Sarajevo nel novecento è stata città della guerra. Il secolo
scorso si è aperto con l’attentato a Francesco Ferdinando che ha dato di fatto
il via al primo conflitto mondiale e si è chiuso con la guerra nei Balcani, il
più sanguinoso conflitto in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale.
In questi giorni Sarajevo è città della pace, suggestivo scenario
del ventiseiesimo incontro Uomini e Religioni, organizzato dalla comunità di
Sant’Egidio, insieme alla Comunità islamica di Bosnia e Erzegovina, alla chiesa
Serba ortodossa, all’Arcidiocesi di Vrhbosna-Sarajevo e alla Comunità ebraica
in Bosnia e Erzegovina, sul solco dello storico incontro voluto da Giovanni
Paolo II ad Assisi nel 1986 dove il Papa riunì per pregare, gli uni accanto
agli altri, le grandi religioni del mondo.
“Vivere insieme è il futuro” è il titolo della tre giorni
nella città Bosniaca, città multiculturale, dove le tre religioni del libro
vivono le une accanto alle altre, con la Moschea a pochi passi dalla Sinagoga e alla
chiesa cattolica e alla Cattedrale Ortodossa, tutto a pochi metri, tra il
quartiere turco e il centro storico. Palazzi che ricordano l’impero asburgico
sulla stessa via del mercato dove si possono sentire i profumi della cucina
medio orientale. Una città dove si possono ancora scorgere, sulle facciate dei
palazzi, i segni dell’assedio della città dopo vent’anni.
All’Assemblea di inaugurazione del meeting, dove si sono
riuniti centinaia di leader religiosi di tutte le confessioni, prendono la
parola i rappresentanti religiosi della città. Il gran Muftì di Sarajevo
Mustafa Ceric, ricorda gli anni della guerra, le vittime, loro, le vittime “meritano il nostro sincero impegno per la
pace e la riconciliazione, meritano il nostro giuramento onesto a Dio e
all’umanità che faremo tutto il possibile in modo che mai più capiti a nessuno
quello che è successo qui.” Gli fa eco Jacob Finci Presidente della
Comunità ebraica di Bosnia e Erzegovina: “noi
che abbiamo vissuto una guerra così atroce, la pace ha un significato ancora
più lampante. I vicini di casa, che possono e hanno il diritto di essere
diversi da noi, non meritano un rispetto minore, anzi li dobbiamo rispettare e
amare nella loro diversità.”
Di convivenza parla il Vescovo della Città, Cardinal Vinko
Puljic che spiega “Come afferma il titolo
del Convegno “Vivere insieme è il futuro”, siamo qui per dire che proprio da
questa città vogliamo mostrare al mondo intero che la convivenza non solo è
possibile, ma che essa è l’unico futuro che possiamo augurare all’umanità e per
il quale ci vogliamo impegnare.”
E poi il Ministro dell’integrazione e della Cooperazione
Internazionale, Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, che
ricorda che “C’è un grande valore
nell’incontro tra uomini e donne di religioni diverse. Occorre prepararsi ad
essere vicini spiritualmente, perché il domani sarà la civiltà del vivere
insieme”. E il Presidente del Consiglio Italiano, Mario Monti, che
prendendo la parola, sottolinea come “In
questi anni abbiamo compreso meglio quanto le religioni siano tornate a essere
una realtà importante per la coesione sociale e per la pace nel mondo.”
Ma all’assemblea anche personalità politiche internazionali,
come Il Primo Ministro della Costa D’Avorio Ahoussou-Kouadio che ricorda come
il suo paese abbia fatto “Della pace la sua seconda religione e che la cerca
oggi disperatamente a dispetto della crisi e della violenza sporadiche che lo
attraversano.” e conclude il suo intervento spiegando che“Finche ci sarà un solo paese in guerra la pace mondiale resterà fragile
e minacciata.”
Durante l’assemblea viene letto anche il messaggio che il
Cardinal Tarcisio Bertone Segretario di Stato Vaticano, ha inviato al cardinal
Puljic e ai partecipanti del convegno riportando il cordiale saluto e
l’apprezzamento del Santo Padre.
Commovente è stato poi la consegna di una copia della
Haddagah. Una copia particolare del libro, raccolta di preghiere e storie della
tradizione ebraica, creata nel 1350
in Spagna e che ha attraversato mezza Europa, prima di
arrivare a Sarajevo dove un Archivista Musulmano l’ha salvata durante
l’invasione nazista e oggi conservata nel museo nazionale, è stata donata dal
Gran Mufti Ceric al rappresentante del Gran Rabinato di Gerusalemme oded
Wiener.
Di Gavino Pala
Di Gavino Pala