Non credo si debba entrare troppo sul metodo della decisione
del capo del MoVimento, ogni formazione politica ha messo alla porta alcuni
esponenti perché in chiaro disaccordo con il proprio partito, pensiamo alla
cacciata di Rossanda e Pintor dal PCI alla fine degli anni 60 solo per fare un
esempio storico. È sicuramente più interessante parlare nel merito della
questione.
I parlamentari del MoVimento 5 Stella hanno infatti firmato
un codice di comportamento dei parlamentari 5 stelle, e quindi sapevano,
entrando in Parlamento, a quali regole dovessero sottoporsi. Nel codice
leggiamo: “I parlamentari del M5S riuniti, senza distinzione tra Camera e
Senato, potranno per palesi violazioni del Codice di Comportamento, proporre
l’espulsione di un parlamentare del M5S a maggioranza. L’espulsione dovrà
essere ratificata da una votazione on line sul portale del M5S tra tutti gli
iscritti, anch’essa a maggioranza.” Ma, sia nel caso di Bocchino, Battista,
Campanella e Orellana, sia in quello, un po’ più datato, della Gambaro, non
sembra che siano stati espulsi in violazione del “non statuto”, ma le
motivazioni sembrano sempre le stesse, hanno messo in discussione le parole del
capo (e sembra che in questi giorni stia rischiando anche il primo cittadino di
Parma, Federico Pizzarotti, reo di aver deciso di indire una manifestazione con
tutti i candidati a sindaco del M5S senza però chiedere il permesso).
Il senatore Fabrizio Bocchino intervenendo ad Agorà su Rai3,
spiega: “Grillo non ha la cultura del dissenso, questo è il problema
principale. Noi non sappiamo perché siamo stati cacciati, possiamo solo dedurre
che tutto sia dovuto a un comunicato, comparso qualche giorno prima, in cui
criticavamo il colloquio tra Renzi e Grillo, in modo peraltro moderato. Il
pensiero critico in un movimento così variegato, che prende consensi da destra e da
sinistra, è fondamentale”.
Quella del Movimento sembra sempre più una rivoluzione
spuntata. Sono entrati in Parlamento circa un anno fa e appare evidente sempre
di più che sono un partito del no. Confrontarsi e cercare un compromesso tra le
proprie idee e quelle degli altri partiti è alla base di ogni confronto
politico per provare ad ottenere, dall’opposizione, qualcosa, invece si sono
arroccati sempre di più nelle loro posizioni rimandando al mittente ogni
possibilità di confronto. Anche la discussione interna allo stesso MoVimento
sembra non funzionare. La famosa democrazia dal basso è utile per discutere sui
singoli provvedimenti ma organizzare la vita di un gruppo parlamentare è cosa
più difficile e la linea politica deve essere dettata con precisione. Non bastano
i post sul blog per dettare la linea però, verrebbe meno il senso di democrazia
partecipata. Non può essere Grillo e il suo staff a decidere quali decisioni
devono essere presi con un referendum popolare in rete e quali dettati dall’alto.
La vita di un MoVimento in parlamento va decisa anche con la discussione
interna, cercando di trovare una sintesi. parlamentari devono agire, e non è
solo il non-statuto a dirlo a le regole della politica, in maniera tale da
approvare i punti del programma, ma leggendo il programma delle politiche del
2013 vediamo solo una serie di titoli senza specificare come intendono metterle
in pratica e con quali coperture finanziare.
L’11 agosto del 2011 Grillo scriveva il suo comunicato
politico numero 45 nel quale diceva: “La libertà di ogni candidato (al
Parlamento, ndr) di potersi esprimere liberamente in Parlamento senza chiedere
il permesso a nessun capo bastone sarà la sua vera forza. Il M5S vuole che i
cittadini si facciano Stato, non che si sostituiscano ai partiti con un altro
partito. I partiti sono morti, organizzazioni del passato, i movimenti sono
vivi. Oggi i parlamentari sono soltanto dei peones che schiacciano un pulsante
se il capo, che li ha nominati, lo chiede. Non sono nulla, solo pulsante e
distintivo".
Forse Grillo dovrebbe rileggersi le sue parole.
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