martedì 23 ottobre 2012

Rottamiamo tutto?

La prima novità che il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, ha portato sulla scena politica nazionale è lessicale, anche se non propriamente sua. Tutto era nato all’inizio del novembre del 2010 a Firenze dove l’allora neo sindaco del capoluogo toscano insieme al consigliere comunale di Milano, Filippo Civati, diedero vita ad una tre giorni di riflessione politica. L’idea era di dare un taglio con la vecchia classe dirigente del partito per dare spazio ai giovani, se l’Italia ha gli stessi problemi da vent’anni, era la riflessione, e da vent’anni ci sono gli stessi politici, forse il problema sono i politici. I giornali coniarono per il duo dei giovani democratici il termine rottamatori.

Da all’ora il termine, e tutte le sue declinazioni, e l’idea sono stati usati e abusati in tutti i partiti, soprattutto in questi mesi. I partiti politici, con l’avvento del governo dei tecnici, con Grillo e il suo movimento che stanno aumentando nei sondaggi, stanno perdendo credibilità e consenso. In più nel centro sinistra sono iniziate le primarie, dove a concorrere ci sarà lo stesso sindaco di Firenze, e nel centro destra i malumori sono nati dopo l’uscita di scena di Berlusconi e l’incomprensione  per buona parte del proprio elettorato per l’appoggio al governo Monti.

Nel Partito Democratico il limite delle tre legislature è scritto nello statuto, anche se nello stesso statuto c’è anche la possibilità di avere deroghe alle regole del Partito stesso. Mettendo in pratica lo statuto molti degli attuali deputati e senatori non dovrebbero rientrare nel prossimo parlamento, “rottamando” di fatto il partito. Ma, mentre alcuni deputati hanno già rinunciato alla prossima candidatura altri esponenti di spicco del partito non hanno nessuna intenzione di lasciare i banchi di Montecitorio o di Palazzo Madama.

Il primo segretario del PD, Walter Veltroni, per esempio, ha annunciato da Fazio a “Che tempo che fa”, di non avere nessuna intenzione di ricandidarsi, anche se ha dichiarato di voler continuare a fare politica. Le parole di Veltroni hanno però riaperto il problema nel centro sinistra e di molti politici in parlamento da più di 15 anni. Preso in contropiede, Massimo D’Alema ha subito dichiarato: “La mia disposizione è a non candidarmi, quindi semmai posso candidarmi se il partito mi chiede di farlo.” Ed è nata prontamente una raccolta firme per chiedere al presidente del CoPaSir di rimanere in parlamento, anche se da via del Nazzareno la notizia è stata presa con un po’ di freddezza, mentre Renzi, soddisfatto del  passo indietro dei due leader storici dei Democratici di Sinistra, , non solo si reputa soddisfatto, ma vuole dare inizio ad una fase due del suo programma: “Ho molto rispetto per D’Alema” Commenta infatti Renzi “la sua scelta è stata nobile, una scelta che molti di noi auspicavano e chiedevano, adesso che il presidente D’Alema ha deciso di non ricandidarsi per le prossime elezioni in Parlamento, da parte mia non ci si sarà più mezza parola sull’argomento. La rottamazione fase uno mi pare di poter dire che è finita.”
Ora bisognerà capire cosa faranno molti altri esponenti del Partito Democratico, come Beppe Fioroni e Rosy Bindi, anche se non sembra che abbiano nessuna intenzione di lasciare i loro posti in Parlamento.

La rottamazione, però, trova la sua sponda anche nel PDL. Daniela Santanchè, che negli ultimi giorni sta facendo un forsennato pressing sul Cavaliere per un ritorno a Forza Italia considerando conclusa l’esperienza del PDL, dichiara al Foglio “È un mondo finito e il partito va azzerato. Devono dimettersi tutti, a partire da Alfano.” e ribadisce: “Per vincere occorre spacchettare, ritornare a Forza Italia e alla componente di destra o ex An e appoggiare altre liste civiche''. Naturalmente le parole della passionaria del PDL non piacciono alla vecchia guardia. Il segretario del partito Angelino Alfano le risponde duramente: “Nessun problema di natura personale, il problema e' sulla linea politica ed e' molto importante.” E prosegue “Ci tengo a precisare che il nostro partito non si ispira a Marine Le Pen ne' a partiti di estrema destra antieuropeisti e contro l'euro. Se il tentativo di qualcuno e' di spostare all'estrema destra il partito dandoci un'impronta antoeuropeista e di esprimere un giudizio pessimo sul governo Monti non e' questa la linea del partito. Meglio dirlo prima per essere chiari dopo.”
Il capogruppo alla camera del PDL, Fabrizio Cicchtto, intervistato da La Stampa, si dice preoccupato, tanto da affermare: “Nel linguaggio civile si rottamano le cose mai le persone perché in questo modo si evocano realtà assai sgradevoli. Chi usa queste espressioni abbia la consapevolezza che le parole sono pietre e che richiamano un passato da dimenticare, i campi di concentramento.Limitiamoci a rottamare le macchine usurate.”