martedì 19 giugno 2012

Chiesa e povertà: dal convegno di Napoli proposte concrete per uscire dalla crisi


“Chiesa di tutti e in particolare dei poveri” è il bel titolo scelto dalla diocesi di Napoli che con la Comunità di Sant’Egidio e la Comunità papa Giovanni XXIII ha organizzato a Napoli un convegno che ha vesto riunite più di 160 associazioni che operano nel volontariato,160 associazioni che hanno al centro del loro lavoro i poveri, in una due giorni di confronto, ma anche di tante testimonianze e di idee.

Nell’assemblea di apertura, sabato 16 maggio, un sentito ricordo ai terremotati in Emilia fatta dal direttore della Caritas Nazionale don Francesco Soddu all’apertura dei lavori.
Il cardinal Sepe, nel suo saluto inaugurale,  prima ricorda che “Cristo si è fatto povero. Noi dobbiamo seguire Cristo povero.” E poi sottolinea che “ il rapporto con i poveri è una ricchezza.”
Marco Impagliazzo, Presidente della Comunità di Sant’Egidio, mette al centro della sua relazione il Concilio Vaticano II,a cinquant’anni del suo inizio, e cita le parole di Giovanni XXIII “Chiesa di tutti e in particolare dei poveri.” E aggiunge “Se Gesù è il povero come può la Chiesa non considerare il povero parte del suo popolo?” e poi denuncia, in un mondo globalizzato, la mancanza di pietas, di solidarietà perchè spinti dalla competizione. “Il Concilio è speranza, per questo vogliamo chiederci se possiamo incidere nella storia a partire dai poveri. Partendo dai poveri si compie un servizio a tutti. Dobbiamo fare storia partendo dai poveri.”

E poi Giovanni Paolo Ramonda, responsabile della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Benzi, scomparso cinque anni fa e che aveva fatto del servizio ai poveri il senso del suo apostolato. Ramonda ricorda la grande figura di Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II. E poi spiega che bisogna farsi carico degli ultimi e  sottolinea che i “poveri devono modificare il nostro modo di vivere la famiglia, l’uso del denaro e del tempo libero.” E non solo perché “ci sono dei poveri che ti vengono a cercare e ci sono dei poveri che non possono aspettare, dobbiamo andare noi da loro, nelle carceri, negli ospedali, nelle bidonville.”

Ma anche una visione della crisi contemporanea con la testimonianza di Kostis Dimtsas, presidente Apostoli, una realtà di volontariato in Grecia. Kostis sottolinea come la crisi è soprattutto una crisi di valori e di fede. Ma anche un impegno per il futuro “quello di aiutare chi ha bisogno senza discriminazioni.” Kostis spiega anche quale è l’impegno di Apostoli per i più poveri, più di 12 mila pasti al giorno distribuiti, 3 mila famiglie aiutate con pacchi viveri, due supermercati sociali dove  gli alimenti sono dati gratuitamente, unità mobili di assistenza medica, particolarmente significativo in questo periodo di crisi economica. Poi, ancora non si conoscono gli esiti delle elezioni in Grecia, un accorato appello: “L’europea si fa solo attorno all’amore per i poveri.”

E Nino Pangallo, direttore della Caritas di Reggio Calabria, che sottolinea come legalità e carità sono le due facce della stessa medaglia, in una zona d’Italia, il sud, terra resa purtroppo fertile dal sangue di molti sacerdoti che hanno dato la loro vita per lottare contro le in giustizie e la criminalità organizzata, come don Pino Puglisi.

La giornata prosegue con 13 gruppi di studio, per approfondire le nuove e vecchie povertà. Il lavoro nelle mense, i senza fissa dimora, gli anziani, i disabili, le carceri. In tutti i gruppi si è sottolineato l’importanza di ritrovarsi insieme, per il secondo anno consecutivo, di confrontarsi, di mettere insieme idee. Ma anche i tanti racconti di poveri che sono riusciti a cambiare la loro vita perché non abbandonati, non lasciati soli nel momento più difficile della loro vita.

La giornata si è conclusa con un toccante via crucis nelle vie della città, dove le stazioni sono i racconti delle nuove povertà, come il racconto di Jean, immigrato senegalese a Firenze, che ricorda i tragici momenti dell’attacco contro i senegalesi nella sua città; il piccolo Andrea, figlio di un sudanese e una salvadoregna, nato a Roma e che non è mai stato lontano da Roma più di 10 giorni, che tifa Italia, ma che non è un cittadino italiano; un disoccupato napoletano, che nonostante la fatica ad arrivare a fine mese, non è sceso a compromessi con la criminalità per avere soldi facili; una mamma Rom che vive nel campo di Rubattino, a Milano, che racconta la difficoltà di essere mamma quando hai paura che la mattina dopo vengano a sgomberare il tuo campo.

Da Napoli, nell’assemblea conclusiva tenuta dal Professor Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, domenica, prima della liturgia presieduta dal Cardinal Sepe, in Cattedrale, due proposte in particolare, rivedere la legge Bossi-Fini immigrazione e quella sulla cittadinanza dei figli stranieri nati in Italia.

di Gavino Pala