giovedì 22 maggio 2014

Grillo non è l'erede di Berlinguer

Verso le europee - Si sta per chiudere l’ennesima campagna elettorale. Domenica saremo chiamati a rinnovare i nostri rappresentati nel Palamento Europeo.

Come spesso è accaduto anche in questa campagna elettorale per le europee si è parlato molto poco di Europa. Non si sono affrontati i problemi legati all’Europarlamento (i 7 punti di Grillo non sono di competenza dell’Europarlamento. Per la prima volta da quando c’è l’Europarlamento i partiti europei hanno poi già deciso su quale candidato puntare per la guida del presidente della Commissione Europea (come in passato la nomina sarà decisa dal Consiglio d’Europa che deve tenere conto dell’esito delle votazioni). Sappiamo già che il partito Socialista Europeo (in Italia rappresentato dal PD) appoggerà la candidatura di Martin Schulz (attuale Presidente dell’Europarlamento), mentre il Partito Popolare (in Italia rappresentato dal Nuovo Centro Destra ed in teoria da Forza Italia anche se su questo punto lo stesso Berlusconi, intervistato da Mentana, sembrava un po’ confuso sul da farsi) punterà ad eleggere Jean-Claude Juncker, mentre la sinistra alternativa porta avanti la candidatura del greco Alexis Tsipras. Ad oggi, poi, non sappiamo come si comporterà il MoVimento 5 Stelle ne a quale Eurogruppo deciderà di iscriversi (e se lo farà) ne verso quale presidente vorrà appoggiare.
Questa è stata una campagna elettorale dove i toni si sono alzati più che in passato e, a mio avviso, per colpa del leader del M5S. L’insulto è stato definitivamente sdoganato e utilizzato contro il proprio avversario politico. Non è solo chiamare il proprio competitor Ebetino, o apostrofare Civati o Cuperlo come mafiosi. È anche dare del colluso a chi vota ni partiti tradizionali, non accettare minimamente l’idea che ci sono idee diverse dalla tua (che comunque è minoritaria rappresentando un elettore su quattro) e che questa idea deve essere rispettata.
C’è poi un altro livello, preoccupante, che, una volta superato, rischia di essere un punto di non ritorno. Parafrasare la poesia “Se questo è un uomo”, paragonando il nazifascismo ad oggi, parlare di Peste Rossa (termine coniato dalle SS), voler fare tribunali del popolo per giudicare giornalisti e politici, fare liste di proscrizione dei giornalisti che hanno come unica colpa quella di criticare il Movimento. Un’escalation di violenza preoccupante che ha come unico scopo l’essere “o con me o contro di me”.
In queste ore Grillo poi si paragona a Berlinguer affermando che solo loro portano avanti la questione morale dello storico Segretario del PCI e che loro ne sono gli eredi. È storicamente sbagliato ridurre uno dei personaggi storici della nostra storia alla questione morale, Berlinguer è stato molto di più. Il segretario del PCI è stato un attento protagonista della politica italiana, fu uno dei protagonisti del compromesso storico mettendo da parte le divisioni con la Democrazia Cristiana per lavorare al bene comune (Grillo invece non parla con gli altri partiti per principio, tifando spesso contro), Berlinguer non avrebbe mai stravolto la poesia di Primo Levi per biechi interessi elettorali, non avrebbe mai pensato che l’immigrazione era un tema che avrebbe portato a percentuali da prefisso telefonico, non avrebbe mai citato un canto delle SS, non avrebbe mai demonizzato un avversario politico, Berlinguer era un politico di  professione. Berlinguer non era solo la questione morale ma tanto altro e Grillo non ne sarà mai l’erede.

Nessun commento:

Posta un commento