Pasqua di sangue in Nigeria. L’8 aprile un’autobomba è scoppiata vicino
ad una chiesa a Kaduna. L’attentato è stato rivendicato dai Boko Haram,
fazione musulmana tanto estremista da avere l’infame soprannome di
talebani d’Africa. Sono mesi che nella regione i conflitti tra cristiani
e musulmani sta insanguinando il paese. Basta andare a pochi mesi fa, a
Natale dello scorso anno, quando una bomba è esplosa nella chiesa di
Santa Teresa a Abuja in Nigeria, proprio mentre veniva ufficiata la
messa di Natale, ma gli attentati quel giorno in Nigeria furono 3 e le
vittime 37.
L’odio religioso, in questi ultimi anni, non ha colpito
solo lo stato africano, anzi. Ancora oggi credere e appartenere ad una
religione è motivo di pericolo. Molti hanno perso la vita solo perché si
sono professati cristiani
Giovanni Paolo II, durante il suo
lungo pontificato, ha riflettuto molto su cosa sono oggi i martiri tanto
da voler istituire una commissione che studiasse la vita di chi, per
aver testimoniato la propria fede, ha perso la vita durante il 900. Ma
il Papa polacco ha dato un nuovo significato alla parola Martiri: non
solo chi viene ucciso per aver testimoniato e non rinnegato la propria
fede ma anche chi, vivendo da cristiano, si è impegnato nella società e
per questo ha perso la vita.
Proviamo a ricordare chi, tra il 2011 e
il 2012, ha perso la vita. Spesso sono nomi che non vengono ricordati o
che diventano un trafiletto in qualche giornale.
Il 2011 si era
aperto con una strage. Il primo gennaio 21 persone hanno perso la vita
in un terribile attentato davanti ad una chiesa copta-ortodossa di
Alessandria d’Egitto. “Sembra di essere a Baghdad” aveva dichiarato uno
dei soccorritori.
Fathi Said Ebeid l’11 gennaio del 2011 era sul
treno che porta da il Cairo ad Assiut. È un uomo anziano, di 71 anni.
In quei giorni la tensione tra i fondamentalisti islamici e i copti è
alta. Un poliziotto, Amer Ashur Abdel Zaher, sale sul treno a Salamut,
200 km a sud del Cairo, e inizia a sparare ai passeggeri. Ebeid muore,
suo moglie, di 61 anni, rimane gravemente ferita insieme ad altri 4
cristiani. Sono forti i sospetti che l’attentato abbia origine dall’odio
verso i cristiani, tanto che Mons. Morcos, vescovo della Chiesa copta a
Salamut, nei giorni subito dopo l’attentato dichiara: “Questo pazzo è
andato avanti e indietro sul treno cercando dei cristiani. Vedendo un
gruppo di donne e ragazze che non portavano il velo, ha pensato che
fossero cristiane e ha sparato, gridando ‘Allahu Akbar’ (Dio è grande)”.
Il
15 gennaio è suor Jeanne Yegmane, infermiera e oftalmologa della
congregazione delle “Augustine”, a perdere la vita, vittima, nella
Repubblica Democratica del Congo, di un agguato del Lord’s Resistence
Army. all’Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Richard Domba Madiy, Vescovo di
Doruma-Dungu la ricorda così: “Conoscevo bene suor Yegmane. Era molto
impegnata nella cura dei malati. La sua morte è una grave perdita per la
comunità”.
Pochi giorni dopo, un’altra suora, anche lei
Agostiniana, perde la vita. Il 17 gennaio in Sud Sudan, suor Angelina
viene uccisa anche lei dal Lord’s Resistence Army mentre portava aiuti
ai rifugiati in quel paese. Aveva solo 37 anni.
Rafael Reátiga
Rojas e Richard Armando Piffano Laguado erano due giovani parroci uccisi
nella periferia di Bogotà il 27 gennaio 2011. Erano appena usciti da
una parrocchia nel quartiere Kennedy, insieme ad una terza persona,
probabilmente l’assassino.
