lunedì 4 giugno 2012

Ricordando Padovese, vescovo del diaologo. Fu ucciso nel 2010 in Turchia

Mons. Padovese ai funerali di don Andrea Santoro,
ucciso in Turchia nel 2006
Due anni fa monsignor Luigi Padovese si stava preparando ad andare a Cipro per partecipare alla visita di Benedetto XVI nell’isola. Sarebbe partito dalla sua Turchia dove era salito al soglio episcopale come vescovo di Iskenderun, nell’Anatolia.

Era un uomo impegnato nell’ecumenismo e nel dialogo interreligioso, con l’Islam in particolare, ma aveva una particolare attenzione all’opera pastorale, incontrava di frequente anche le autorità turche per parlare delle minoranze cristiane nel paese.

Ma la sua vita fu spezzata dalla violenza. Fu ucciso da un suo collaboratore, colpito a morte.

Nella sua prima lettera pastorale dopo la sua elezione, nel 2004, scrisse:

Ispirandomi al grande figlio di Antakia e poi vescovo di Costantinopoli, Giovanni Crisostomo, ho scelto come motto episcopale “In Caritate veritas” – La verità nell’amore. Sono poche parole, ma esprimono il mio programma di ricercare nella stima e nel reciproco volersi bene la verità. Se è vero che chi più ama, più si avvicina a Dio, è anche vero che per questa strada ci avviciniamo al senso vero della nostra esistenza che è un vivere per gli altri. Del resto la porta della felicità si apre soltanto all’esterno. Su questa convinzione si fonda anche la mia volontà di dialogo con i fratelli ortodossi, quelli di altre confessioni cristiane e con i credenti dell’Islam”.

Monsignor Luigi Padovese solo pochi anni prima aveva celebrato la messa di suffragio per Don Andrea Santoro, ucciso nel 2006 a Trabzon. In quell’occasione aveva detto: “Noi perdoniamo chi ha compiuto questo gesto. Non è annientando chi la pensa in modo diverso che si risolvono i conflitti. L’unica strada che si deve percorrere è quella del dialogo, della conoscenza reciproca, della vicinanza e della simpatia. Ma fintanto che sui canali televisivi e sui giornali assistiamo a programmi che mettono in cattiva luce il cristianesimo e lo mostrano nemico dell’islam (e viceversa), come possiamo pensare a un clima di pace?" -  e  parlando di don Andrea Santoro diceva - “Chi ha voluto cancellare la sua presenza fisica, non sa che ora la sua testimonianza è più forte”.

La chiesa di San Bartolomeo all’Isola Tiberina, affidata alla Comunità di Sant’Egidio e luogo di memoria dei nuovi martiri per volere di Giovanni Paolo II, accoglierà mercoledì 5 giugno, la sua Mitra, in una liturgia presieduta dal Fra Mauro JOEHRI, Ministro generale dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini.