“Con Monti si può costruire un compromesso importante su
quello che sarà il carattere prevalente della prossima legislatura, cioè il
carattere costituente.” Sono le parole del Presidente della Puglia intervistato
nella trasmissione il Sorpasso su SkyTg24. Vendola chiede al premier uscente autocritica su alcune riforme che potrebbero essere corrette nella prossima
legislatura, escludendo un’alleanza organica con i partiti di centro ma la
riflessione su alcuni temi (il carattere costituente) su cui si possa lavorare
insieme.
Le parole di Vendola arrivano dopo una serie di
dichiarazioni di esponenti di centro sinistra che vedono nell’allargamento al
centro, dopo le elezioni, una seria possibilità. Il segretario del PD, Bersani,
ha dichiarato più volte che, dopo le elezioni e indipendentemente dall’esito
del Senato (anche in caso di vittoria netta nei due rami del parlamento), il
suo governo aprirà al centro. Ma anche Stefano Fassina, responsabile economico
del PD, in una recente intervista a Libero, parla della possibilità di
un’apertura a Monti dopo le elezioni.
Naturalmente Monti non si considera una stampella ad un
eventuale governo Bersani, come più volte dichiarato autorevolmente dal ministro Riccardi, ma il suo contributo nella prossima legislatura, nel
caso di vittoria di Bersani, potrebbe essere non solo importante, ma
determinante.
Se diamo credito ai sondaggi che nelle ultime settimane
imperversano nei media, la partita elettorale si giocherà quasi esclusivamente
su alcune regioni chiave e solo per il Senato. Con il porcellum infatti, con la
coalizione guidata da Bersani nettamente in testa ai sondaggi e con il premio
di maggioranza alla camera, il voto al Senato è fondamentale, soprattutto in
quelle regioni che oggi appaiono in bilico per l’esito.
Naturalmente se Bersani avesse la maggioranza anche a
Palazzo Madama, l’apertura ai centristi sarebbe un gesto di responsabilità
nazionale, finalizzato ad una convergenza sulle riforme costituzionali e strutturali
indispensabili per il rilancio economico e sociale del Paese. Si porterebbero a
compimento le riforme del governo Monti, magari corrette in alcune parti (l’IMU
progressiva, la risoluzione del problema degli esodati, le correzioni sul mercato
del lavoro).
Nel caso in cui Bersani non avesse una maggioranza autonoma,
l’allargamento al centro sarebbe indispensabile per la formazione di un
governo. In entrambi i casi il compito di Bersani resterà quello di far
convivere, nella stessa maggioranza, due anime molto diverse, quella liberale
di Monti con quella più a sinistra della sua coalizione. Molto dipenderà anche da
Monti, che potrà decidere di non entrare direttamente nel governo concedendo l’appoggio
esterno: avrebbe così la possibilità di contrattare molto più facilmente sui temi da
mettere in agenda e magari la conferma di alcuni ministri uscenti nel
prossimo governo, per dare un segno di continuità.
Se il prossimo governo si occuperà seriamente dell’Italia
puntando su sviluppo economico, green economy, flessibilità del lavoro
coniugata ad una maggiore sicurezza e allargamento dei diritti del lavoratore,
lotta al precariato e alla disoccupazione (soprattutto giovanile), lotta
all’evasione fiscale e mettendo al centro dell’agenda governativa anche i temi
sociali come lotta alla disuguaglianza e alla povertà, riforma del sistema
carcerario (ormai congestionato), leggi sull’immigrazione (magari ripensando lo
ius sanguinis concedendo la
cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri), entreremo
finalmente e definitivamente nella terza repubblica.
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