Padre G. Amalan, 54 anni, è stato
ucciso per poche rupie, ritrovato nel suo appartamento a Tamil Nadu
nell’India meridionale il 16 febbraio 2011. Il giovane che lo ha ucciso
era spesso aiutato dal Segretario della Commissione per la Famiglia,
nella diocesi di Palayamkotta.
“Prego che la testimonianza di
vita di don Marek continui a suscitare tante iniziative di dialogo tra
le diverse religioni e culture come avvenuto negli ultimi 12 mesi”, è la
conclusione del messaggio che don Václav Klement, Consigliere per le
Missioni Salesiane, ha scritto nel primo anniversario della morte di
Marek Rybinski. Aveva solo 33 anni il giovane sacerdote polacco in
missione in Tunisia. Il suo corpo è stato trovato il 18 febbraio del
2011.
Il 2 marzo ha perso la vita il ministro per le minoranze
Shabhaz Bhatti, cattolico e uomo impegnato nel dialogo, freddato a 42
anni, ucciso dal fondamentalismo islamico in Pakistan.
Il 15
novembre del 2011 viene uccisa Valsha John, suora della Carità di Gesù e
Maria, aveva 53 anni a Pachwawq nell’India Meridionale. Aveva speso la
vita per proteggere i poveri e combatteva contro i padroni delle miniere
di carbone nel poverissimo stato di Jarkhand. Quella sera, secondo
alcune ricostruzioni, 50 persone hanno assaltato la sua casa e l’hanno
picchiata fino ad ucciderla. Secondo i suoi parenti la suora aveva
ricevuto più di una minaccia da parte dei dirigenti della compagnia del
carbone.
Il 22 settembre del 2011 veniva sequestrata da un gruppo
di narcotrafficanti messicani María Elizabeth Macías Castro, laica
scalabriniana di 39 anni, editrice e illustratrice di Nuevo Laredo un
piccolo giornale locale. Pochi giorni dopo il suo corpo viene ritrovato
senza vita. La sentenza di morte per la giovane editrice è stata emessa
per le sue denunce su internet contro i narcotrafficanti. Sul corpo è
stato ritrovato un cartello con la scritta: “Questo succede ai mezzi di
comunicazione che si mettono contro di noi”.
Un gruppo di
guerriglieri il 16 ottobre rapisce e poi uccide Luis Eduardo Garcia,
leader del gruppo di Popayan in Colombia e membro della Pastorale
Sociale della Conferenza Episcopale della Colombia. Luis lavorava al
progetto Riattivazione sociale e culturale che si occupava di portare
aiuto alla popolazione compita dall’ondata di freddo che ha interessato
la Colombia nel 2010.
Il giorno dopo, nelle Filippine, viene
ucciso padre Fausto Tentorio, missionario del PIME, di 59 anni. Sul blog
dei PIME di legge: “Padre Fausto è stato assassinato davanti alla sua
parrocchia di Arakan, North Cotabato, Mindanao. Verso le 8 del mattino
stava salendo sulla sua auto per recarsi a Kidapawan, 60 km dalla
missione, per un incontro diocesano, quando un killer con casco in
motocicletta si e' avvicinato e gli sparato diversi colpi.”
Rabindra
Parichha, 47 anni, da tre anni lavorava nell'Orissa Legal Aid Centre.
Ucciso nella notte tra il 15 settembre e le prime ore del 16 settembre.
Era impegnato come avvocato nel lavorare per i diritti umani.
A
Baghdad, una donna di cinquant’anni, Rafah Toma, è stata uccisa nella
sua abitazione da un gruppo armato. Secondo alcune fonti sarebbe stata
uccisa per la sua religione il 3 gennaio del 2012.
25 gennaio
2012, Siria, sobborgo della città di Hama. “Un gruppo terroristico
armato ha assassinato padre Basilious Nassar, sacerdote nel villaggio di
Kafrbuhum” annuncia l’agenzia di stampa siriana Sana. Una morte che
provoca dolore anche alla diplomazia italiana, ma in Siria si continua a
morire.
Questi sono solo alcuni dei nomi di molti cristiani che, solo in questi due anni, hanno perso la vita testimoniando la fede.
Gavino Pala