Lo stesso ministro della Difesa esulta dichiarando a caldo che “Per amare la pace, armare la pace: l'F35 risponde a questa esigenza”.
Il capogruppo di Scelta Civica ha spiegato che la mozione, che porta anche la sua firma, “fa salve le decisioni assunte, non pone l'obiettivo di uscire dal programma ma apre una fase di verifica molto importante e impegna il governo a non procedere in ulteriori fasi operative se non dopo quella ricognitiva.”
Bocciata invece la mozione di Sel e del MoVimento 5 Stelle che chiedeva l’uscita dal programma. Durante i lavori parlamentari vera baruffa alla Camera sull’intervento dell’on. Alessandro Di Battista che denuncia come “la mozione del Pd sugli F-35 è una vera e propria supercazzola.” Dopo essersela presa con gli onorevoli del Pdl. I toni si sono accessi e mentre i colleghi di partito di Di Battista applaudivano il suo intervento il resto dell’aula ha iniziato a gridare contro il deputato penta stellato tanto che il presidente di turno, Luigi Di Maio, anche lui del MoVimento, ha dovuto richiamare all’ordine l’aula e ha dovuto chiedere un linguaggio appropriato al suo collega di partito.
Pippo Civati del PD e Sergio Boccadutri di Sel, dai loro blog criticano molto l’atteggiamento di Di Battista. Civati si interroga sulla “geniale trovata di fare un intervento insultante in aula per convincere gli altri a fare l’esatto contrario di quello in cui si crede. Insultare per (non) convincere: che strategia!”. Più duro invece Boccadutri che “A conti fatti, l’unico effetto sortito dall’intervento del ‘cittadino’ – ma sarebbe più giusto dire provocatore – Di Battista è stata la chiusura a riccio del gruppo democratico. La verità è che a Di Battista non gliene fregava nulla di avere il voto favorevole o almeno l’astensione di parte della maggioranza. Anzi adesso potrà continuare a dire, col solito fare tronfio, che fanno tutti schifo tranne il MoVimento. Usando quei toni, tra l’altro poco consoni alle aule parlamentari, ha fornito l’alibi perfetto e ha impedito che si aprisse una crepa nella logica delle larghe intese. Insomma, proprio il risultato che voleva ottenere”.
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