lunedì 3 giugno 2013

Lo stato gioca d’azzardo.

ATTUALITA' -  Negli ultimi anni tutti avrete notato un notevole incremento del settore dei giochi e delle scommesse. Lo vediamo nella vita quotidiana, sale giochi e scommesse che spuntano come funghi nelle nostre città, lo vediamo con l’aumento di pubblicità legate al gioco, lo vediamo in qualsiasi tabaccaio dove mediamente troverete una o più persone che sfidano la fortuna col Gratta e Vinci e le sue numerose varianti.
Il settore dei giochi e delle scommesse è sicuramente uno dei pochi in attivo, in crescita continua, campo che non conosce la crisi e che è diventato una fonte consistente di incasso da parte dello Stato. Qualche cifra rispetto al giro di affari ed al suo aumento negli anni:
  • 2000 - 14,3 miliardià
  • 2002 - 18 miliardi
  • 2004 - 24,8 miliardi
  • 2005 - 28 miliardi
  • 2006 - 35,2 miliardi
  • 2007 - 42 miliardi
  • 2008 - 47,5 miliardi
  • 2009 - 54,4 miliardi
  • 2010 - 61,4 miliardi
  • 2011 - 79,9 miliardi
  • 2012 - 85 miliardi (stima)

Vado subito al sodo. Non condanno il gioco, una puntata al Superenalotto o un tentativo con il Gratta e Vinci non mettono a rischio il bilancio di una famiglia, il gioco è una dimensione sana della vita quotidiana, se sappiamo regolarci. Condanno la pressione mediatica e sociale, il battage pubblicitario e il meccanismo perverso che spinge molti a spendere somme rilevanti nel gioco, meccanismo di cui lo Stato è complice se non diretto protagonista.  Condanno il concetto per cui sia lo Stato a spingerci a giocare e scommettere senza limiti, non considerando che le nuove tecnologie, ed in particolare internet, hanno aumentato le possibilità di diventare dipendenti dalle scommesse.
Chi scrive ha 32 anni. In base ai miei ricordi, ai racconti, ai film visti, sintetizzerei dicendo che dal dopoguerra al 2000 esistevano due tipologie di gioco: il Lotto ed il Totocalcio. Entrambi i giochi avevano due caratteristiche ben precise, che chiamerei il Tempo e la Socialità. Parto dal tempo; Estrazioni in giorni fissi e schedina legata ai risultati della domenica. Insomma, ognuno poteva fare la propria puntata, ma poi doveva aspettare la domenica per i risultati, e se eventualmente voleva tornare a scommettere poteva farlo, ma con l’intervallo di una settimana. Parlo di calcio, sono più pratico della materia. 30 anni fa, si giocava la schedina, si aveva solo una possibilità (cioè si scommetteva solo sulla sequenza di 13 risultati, per lo più del campionato di calcio italiano), si attendeva. Oggi è possibile scommettere in diretta, connessi via internet o nelle numerose sale gioco, su centinaia di eventi. Vi invito, per conoscere l’argomento, ad entrare in una sala giochi oppure a visitare su Internet alcuni dei siti principali dedicati alle scommesse. Si può scommettere sulla Serie A, la Serie B, la Lega Pro, il tennis, il ciclismo, si può scommettere sul numero dei goal, sui goal nel primo tempo, su chi segnerà per primo, sul numero dei calci d’angolo, under, over…..una tentazione continua, un pressante invito a non lasciarsi sfuggire l’occasione, la giocata, l’offerta last-minute che spesso svuota il nostro portafoglio.
(apro una rapida parentesi. L’aumento delle tipologie di scommesse ha sicuramente provocato l’aumento delle possibilità di truccare un risultato sportivo, magari ci si accorda, specie nelle serie minori, per risultati rocamboleschi e poi si spartisce la torta).
Parlo dell’aspetto sociale.  La Schedina del Totocalcio si giocava al Bar, al Bar spesso si incontrano gli amici, si vedono persone. Lo stesso discorso possiamo farlo per il Lotto, bisogna uscire di casa, andare al Bancolotto, vedere gente. Ricordo molti film o scene di vita quotidiana in cui tra amici si parlava della Schedina, aspettando il risultato del Catania, della Triestina, del Cagliari, ma in una situazione comunque di riunione, di scambio, di convivialità. Ricordo che si aspettava la lettura della Schedina del Totocalcio in silenzio, quasi come un atto sacro, ma il tutto mi sembrava vissuto in maniera più familiare e comunitaria.
Oggi, si scommette prevalentemente da casa, da soli davanti al Pc. Il quadro medio è un passaggio di soldi tramite carta di credito (soldi che non vediamo fisicamente, questo li rende ancor più evanescenti, è più facile spendere cifre folli senza rendersene conto), giocate compulsive, si entra in un meccanismo diabolico e perverso. Il fatto di poter scommettere da casa, senza nessun filtro, aumenta la patologia. E’ come con l’alcool, se chiedete il decimo bicchiere magari un bravo barista potrebbe rifiutarvelo, se siete da soli davanti alla bottiglia è più difficile fermarsi.
Andrea Riccardi, ministro della Cooperazione ed Integrazione del Governo Monti, ma che aveva tra le sue deleghe le politiche giovanili e per la famiglia, si è fortemente battuto per vietare, o almeno regolamentare, gli spot relativi al gioco d’azzardo.  Alcune sue parole: «Il fenomeno del gioco d'azzardo sta assumendo in alcuni casi i contorni di una vera e propria dipendenza psicologica: in un momento di difficoltà economica, il miraggio di una ricchezza facile e immediata ha mandato in rovina molte persone.
In sostanza Riccardi proponeva di regolamentare la pubblicità in merito, e ad esempio di vietare la presenza delle slot machine in prossimità delle scuole.
Purtroppo, le proposte del Ministro Riccardi, pur presentate ed approvate dal Consiglio dei Ministri, hanno incontrato in Parlamento una netta opposizione, o comunque un lassismo dei partiti. Ognuno ha pensato a difendere il proprio orticello elettorale e le proposte non sono state approvate. Aggiungiamo, in tempi di crisi, che le entrate del gioco d’azzardo sono una notevole fonte di reddito per le Casse dello Stato. Tutto questo ha fatto si che le proposte del Ministro Riccardi abbiano incontrato notevoli resistenze bi-partisan. Poco dopo il Governo Monti ha terminato la sua esperienza e quindi non è stato possibile far nulla.
Non sostengo che lo Stato debba proibire il gioco, ma sarebbe opportuno da parte sua  il buonsenso di un buon “Padre di Famiglia”. Permettere il gioco, ma senza incentivarlo. Lasciare libera scelta al cittadino, senza però bombardarlo di spot, di messaggi subliminari che inducono a tentare la fortuna. Ad esempio si potrebbero impedire gli spot relativi al gioco d’azzardo in orari televisivi di prima serata, dove è più probabile la presenza di minori. Viviamo tempi di crisi, le risorse sono scarse, piange il cuore nel vedere tante vite rovinate cercando la fortuna in una slot-machine.
Personalmente, potremmo aderire alle campagne di sensibilizzazione contro le slot machine, in sostanza boicottando i Bar che ne fanno una fonte di reddito.
Sarebbe una bella iniziativa se il Governo Letta provasse a regolamentare la piaga del gioco d’azzardo.

Mario Scelzo





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