martedì 27 maggio 2014

Le elezioni europee e la difficoltà di fare autocritica

POLITICA - Quanto sarebbe bello sentire da un politico, una volta assodata una cocente sconfitta elettorale, la semplice frase “Abbiamo perso ed è colpa mia, del nostro programma, dei toni che abbiamo usato.” Invece in Italia i leader politici non si prendono mai la responsabilità della sconfitta. La colpa è sempre degli elettori. Ultimo della lista dei leader politici che preferisce incolpare gli elettori piuttosto che assumersi le proprie responsabilità è Grillo. Il leader del Movimento 5 Stelle, infatti, preferisce incolpare gli italiani, popolo di pensionati che non vuole il cambiamento (e Grillo ha un chiodo fisso sugli anziani, visto che qualche anno fa proponeva di togliere di fatto il diritto al voto) piuttosto che ammettere i propri errori.

Il Movimento 5 Stelle rimane il secondo partito in Italia, non sfonda, perde 3 milioni di voti e 5 punti percentuali rispetto alle politiche di un anno fa, ma bisogna ammettere anche che ha superato di nuovo la soglia del 20% e convinto milioni di elettori a proseguire quel progetto. La sconfitta sarebbe stata meno amara se lo stesso Grillo non avesse trasformato queste elezioni in un referendum su di lui. Nella lunga campagna elettorale, tra un insulto e l’altro, ha sempre sostenuto che in queste elezioni o si era con loro o contro, “o noi o loro”, e gli elettori, nel segreto dell’urna, hanno scelto “loro”. Grillo ha di fatto regalato una vittoria al PD che nei numeri è andata oltre ogni previsione.
Se dovessi leggere i risultati pensando unicamente al peso europeo, dovremmo sicuramente ammettere che i 5 Stelle hanno perso perché si sono presentati alle elezioni con un programma inconsistente (i famosi 7 punti proposti da Grillo non sono di competenza dell’Europarlamento) e perché non hanno chiarito la loro collocazione nel futuro europarlamento e le possibili alleanze (non appartenere a  nessun gruppo parlamentare in Europa equivale a non avere nessun peso).

Ma è indubbio che dobbiamo leggere queste elezioni anche pensando alle conseguenze nella nostra politica interna. I 5 stelle pagano i tanti errori commessi nell’ultimo anno. L’aver congelato i voti rifiutando ogni tipo di dialogo con le forze presenti in Parlamento, l’aver utilizzato il Parlamento per ridicoli show con cartelli e manette (quando non si decideva di occupare le aule o i tetti di Montecitorio). Pagano per una campagna elettorale violenta, piena di insulti. Pagano per la peste rossa, per l’oltre Hitler, per i tribunali sul web, per il giornalista del giorno. Pagano per non aver mai accettato una critica, per le espulsioni e le bufale dette. La protesta ha portato il Moviemento a percentuali importanti, ma dopo un anno, con l’assenza di una reale proposta, hanno perso 3 milioni di elettori.
Il Movimento ore è davanti ad un bivio, se continua con questo atteggiamento (e leggendo i primi commenti dei parlamentari ai risultati elettorali con la totale mancanza di autocritica) potrebbero non migliorare la situazione (soprattutto se la legislatura sarà portata avanti fino alla fine naturale), oppure potranno usare una grande forza parlamentare per contribuire a quelle riforme necessarie messe in campo dal governo decidendo di sedersi al tavolo delle trattative.

Una sola parola invece per la grande vittoria di Renzi. È in dubbio che doppiare il secondo partito è un dato storico. Il PD vince, a mio avviso, per tre fattori distinti. Ad una consistente percentuale di elettori affezionati al PD che lo voterebbero in qualsiasi caso si aggiunge sicuramente una percentuale di votanti portati in dote da Renzi. Ma c’è sicuramente un terzo elemento, molti elettori hanno visto nel PD l’unico partito in grado di fermare l’avanzata di Grillo e hanno deciso di votarlo magari turandosi il naso (basta vedere alcuni dati: in Piemonte il PD è stato votato dal 40.75% alle europee e dal 36.17% alle regionali; nel comune di Firenze il PD ha preso 57% per le europee e il 47% alle comunali, a Reggio Emilia 55.30% per le europee e 49.86%  per le comunali, per fare solo alcuni esempi). Se il PD da per conquistati il 40% degli elettori fa un errore enorme, dovrà conquistarsi sul campo molti di quelli che lo hanno votato magari per la prima volta (e quindi sono disposti a farlo) ma che, per veri motivi, non si sentono pienamente rappresentati da lui.

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