Lo spread cala e la politica … rialza la cresta. L’unico da rottamare ora è Monti
Pronti, via. Sebbene i sacrifici imposti agli italiani siano ancora pesantissimi, è bastato qualche dato più roseo sul futuro dell’Italia e accade che nel centro sinistra, dove da tempo si respira aria di rottamazione, ci si rende conto che è ora di rialzare la testa e di prepararsi alle elezioni: poco importa se l’unico ad essere rottamato alla fine sarà proprio Monti. E’ questo il clima che si respira nella corsa alle primarie che si svolgeranno il prossimo mese (il 25 novembre si apriranno i famosi gazebo anche se il regolamento ancora presenta alcune lacune).
Il primo atto della imminente campagna elettorale è stato la presentazione della “carta degli intenti” del centro sinistra firmata dal leader del Partito Democratico, insieme a Nichi Vendola e al Socialista Riccardo Nencini, un documento che punta alla guida del Paese. Una rinascita del centro sinistra dopo gli anni dalla vocazione maggioritaria di veltroniana memoria. I primi imbarazzi sono derivati dal fatto che nella carte è sparito ogni riferimento all’operato del governo Monti e ad ogni possibile atto di continuità con l’operato del governo tecnico.
L’assenza di qualsiasi riferimento a Monti è stato spiegato dal leader di SEL Vendola che ha argomentato: “la carta d’intenti che abbiamo firmato va oltre Monti, propone un rigore ma contro i furbi, per l’eguaglianza e la solidarietà.” In sostanza una bocciatura del Governo e del “montismo” termine con cui il Governatore pugliese ha sempre definito la parentesi tecnica.
Anche Bersani ha tenuto a sottolineare che “il prossimo giro non si governa senza popolo”, tutt’altro che velata critica ad un governo nominato ma non eletto. Come se non bastasse a rincarare la dose sono giunte le parole del responsabile economico del PD Stefano Fassina “non ci sono riferimenti al governo Monti perché parliamo del futuro e l'Italia, come tutte le democrazie, ha bisogno di un governo politico il cui premier viene scelto dai cittadini.”
Insomma poco importa che il PD sieda sui banchi della maggioranza e che abbia tirato un respiro di sollievo insieme ai suoi elettori nel vedere l’Italia fuori dal baratro. Roba vecchia. E’ tempo di rialzare la cresta. Solo che l’assenza di ogni riferimento alle priorità proposte dal Governo (la famosa agenda Monti) non solo non piace al leader dei centristi, Casini, ma viene criticata anche all’interno dello stesso Partito Democratico. Casini, tra i politici più accesi nell’appoggiare il Governo, si affretta a sottolineare: “È stata sancita l'alleanza tra Bersani e Vendola, c'è un riferimento alle unioni gay e non c'è al presidente Monti, è un problema di approccio e di priorità.” Ponendo problemi su un’eventuale alleanza tra i progressisti ed i centristi.
Beppe Fioroni, moderato del PD che guarda con particolare interesse al centro, su Twitter spiega: “Questa alleanza non basta né per vincere bene né per governare: servono i moderati e Monti.” E spiega, preoccupato dall’avvicinarsi di Bersani con Vendola: “Io lavoro perché Bersani, vinte le primarie, si allei con Casini, Montezemolo, i ministri del governo Monti e perché trovi in Mario Monti un direttore d'orchestra.”
Matteo Renzi, da Salerno dove continua il suo tour in camper, dopo aver criticato la carte degli intenti (giudicata troppo generica) non risparmia anche lui un giudizio definitivo sul Governo (trovandosi concorde, per una volta, con il suo segretario…) e dichiara: “Monti è stato importante, è stato un pompiere per la finanza pubblica fuori controllo, per il debito pubblico alle stelle. Ora che ha spento l'incendio, i pompieri non servono più.”
E con questa metafora, per la verità di stile un po’ bersaniano, non ce ne voglia il rottamatore, la solita politica smemorata rottama colui che ha fatto in modo che in Italia avesse ancora senso sedersi ad un talk show e parlare di politica (non credo che in Grecia se ne facciano ancora molti…). Avete presente la rana e lo scorpione? Niente di nuovo sotto il sole.
Gavino Pala