo è stata chiamata
appunto la strategia della tensione.
Forse pensando proprio alla nostra storia che oggi viene utilizzata,
anche in maniera forzosa, la parola golpe, colpo di stato, complotto. Negli ultimi
vent’anni prima Berlusconi e recentemente Grillo hanno spesso abusato di questi
termini. Berlusconi, l’8 dicembre dello scorso anno, presentando i circoli di
Forza Italia, denunciava: “Non ci sono stati i carri armati in piazza e nelle
strade, ma negli ultimi vent’anni ci sono stati quattro colpi di Stato nel
nostro Paese. Ancora oggi siamo in una situazione di pericolo.” E Grillo, solo
pochi giorni fa, nel suo Blog scriveva: “In Italia è in corso, ora, mentre tu
leggi questo articolo, un colpo di Stato, non puoi più far finta di nulla. Non
è il primo, potrebbe essere l'ultimo.”
In queste ore il giornalista economico Friedman anticipa un
passaggio del libro che ha appena dato alle stampe: nell’estate del 2011 il
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha sondato la disponibilità del
professor Mario Monti per assumere, nell’eventuale caduta del governo Berlusconi,
la guida dell’esecutivo, cosa accaduta, come sappiamo, nel novembre dello
stesso anno. Si è subito parlato di colpo di stato, di attentato alla
Costituzione, di un nuovo golpe.
Vanno però ricordate alcuni eventi prima di gridare al
golpe. Non credo che ci sia stato un complotto internazionale per far cadere
Berlusconi ma è indubbio che la grande finanza, dopo la Grecia, puntava a far
fallire anche il nostro paese e c’è stata indubbiamente una forte speculazione
verso l’Europa in genere e verso l’Italia in particolare (più che un complotto
internazionale si dovrebbe parlare di una finanza impazzita che ha contribuito
pesantemente alla forte crisi economica di questi anni). È anche indubbio il
pessimo rapporto tra il nostro capo del governo e la cancelliera tedesca Angela
Merkel, e i pessimi rapporti tra i due esplodono nel settembre del 2011 quando
gira la voce di un’intercettazione dell’allora Presidente del Consiglio che si
sarebbe lasciato andare a frasi osceni sulla Merkel tanto che il settimanale
tedesco Der Spiegel parla di Berlusconi come di un “Zotico e volgare." Il 5
agosto del 2011 arriva poi la famosa lettera dalla BCE firmata dal presidente
Jean Claude Trichet e dal suo successore Mario Draghi. L’Europa delle Banche
volevano fare fuori Berlusconi? Tutto può essere, ma leggendo il testo la
richiesta è di mettere mano alle riforme per affrontare la crisi, riforme
necessarie (forse ancora oggi) ma che ancora non arrivavano. È il caso di
ricordare che Berlusconi è stato uno dei politici per più anni al governo nella
storia della Repubblica Italiana e che ha avuto maggioranze talmente larghe che
aveva l’opportunità, a mio avviso non sfruttata a pieno, di riformare il
sistema Italia.
Ma non è solo il rapporto con l’economia internazionale e le
cancellerie straniere ad essere un problema per Berlusconi, il Presidente del
Consiglio aveva più di un problema anche in Italia. In quei mesi si sentiva
forte l’inizio della crisi economica mal affrontata dall’esecutivo (ricordiamo
i ristoranti pieni?). lo spread, parola sconosciuta fino a poche settimane
prima, iniziava a dare segni preoccupanti (saliva per colpa del complotto
internazionale?), ma erano preoccupanti anche altri dati economici legati alla
disoccupazione e alla pressione fiscale. Non solo. Il 14 dicembre del 2010
Berlusconi deve affrontare il Parlamento per avere un nuovo voto di fiducia
dopo che il PDL aveva perso la compagine finiana. Berlusconi quel giorno
incasso la fiducia nelle due camere ma mentre in Senato il vantaggio era
consistente, a Montecitorio la sua maggioranza si reggeva per una manciata di
voti (furono decisivi i voti di Razzi, Scilipoti eletti con l’IDV, l’ex
veltroniano Calearo e soprattutto, a sorpresa quel giorno votò la fiducia,
Catia Polidori fino a poche ore prima della fiducia colomba finiana).
Berlusconi rimarrà in carica poco meno di un anno fino al voto sul rendiconto
generale dello stato quando la norma passò si con 308 voti favorevoli ma grazie
all’astensione di 312 deputati, segnando di fatto la fine del governo
Berlusconi ed aprendo, di fatto, la breve parentesi del Governo Tecnico guidato
da Mario Monti.
Rileggendo questi fatti stupisce che il Presidente della
Repubblica, con alcuni mesi di anticipo su quella che sarebbe stata la fine del
governo Berlusconi, abbia iniziato a capire se ci fosse la possibilità di
trovare un’alternativa allo stesso governo poco sopportato in Europa,
commissariato di fatto dalla BCE e che continuava a perdere deputati e forse
non in grado di risanare i conti pubblici? Mario Monti, liberale, economista
bocconiano, con un grande prestigio in Europa (dove aveva ricoperto la carica
di Commissario Europeo) editorialista del Corriere della Sera, era una figura
rassicurante e soprattutto l’uomo che avrebbe potuto risanare le casse dell’Italia
in un momento di forte crisi economica.
Il Presidente della Repubblica ha poi il dovere, prima di
sciogliere le Camere, di capire se c’è una maggioranza alternativa, cosa che
aveva provato a fare con Prodi, non riuscendoci, e che ha fatto poi con Monti.
Ricordiamo poi che Berlusconi ha votato la fiducia a Mario Monti.
Mi sembra forzato pensare ad una congiura internazionale che
coinvolge contemporaneamente le cancellerie internazionali, la Banca Centrale
Europea, il nostro Presidente della Repubblica (magari anche la magistratura)
per far cadere un governo traballante (forse anche Fini era tra i congiurati?)
Lo scoop di Friedman , molto utile a pubblicizzare il suo
libro, era già su molti giornali dell’epoca (La Stampa aveva riportato quell’estate
un incontro tra Monti, Prodi, De Benedetti con al centro proprio la possibilità
per il professore della Bocconi di essere chiamato a guidare l’esecutivo).
Vorrei ricordare, a margine di queste considerazioni, solo
due cose.
La prima: l’ex Senatore Silvio Berlusconi (decaduto dal suo
incarico per la condanna definitiva per frode fiscale) che oggi sarebbe la
vittima di un complotto internazionale contro di lui oggi è accusato (in questi
giorni inizierà a Napoli il processo di primo grado) della compravendita dell’ex
Senatore De Gregorio per far cadere Romano Prodi.
Beppe Grillo, che ancora oggi indica in Napolitano il male
dell’Italia, in quell’estate sul suo blog scriveva in una lettera aperta al
Presidente della Repubblica: “Il Governo è squalificato, ha perso ogni
credibilità internazionale, non è in grado di affrontare la crisi che ha prima
creato e poi negato fino alla prova dell'evidenza.” Per poi concludere: “Lei ha
il diritto-dovere di nominare un nuovo presidente del Consiglio al posto di
quello attuale. Una figura di profilo istituzionale, non legata ai partiti, con
un l'unico mandato di evitare la catastrofe economica e di incidere sulla carne
viva degli sprechi.” Descrivendo di fatto, in anticipo con i tempi, la figura
di Mario Monti (forse anche Grillo ha partecipato al complotto internazionale)
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