E non solo, mette dei netti paletti ai candidati: “Si prevede” si legge ancora nella nota ministeriale “in particolare, la non inclusione nell’istruttoria di candidati che siano membri delle Camere, del Parlamento europeo, di Consigli regionali e di Consigli di enti locali con popolazione superiore a 15.000 abitanti. È inoltre prevista l’ineleggibilità e, nel corso del mandato, la decadenza automatica per giusta causa, senza diritto al risarcimento di danni, in caso di condanna, anche in primo grado, o di patteggiamento per gravi delitti. Sempre con riferimento a gravi fattispecie di reato, si prevede l’ineleggibilità anche a seguito del mero rinvio a giudizio, mentre, qualora il rinvio a giudizio intervenga nel corso del mandato, si attiva un procedimento che vede coinvolta anche l’assemblea della società interessata.”
La direttiva arriva dopo la sollecitazione del Senato che il 19 giugno che aveva votato una mozione di maggioranza in materia.
Ma in quell’occasione la maggioranza delle larghe intese non era stata compatta. A defilarsi era stata Scelta Civica che chiedeva di andare oltre la mozione presentata dalla maggioranza. Lo spiega Gianluca Susta, presidente dei senatori di Scelta Civica: “Si tratta di una scelta difficile e sofferta che si e' resa necessaria perché su due punti per noi essenziali il PD e il PDL si sono dimostrati totalmente indisponibili a valutare e accogliere le nostre proposte.” I due punti essenziali per Scelta Civica sono il divieto di ex parlamentari di essere nominati prima di un anno dalla scadenza del mandato e il limite di tre mandati per chi viene nominato dal Tesoro.
“Il recupero di un rapporto fiduciario tra Stato e cittadini passa anche attraverso una migliore selezione della classe dirigente e un significativo e credibile turn over” Spiega ancora Susa che prosegue spiegando che la “Stessa severità deve essere applicata a quei parlamentari che alla scadenza del loro mandato vengono nominati in società partecipate dal Tesoro, per evitare il sospetto che la nomina in esse possa considerarsi come una ricompensa per una mancata candidatura o elezione.”
La mozione è passata dunque senza il voto dei centristi che avevano presentato, con parere contrario del viceministro dell’Economia, Stefano Fassina, due emendamenti alla mozione di maggioranza, respinti dal Senato.
Il Foglio di Giuliano Ferrara parla, commentando la notizia, di una vera e propria partita per le nomine (nei prossimi mesi si dovranno rinnovare 190 incarichi in 30 società, tra cui i vertici di ENEL, ENI e Finmeccanica) e spiega come “i partiti uniti nell’alleanza governativa, Pd e Pdl, hanno usato il voto parlamentare per assicurare ai manager loro graditi un posto nelle principali società a partecipazione pubblica, oggetto.” Il Sole24ore invece spiega come “il tetto ai mandati metterebbe automaticamente fuori gioco alcuni dei più potenti (e più pagati) manager pubblici, reclutati durante i governi di Silvio Berlusconi e con il mandato in scadenza nell'aprile-maggio 2014” che hanno ormai superato i tre mandati.
Stupisce, visto il tema, che contro la proposta di Scelta Civica hanno votato contro anche i senatori grillini.
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