giovedì 14 giugno 2012

Emanuela Orlandi, nella scomparsa infinita... alcuni punti fermi


"Si conoscerà entro la fine dell'estate il risultato della consulenza tecnica disposta dalla Procura di Roma sulle ossa custodite all'interno della cripta della Basilica di Sant'Apollinare e della tomba di Enrico De Pedis.” Così batteva solo pochi giorni fa l’agenzia ANSA, provando a scrivere un nuovo capitolo dell’infinita storia legata alla scomparsa di Emanuela Orlandi. Una storia che, come molte in Italia, viene ascritta a quei misteri italiani che hanno segnato la storia della prima repubblica.

Sul caso Orlandi infatti si è detto e scritto molto, troppo. Si sono fatte mille congetture, avanzate ipotesi, celebrato processi. Ma ad oggi conosciamo ancora poco sulla scomparsa della giovane cittadina vaticana, mentre, periodicamente, qualcuno rilascia qualche dichiarazione e rimette in moto la giostra delle ipotesi.

Emanuela è sparita il 22 giugno del 1983 e da allora non si è più saputo nulla di lei. Una pista a lungo seguita dagli inquirenti, anche se non è arrivata ai frutti sperati, è quella che legherebbe la scomparsa della ragazza all’attentato subito da Giovanni Paolo II: è la famosa pista bulgara. Secondo alcune testimonianze, abbastanza concordi, la ragazza, la sera del 22 giugno, era uscita dalla scuola di Musica vicino alla Chiesa di Sant’Apollinare e si era diretta alla fermata dell’autobus per tornare all’interno delle mura vaticane dove abitava. Alla fermata avrebbe incontrato un uomo con cui aveva fissato un appuntamento prima della scuola. L’uomo, a bordo di una macchina di grossa cilindrata, una BMW, gli avrebbe offerto un lavoro per la vendita di cosmetici della Avon da fare il sabato successivo ad una sfilata di moda. Questa è l’ultima notizia che si ha della ragazza, dopo inizia il mistero.

La pista bulgara, dicevamo. In un recente libro, il giornalista Sandro Provvisionato e l’ex magistrato Ferdinando Imposimato (Attentato al Papa, edito da Chiarelettere) sostengono che esiste un forte legame tra Ali Agca e i rapitori della Orlandi. La ragazza sarebbe stata rapita per provare a fare pressioni sullo Stato Italiano e quello Vaticano per fermare il processo che coinvolgeva agenti segreti bulgari, implicati nell’attentato al Papa, o per chiedere lo scambio tra la ragazza e il terrorista turco. Naturalmente Agca non ha lasciato il carcere se non dopo la decorrenza dei termini, mentre gli imputati bulgari del processo sono tutti liberi. Nel libro viene sottolineato come l’atteggiamento di Agca cambi radicalmente dopo aver appreso del rapimento. Dopo essere stato arrestato in piazza San Pietro, subito dopo l’attentato, il terrorista infatti inizia a rispondere alle domande degli inquirenti e a far capire che l’attentato a Giovanni Paolo II non era una sua idea, ma che era appoggiato da alcuni cittadini bulgari. Dopo il rapimento della Orlandi il suo atteggiamento diviene radicalmente opposto, ritratta le sue dichiarazioni e, durante il suo interrogatorio al processo, si finge folle, forse per sminuire il valore delle sue precedenti testimonianze. Purtroppo gli inquirenti, nonostante molte prove indiziarie, non sono riusciti a stabilire un vero legame tra Agca e i bulgari per quanto riguarda l’attentato, facendo così cadere anche la pista bulgara per la sparizione della Orlandi.

C’è poi la pista che conduce alla banda della magliana e a Enrico De Pedis, storico capo della banda, ucciso a Trastevere e tumulato, anni dopo la sua morte, a Sant’Apollinare (notizia che fece scandalo anche qualche anno fa). Circa un anno fa Antonio Mancino, ex membro della banda, in un’intervista a La Stampa (http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/412802/ ) dichiarava, “Emanuela Orlandi è stata rapita per ricattare il Vaticano e per ottenere la restituzione di un’ingente somma di denaro investita dalla banda della Magliana nello Ior.” Era stato il giudice Rosario Priore a ipotizzare la presenza della Malavita romana dietro la scomparsa della Orlandi, tutto legato ad un prestito nei confronti dello IOR di circa 20 miliardi di lire, nell’intervista Mancino concordava su tutta la teoria di Priore tranne che sulle cifra, secondo lui molto sottostimata. Negli ultimi anni le voce della presenza del corpo della ragazza nella bara del boss romano hanno girato vorticosamente. Poche settimane fa la bara è stata aperta, ma non sembra che ci siano le ossa della ragazza.

Non ci sarebbe invece nessuna pista internazionale, ne tantomeno quella legata alla criminalità organizzata dietro la scomparsa di Emanuela Orlandi, ma il rapimento sarebbe stato a sfondo sessuale. Lo racconta,  intervistato da La Stampa, padre Amorth, sacerdote-esorcista molto stimato dal papa. “Non ho mai creduto alla pista internazionale,” spiega infatti il sacerdote “ho motivo di credere che si sia trattato di un caso di sfruttamento sessuale con conseguente omicidio poco dopo la scomparsa e occultamento del cadavere”. Quindi secondo l'alto prelato la scomparsa sarebbe legata alla morte, probabilmente accidentale, della ragazza e alla necessità di far sparire il cadavere. 

La storia della Orlandi infine si intreccia, almeno rileggendo il lavoro degli inquirenti e dei giornalisti che hanno lavorato sul caso, con quella di Mirella Gregori, una ragazza di 15 anni scomparsa il 7 maggio del 1983, poco più di un mese prima della Orlandi. 

Sono passati tanti anni dalla scomparsa delle due ragazze. Oggi, sapere la verità, sarebbe un modo per consentire alle famiglie delle ragazze di poter chiudere definitivamente una storia che li ha straziate. E per noi un modo per poter chiudere un’altra pagina nera della nostra storia.

Gavino Pala